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04.04.2016 - 09:570
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Assistenza: da 1'046 casi nel 2010 a 1’438 nel 2014. Ecco lo studio della SUPSI sulla povertà nel Locarnese

I dati raccolti hanno permesso di allestire una mappatura in grado di illustrare la distribuzione del fenomeno nelle diverse località, evidenziandone le specificità e le analogie

LOCARNO - Di fronte all’aumento dei casi di povertà nell’area urbana del Locarnese, i capi dicastero giovani e socialità dei comuni interessati hanno incaricato la SUPSI di svolgere uno studio congiunto. I dati raccolti hanno permesso di allestire una mappatura in grado di illustrare la distribuzione del fenomeno nelle diverse località, evidenziandone le specificità e le analogie. Il risultato raggiunto fornisce uno strumento che permetterà azioni più mirate e condivise. La ricerca commissionata dal Gruppo intercomunale giovani del Locarnese – che riunisce i capi Dicastero giovani e socialità del comprensorio CISL, gruppo presieduto da Ronnie Moretti – ha coinvolto anche la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie del Cantone, che ha contribuito al suo finanziamento. L’approccio metodologico innovativo è stato seguito dall’Ufficio cantonale di statistica. I dati raccolti – relativi all’anno 2014 – illustrano la composizione della popolazione povera nel Locarnese specificandone la nazionalità, le classi di età, la formazione e la condizione occupazionale. Rilevano inoltre la tipologia delle economie domestiche con i relativi tassi di assistenza. Da uno sguardo d’insieme si nota che il numero di assistiti nell’intero comprensorio è passato da 1'046 casi nel 2010 a 1’438 nel 2014, che le famiglie monoparentali a beneficio dell’assistenza sono 165 e quelle alla ricerca di un’occupazione o di maggior occupazione sono 353. Locarno, che è il comune demograficamente più grande, accoglie poco meno della metà dei casi complessivi di assistenza. Lo studio costituisce quindi una documentazione preziosa che servirà da base per impostare il lavoro in tema di povertà nella prossima legislatura. Il fatto che esistano differenze di profilo tra i vari Comuni dell’agglomerato non impedisce di rilevare analogie nei problemi e, dunque, possibilità di condivisione su scala regionale delle strategie d’intervento rispetto alle varie tipologie di assistiti, ciò che sarebbe certamente vantaggioso per tutti e più efficace in termini di fuoriuscita dall’assistenza e di organizzazione della prevenzione. Si potrà pensare alla creazione di uno sportello unico per raccogliere le prime informazioni e richieste d’aiuto. Assieme si potranno costituire reti sociali per accrescere sinergie tra servizi comunali, associazioni private di volontariato e uffici cantonali. Sarà possibile incrementare la presenza di imprese sociali privato-pubblico sul nostro territorio nel campo, ad esempio, dell’occupazione e della riqualifica professionale.
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