Nella foto, TiPress, la Sezione della logistica
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28.05.2018 - 16:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'operazione "Città dei Mestieri" potrebbe comportare un'altra violazione della Legge sugli appalti da parte del Cantone. Ecco le prime indiscrezioni sulla perizia...

La perizia è da qualche settimana nelle mani di un ristretto gruppo di deputati che l’ha però secretata. Impossibile ottenerla, ma liberatv è in grado di anticipare alcuni contenuti del documento. Con il condizionale d’obbligo, considerata la delicatezza del caso

di Marco Bazzi

Quell’operazione immobiliare, legata al progetto “Cité des Métiers”, Città dei Mestieri, ha suscitato molti dubbi a livello politico. E quei dubbi sembrano essere confermati dalla perizia giuridica che la Commissione parlamentare della gestione ha commissionato a un grosso studio legale che opera a livello nazionale.

La perizia è da qualche settimana nelle mani di un ristretto gruppo di deputati che l’ha però secretata. Impossibile ottenerla, ma liberatv è in grado di anticipare alcuni contenuti del documento. Con il condizionale d’obbligo, considerata la delicatezza del caso.

Un caso che sul piano politico profila un possibile conflitto di interessi tra pubblico e privato, sollevato da due atti parlamentari presentati dalla deputata popolare democratica Nadia Ghisolfi tra il settembre e il novembre dello scorso anno (il secondo firmato da altri sei parlamentari). Un tema a cui l’ultimo numero del mensile del PPD, Popolo e Libertà, ha dedicato la copertina e un ampio servizio. LEGGI QUI.

Sul piano giuridico ci sono invece dubbi sul rispetto (o sulla violazione) della Legge sulle commesse pubbliche.

Ma andiamo con ordine. La vicenda inizia nel 2015 quando l’impresa edile Evolve presenta una domanda di costruzione per realizzare un immobile a Giubiasco. Il terreno appartiene alla società immobiliare Evita, nel cui consiglio di amministrazione siedono due politici, l’ex sindaco di Cadenazzo, Flavio Petraglio (direttore) e il deputato del PLR Paolo Pagnamenta, che figura tra i diversi firmatari della mozione volta a realizzare in Ticino una “Città dei mestieri”. Un’idea formativa rivolta ai giovani che ha raccolto il consenso di tutte le forze politiche.

Il progetto immobiliare di Giubiasco prevedeva allora uno stabile destinato ad attività artigianali e amministrative. Ma successivamente, siamo nel 2016, i promotori hanno presentato una variante di progetto, indicando che l’edificio avrebbe ospitato, oltre a uffici, aule per corsi di formazione e sale riunioni. Insomma, un cambiamento non indifferente rispetto alle intenzioni iniziali.

Nel giugno 2017 il Consiglio di Stato ha raccomandato al Parlamento di accogliere la mozione sulla Città dei Mestieri. Sede possibile: vicino alla stazione di Giubiasco, nello stabile della Evita, che oggi è praticamente ultimato.

Nei mesi precedenti Pagnamenta aveva preso contatto con la Sezione cantonale della logistica, che fa capo al Dipartimento finanze ed economia, sottoponendo il progetto. In sostanza si proponeva l’acquisto da parte del Cantone di alcuni spazi dell’edificio con la formula della proprietà per piani.

Una perizia immobiliare esterna commissionata dal Cantone, pur ritenendo ottimo il progetto, sconsigliava comunque l’operazione, concludendo che la costituzione in proprietà per piani la rendeva poco attrattiva per investitori istituzionali, ma piuttosto orientata a insediamenti di aziende in affitto.

I periti stimavano il valore dell’immobile in poco meno di 8 milioni. E anche questo punto meriterà un chiarimento, in quanto il messaggio governativo che propone l’acquisto di parte dello stabile per insediarvi l’Istituto della formazione continua, la Città dei mestieri, alcune attività della Logistica eccetera, chiede al Gran Consiglio un credito di ben 12 milioni e 600'000 franchi.

Ma andiamo avanti. Le trattative con la Logistica sono proseguite fino alla firma di un accordo preliminare in base al quale il Cantone si diceva interessato a rilevare parte del futuro edificio con la formula, appunto, della proprietà per piani. Nell’accordo si precisava che tutte le opere di adattamento realizzate dal Cantone sarebbero state appaltate nel rispetto della Legge sulle commesse pubbliche. Una roba scontata ma che di questi tempi è sempre meglio mettere nero su bianco.

Ed ecco che - al di là del potenziale conflitto di interessi tra l’acquirente (il Cantone) e i promotori privati, per giunta legati al mondo politico (con la doppia funzione di Pagnamenta, promotore e firmatario della mozione sulla Città dei mestieri) -, emerge il grosso punto interrogativo: questa operazione immobiliare che dovrebbe vedere la partecipazione del Cantone come acquirente di una parte dell’edificio viola o rispetta la Legge sulle commesse pubbliche?

È questa la domanda che la Gestione ha sottoposto ai giuristi incaricati della perizia. Una domanda alla quale non è facile rispondere, perché la dottrina in questo ambito non è unanime e nel caso in questione ci si muove in una zona grigia…

I periti avrebbero infatti precisato che se l’ente pubblico non svolge un ruolo determinante nella definizione e nella modifica di un progetto, e se i promotori hanno comunque il rischio che la compravendita non vada in porto, non si può ipotizzare un aggiramento della legge sugli appalti pubblici.
Il problema è dunque stabilire in che misura il Cantone è stato coinvolto nella progettazione dello stabile e nella definizione dei suoi spazi e contenuti.

Da quanto liberatv ha appreso da fonti confidenziali, sembra che i periti ritengano però che il Cantone sia stato coinvolto in modo rilevante nella definizione dei contenuti dell’edificio.

I periti sembrano mantenere una certa prudenza, indicando la necessità di ulteriori approfondimenti e verifiche sui contatti e lo scambio di corrispondenza intercorsi tra promotori immobiliari e servizi cantonali.  Ma sembrano al tempo stesso ipotizzare che in questo caso si sarebbe dovuto assoggettare l’operazione alla Legge sulle commesse pubbliche.

Anche perché, come abbiamo scritto più sopra, i contenuti dell’edificio previsti inizialmente sono stati modificati con la variante di progetto che comportava la trasformazione di una parte dello stabile in aule destinate alla formazione.

A questo punto è possibile che, per fugare ogni dubbio, i commissari della Gestione decidano di approfondire la questione raccogliendo documentazione e ascoltando coloro che, a vario titolo, sono stati protagonisti di questa operazione.

È difficile immaginare quali effetti avrà la perizia sul piano politico, ma è ovvio che se ci sono dubbi su una nuova violazione possibile della Legge sulle commesse pubbliche (dopo il caso Argo1) il Parlamento vorrà fare piena chiarezza.

Il punto da chiarire è semplice: la scelta di insediare nello stabile di Giubiasco la Città dei Mestieri e gli altri servizi amministrativi previsti equivale a una sorta di mandato diretto a una società privata? Sappiamo che la Legge ammette una prassi del genere solo in determinati casi, quando per esempio c’è un solo fornitore in grado di garantire una prestazione, o esiste una situazione di urgenza, o ancora se non esistono alternative valide o praticabili.

Se, sulla base della perizia e degli ulteriori approfondimenti che la Commissione della gestione deciderà di effettuare, alla fine l’operazione saltasse, i promotori potrebbero ritenersi danneggiati e chiedere un risarcimento. Ma il Governo ha chiarito fin dall’inizio che l’acquisto di parte dell’edificio sarebbe stato confermato unicamente con il consenso del Parlamento chiamato a stanziare il relativo credito. 

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