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06.06.2018 - 12:240
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Cardiocentro: perché cambiare se funziona?". Pontiggia si schiera con l'ospedale del cuore: "Al posto di certi freddi ragionamenti non guasterebbe un po' di cuore"

Il direttore del Corriere del Ticino firma sul suo giornale un lungo commento a sostegno dell'istituto fondato da Tiziano Moccetti: "Non c’è veramente nessuna ragione forte che giustifichi oggi una scelta di rottura, un togliere alla Fondazione del Cardiocentro una clinica che funziona bene"

MUZZANO - Perché cambiare se funziona? Fabio Pontiggia parte dalla più semplice delle domande nell’affrontare lo scottante caso caso Cardiocentro. Il direttore del Corriere del Ticino ha firmato stamane un editoriale, in cui si schiera dalla parte dell’ospedale del cuore. Un editoriale - di cui qui riportiamo alcuni passaggi e vi invitiamo a leggere per esteso sul CdT - in cui il giornalista affronta tutti i punti dell’intricata vicenda

 

“Perché il Cardiocentro di Lugano dovrebbe essere integrato nell’Ente ospedaliero cantonale? - esordisce Pontiggia - C’è qualcosa che oggi non funziona, che il Cardiocentro non riesce a mettere a posto e che solo l’EOC potrebbe risolvere? Ci sono disfunzioni tali da impedire di proseguire lungo la strada tracciata il 22 dicembre 1995 e imboccata il 1. luglio 1999? Sono domande che il cittadino comune si pone da qualche tempo nell’assistere ad una diatriba pubblica che lascia di stucco”.

 

Il direttore del Corriere del Ticino ripercorre la storia della nascita e della crescita di quello che definisce “un fiore all’occhiello del sistema sanitario ticinese”. Di più: “La realizzazione del Cardiocentro - scrive - è stata conquista non solo sanitaria, ma di umanità: sia per i pazienti gravemente ammalati e bisognosi di cure di qualità e della vicinanza dei loro cari; sia per i parenti, non più costretti a lunghe e costose trasferte o, peggio, a restare lontani nei giorni cruciali, prima dell’inizio della riabilitazione di nuovo al sud delle Alpi”.

 

Pontiggia, a proposito della nascita del Cardiocentro, non manca di ricordare “i guastatori, cioè coloro che tentarono di mettere i bastoni fra le ruote del nascente istituto”. Ma, sottolinea, “i fatti e lo sviluppo dell’istituto hanno dato abbondantemente ragione ai suoi promotori”.

 

Altre domande: “Perché dunque cambiare strada oggi? Perché staccare il Cardiocentro dalla Fondazione che ne ha reso possibile la realizzazione? Perché integrarlo nell’EOC, che allora aveva rinunciato a realizzarlo? Tanto più che gli attuali responsabili sono ben contenti di proseguire lungo la stessa strada, hanno le capacità, le competenze e le conoscenze necessarie per andare avanti. Il cittadino comune non sa spiegarselo”.

 

Il direttore del CdT affronta quindi la questione giuridica: “Quando venne istituita nel dicembre 1995, la Fondazione Cardiocentro Ticino fu costretta a inserire nei suoi statuti una data di scadenza, dandosi una durata di 25 anni. Non avesse accettato quell’imposizione voluta dall’EOC, probabilmente non avrebbe potuto nemmeno nascere e quindi non avrebbe realizzato il Cardiocentro. Il donatore Zwick, che era presidente della Fondazione, accettò. Per concretizzare il progetto, il 27 settembre 1996 venne stipulato un contratto tra la Fondazione e l’EOC per un diritto di superficie sul terreno su cui sorge il Cardiocentro. Il diritto di superficie ha una durata di 25 anni. Cosa dice questo contratto? Dice che alla scadenza di tale diritto, l’EOC «potrà chiedere» la devoluzione gratuita della costruzione e delle attrezzature o la retrocessione del terreno libero da costruzioni. «Potrà», non «dovrà». È dunque una scelta”.

 

“I fondatori del Cardiocentro - argomenta ancora Pontiggia - hanno subito un’imposizione nel 1995. Non sta scritto da nessuna parte che debbano subirne una seconda oggi. Una nuova Fondazione, fotocopia di quella che scade dopo 25 anni, potrebbe essere istituita senza problemi. In un Paese in cui gli avvocati non mancano, la definizione di una soluzione tecnico-giuridica non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile”.

 

“Come detto all’inizio - termina il direttore del CdT - è proprio questo il punto: non c’è veramente nessuna ragione forte che giustifichi oggi una scelta di rottura, un togliere alla Fondazione del Cardiocentro una clinica che funziona bene. Perché l’EOC è così rigido e inflessibile su questo punto? (…) Al posto di certi freddi ragionamenti, di certe piccate reazioni e di certi autoritari ultimatum, forse un po’ di cuore – è proprio il caso di dirlo – non guasterebbe. I ticinesi ne sarebbero riconoscenti. Il Cardiocentro funziona benissimo così com’è: perché cambiare?”

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