Nella foto Ti Press Giovanna Viscardi mentre lascia la sala dopo il suo discorso.
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28.03.2018 - 21:310
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

PLR di Lugano: Giovanna Viscardi si è dimessa. La presidente pronuncia un discorso durissimo davanti all'assemblea e poi lascia la sala del Palacongressi: "Pur di provocare una situazione di strappo sono stati usati metodi che il partito ha sempre riprova

Dopo mesi di polemiche interne, la deputata ha gettato la spugna con parole cariche di amarezza. Con lei abbandona tutto l'Ufficio presidenziale

LUGANO - Giovanna Viscardi si è dimessa dalla presidenza del PLR di Lugano. Dimissioni amare giunte al termine di settimane dense di polemiche all’interno della sezione. Una parte del partito, con in testa il municipale Michele Bertini e la capogruppo Karin Valenzano Rossi, non la voleva più.

 

La deputata ha comunicato la sua decisione questa sera nel corso dell’assemblea del partito, riunita al Palazzo dei Congressi. E dopo aver letto il suo discorso Giovanna Viscardi ha abbandonato la sala, nonostante il presidente del giorno Fulvio Pelli l’avesse invitata a restare. Con lei hanno lasciato anche tutti i membri dell’Ufficio presidenziale.

 

“Pur di provocare una situazione di strappo - ha detto l’ormai ex presidente prima di congedarsi dalla sala - sono stati usati metodi che il partito ha sempre riprovato se utilizzati da altre forze politiche. Mi si darà atto che l’atteggiamento di chi, forse per procurarsi una posizione di effimero vantaggio, ferisce la sfera personale del suo immaginato contendente, è in stridente contrasto con il contegno che si vorrebbe proprio di tutti i liberali radicali. Si tratta non solo di una caduta di stile, bensì di un crollo della tensione etica. Né può valere la scusante che nell’attuale temperie politica, ove i valori fondanti appaiono vieppiù lontani e sfumati, sia concesso ogni mezzo pur di raggiungere il fine propostosi. A prescindere da un giudizio di valore sul fine, il mezzo reca già in sé la sua condanna”.

 

“Vari - ha proseguito - sono stati i tentativi di riportare l’artificiosa contesa in un solco di seppure minima ragionevolezza. Il pregiudizio originario si è dimostrato insuperabile, come non superabile è stata la sicumera di chi accusa e nel contempo pretende di dare una sentenza definitiva. Affermare, in duetto stordente, che la “situazione è seria e chi ne ha la responsabilità politica se la assuma”, è, oltre che una malizia, l’inconcepibile sofisma di chi quella situazione ha artatamente creato Potrei, d’ora in poi, limitarmi a seguire il monito: “vedesi molte volte come l’umilità non solamente non giova ma nuoce, massimamente usandola con gli uomini insolenti, che o per invidia o per altra cagione hanno concetto odio teco” (“Ingannonsi molte volte gli uomini, credendo con la umilità vincere la superbia”). Ma la ragione mi induce a ritenere quantomeno problematica un’ulteriore convivenza, a ruoli immutati, con chi ha mostrato di non apprezzare il bene che può nascere da un civile confronto dialettico. Di qui la mia rinuncia alla carica di presidente”.

 

“L’amarezza - ha concluso Viscardi - non mi impedisce di rivolgere un sereno, caldo pensiero di gratitudine a coloro che sono stati insieme con me per quasi cinque anni, nella comune visione di un partito sempre più aperto, accogliente, prossimo al cittadino e alle sue legittime istanze, fautore del buon governo e di una società più giusta. Ci è stata di premio la leggera ripresa del partito nelle ultime elezioni cantonali e comunali; invertita la tendenza al declino, non ci sembrava un’illusione mirare a progressivi traguardi, favoriti dalla libertà e lealtà del discorso politico”.

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