BELLINZONA - La sconfitta è stata chiara e pesante. E, come sempre accade in questi casi, la principale responsabilità del fallimento ricade sul Consigliere di Stato titolare del dossier. Manuele Bertoli non si sottrae ali ruolo di piccione sacrificale, dopo il naufragio popolare della sua riforma La scuola che verrà, ma richiama quelli che fino a ieri erano i suoi alleati nella battaglia referendaria, alle loro responsabilità.
Il messaggio del ministro socialista è in particolare rivolto al PLR che, commentando l’esito della votazione, ha criticato pesantemente il DECS parlando di "testardaggine dei vertici dipartimentali che hanno condotto al prevedibile naufragio dell’intero progetto” (leggi articolo correlato).
“Il no uscito dalle urne - ribatte Bertoli via Corriere del Ticino - porta su quello che è uscito dal Gran Consiglio, compresa la variante promossa dal PLR, per cui è un po’ facile adesso scappare. Io mi prendo le mie responsabilità, ognuno si assuma le sue. Mi sembra che il PLR abbia sprecato un’occasione per dimostrare un po’ di eleganza, inscenando una sorta di goffa fuga dal carro di chi ha perso”
Detto questo, il responsabile della scuola, non ha nessuna intenzione di dimettersi a seguito della sconfitta di ieri. Lo ha chiarito alla Regione, che gli ha posto direttamente la domanda: “Non l’ho mai vista fare in anni e anni di politica di fronte a una bocciatura di un progetto alle urne. Comunque non ho alcuna intenzione di dare le dimissioni e mi ripresenterò in aprile, se il mio partito deciderà in questa direzione. Non si scappa di fronte alle battute di arresto. Io del resto ho la coscienza tranquilla, perché il mio lavoro da riformatore l’ho fatto. Democraticamente il popolo ha detto stop, ma questo non cambia le necessità della scuola”.