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23.01.2016 - 16:250
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Igor Righini nuovo presidente del PS: stravince al congresso su Lepori e Corti. Bertoli avvisa il Governo: "Sulle finanze il rischio di rottura è reale"

Il candidato di Pollegio, classe 1966, sbaraglia la concorrenza raccogliendo ben 183 voti. Secondo classificato il presidente ad interim uscente Carlo Lepori (67). Terzo Claudio Corti che si è fermato a 9 voti. Bruno Storni si ritira

MANNO - Igor Righini è il nuovo presidente del partito socialista. Il candidato di Pollegio, classe 1966, ha sbaragliato la concorrenza degli altri candiati nelle preferenze dei delegati intervenuti nel pomeriggio al congresso di Manno. Un'affermazione netta, quella di Righini, che ha raccolto ben 183 voti. Secondo classificato il presidente ad interim uscente Carlo Lepori (67). Terzo il pensionato outsider Claudio Corti che si è fermato a 9 voti. All'ultimo momento, invece, si è ritirato il Gran Consigliere Bruno Storni: la corsa dunque è stata a tre. 

"Igor Righini - si legge in una nota del PS diffusa subito dopo l'elezione - ha spiegato di aver recepito la preoccupazione di molte persone per il rilancio di un partito che viene percepito come stanco e lontano dalla base. Righini si è detto pronto a riorganizzare il Partito con soluzioni condivise per migliorarne l’efficienza e costruire un rapporto dinamico fra i vertici e la base. L’unità del Partito va rafforzata: serve un PS solidale e compatto, evitando spaccature. Bisogna inoltre rafforzare la presenza sul territorio e le relazioni con altri movimenti e partiti di Sinistra, difendere lo Stato sociale e il servizio pubblico, dare spazio nella società e nel Partito ai giovani e alle donne, prevedendo forme di condivisione del potere per esempio con una copresidenza. È elevata l’attenzione dei media verso il PS, ma proprio per questo è indispensabile non deludere i compagni e la collettività. Il Partito non ha bisogno di personalismi, ma di capacità di conquistare la fiducia delle persone. Una grande idea per risollevare il Partito? Non c’è bisogno di cercarla fuori: sta scritta nella Carta dei valori e nel Programma politico. È il socialismo, necessario, prima che al Partito, a tutta la collettività".

L'avviso di Bertoli ai colleghi di Governo

Prima degli interventi dei candidati e del voto, sono come da consuetufine intervenuti i big del partito. Particolarmente significativo l'intervento di Manuele Bertoli, che ha lanciato un chiaro messaggio ai suoi colleghi di Consiglio di Stato: "Come certamente sapete, il Governo sta confezionando un pacchetto di risanamento dei conti da presentare per aprile, un'operazione che si presenta piuttosto difficile. Ma se fino a ora le soluzioni uscite dal Consiglio di Stato in occasioni come questa, penso alla preparazione annuale dei vari conti preventivi, hanno potuto trovare il sostegno di tutti i suoi membri, con più o meno fatica su questa o quella misura, in questa occasione il rischio di una rottura è reale".

"Si possono e si devono anche chiedere delle rinunce dove è possibile - ha proseguito il ministro PS - ma non bisogna andare a toccare elementi portanti di politiche fondamentali per il futuro di tutti noi solo per raccogliere qualche milione che non si ha il coraggio di chiedere in più semplicemente rivedendo qualche eccesso della fiscalità ticinese. Vi faccio un piccolo esempio. Il Ticino spende 17-18 milioni di franchi in borse di studio, che vanno ovviamente agli allievi dei ceti modesti e di parte del ceto medio, ma concede deduzioni fiscali molto generose (circa 5 milioni) a chi ha i figli agli studi, che vanno in larghissima parte ai ceti abbienti o molto abbienti. Dovesse essere toccato dal pacchetto di risanamento questo settore, secondo voi dove dovremmo rivolgere la maggiore attenzione per evitare di far del male? Ai 17-18 milioni o ai 5 milioni?".

"Lo so - ha concluso Bertoli - che tra le nostre fila c’è chi magari si augura che si possa arrivare effettivamente a una rottura all’interno del Governo, in modo da far vedere con maggiore chiarezza anche all’esterno del palazzo come stanno le cose, come si posizionano i diversi rappresentanti politici, ma io mi auguro invece che nell’interesse superiore dei ticinesi la proposta che uscirà dal Consiglio di Stato sappia essere equilibrata e oggettiva, senza quei tabù poco sensati che già alcuni hanno voluto avanzare. Il coefficiente cantonale, o moltiplicatore cantonale come viene da molti chiamato, introdotto dopo la votazione popolare del 18 maggio 2014 e tanto inviso alla destra e a quel che resta del centro politico ticinese, ad esempio, con 3,5 punti percentuali permette di raccogliere 50 milioni di franchi; non ha effetto sulle finanze comunali e incide per 35 franchi all’anno per ogni 1000.- franchi di imposte cantonali pagate, sostanzialmente un’inezia. Il problema maggiore che si pone però al momento attuale, che in prospettiva supera quello già difficile del risanamento finanziario, è la pressoché totale assenza di nuove risorse per affrontare le riforme di cui il Cantone ha bisogno".

 

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