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Politica e Potere
23.01.2018 - 16:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Fuoco e fiamme in Gran Consiglio sui permessi! Passa l'iniziativa Fonio (con i voti di PPD, PS, Verdi, Lega e UDC) sui controlli sistematici dei contratti di lavoro. PLR sugli scudi: "È illegale". E Ducry: "Parlamento indegno"

Solo il gruppo liberale radicali si è opposto alla proposta. I deputati PLR, al di là delle dure critiche sull’efficacia della misura, hanno sollevato il problema dell’applicabilità. Non rispetta la Costituzione e il diritto superiore, hanno ripetuto i deputati PLR. In particolare per quanto riguarda l’Accordo sulla Libera circolazione delle persone

BELLINZONA - “Necessaria, realizzabile e sostenibile”. “No: è iper burocratica, costosa e inutile. E soprattutto è illegale”.

 

Su queste due definizioni opposte si è sviluppato il dibattito in Gran Consiglio su un’iniziativa parlamentare generica presentata dal PPD - tramite i deputati Fonio, Agustoni e Pagani - che propone controlli sistematici dei contratti di lavoro per i cittadini stranieri, prima del rilascio del permesso. E nel caso i minimi non fossero rispettati, la sospensione del permesso stesso.

 

Alla fine il Parlamento ha accolto l’iniziativa a larghissima maggioranza. Solo il gruppo PLR si è opposto. I liberali radicali, al di là delle dure critiche sull’efficacia della misura, hanno sollevato il problema dell’applicabilità. Non rispetta la Costituzione e il diritto superiore, hanno ripetuto i deputati PLR. In particolare per quanto riguarda l’Accordo sulla Libera circolazione delle persone. L'Accordo infatti non prevede che si possa concedere o meno un permesso in base al contratto di lavoro, anche quando questo non rispetta le regole sui salari. Una tesi sposata anche dal Consiglio di Stato.

 

In Gran Consiglio ha quindi rifatto capolino un discorso che abbiamo ripetutamente sentito negli ultimi anni. Quello sulle misure ritenute opportune per il mercato del lavoro ticinese, ma che cozzano con le leggi svizzere. E quindi che fare? Tirare la corda o rinunciare? Il Parlamento ticinese, ancora una volta, ha deciso di tirare dritto per la sua strada. E in futuro vedremo se qualche Tribunale ci farà fare retromarcia oppure no. In ogni caso bisognerà attendere il messaggio con il quale il Governo intende applicare l’iniziativa.

 

Veniamo al dibattito in aula. Giorgio Fonio ha sottolineato come la proposta ha il merito di “fermare sul nascere ogni abuso”. “Si tratta - ha aggiunto il deputato PPD - di uno strumento di repressione per tutti quegli speculatori che pensano che il Ticino sia una terra di nessuno. Chiediamo solo di rispettare la legge”.

 

Il PLR è stato molto determinato nel contrastare l’iniziativa. “Non c’è la base legale. Un parlamento deve rispettare le leggi, altrimenti domandiamo l’autonomia cantonale”, ha detto Giorgio Galusero. “E poi i costi: bisognerà assumere almeno 10 funzionari”. Ancora più netta Natalia Ferrara: “I controlli telefonati come quelli proposti dall’iniziativa non risolvono niente, al contrario delle verifiche fatte successivamente che invece sono efficaci” .

 

Michela Delcò Petralli, relatrice di maggioranza e portavoce dei Verdi, ha contestato questa posizione: “Sospendere e non negare il permesso ci permette di evitare censure legali. L’accoglimento di questa proposta dimostrerà che lo Stato c’è, è presente e si preoccupa delle condizioni dei lavoratori in Ticino. Quanto ai costi ritengo che la spesa per difendere il nostro mercato del lavoro, sia necessaria”.

 

Lapidario Boris Bignasca che, a nome della Lega, ha appoggiato il testo: “Lo abbiamo fatto dopo esserci posti alcune domande. Quale interesse pubblico c’è nel dare il permesso di lavoro a persone straniere impiegate in aziende che non vogliono pagare il minimo salariale? Quale vantaggio c’è nell’agevolare il dumping salariale? Quale vantaggio c’è per l’economia ad avallare questa concorrenza sleale? La risposta a queste domande è: nessuno. I controlli a monte consentono di intervenire prima che i buoi scappino dalla stalla”.

 

Per il PS Carlo Lepori ha evidenziato come i socialisti non vogliono che sia violata la legalità del diritto superiore o degli accordi internazionali, ma che pretendono che i datori di lavoro rispettino le leggi svizzere e ticinesi. Per questo motivo hanno sostenuto la proposta. Jacques Ducry si è smarcato dal suo gruppo definendo “indegno” un Parlamento che vota iniziative “manifestamente illegali”.


A Norman Gobbi, infine, il compito di portare la posizione contraria del Governo: ”Se mi dovessi attenere solo alla parte giuridica, questa discussione durerebbe pochi minuti. La Libera circolazione, infatti, dà diritto al permesso di dimora o di lavoro, indipendentemente dal contratto di lavoro. Sospendere il permesso non permetterà a questi lavoratori di cominciare a lavorare. Questo è il vero problema della Libera circolazione: ci ha tolto gli strumenti per intervenire a monte e non a valle.

 

Il ministro ha comunque affermato che intende impegnarsi per presentare una proposta che dia seguito alla volontà espressa oggi dal Parlamento.

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