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13.06.2017 - 14:510

Lega, se Attilio Bignasca dovesse lasciare cresce il sostegno per l'opzione Norman Gobbi ministro-coordinatore: è l'unico colonnello che ha l'appoggio delle due anime

L'ANALISI - A lui darebbero ascolto sia gli istituzionali che i barricaderi. Perché lui in fondo riassume nel suo profilo entrambe le anime: uomo di Governo ma capace di quegli strappi che scaldano il cuore del popolo leghista. Ma le dimissioni annunciate da Bignasca non sembrano affatto imminenti. E finché non cambierà questo fattore non si muoverà foglia....

di Andrea Leoni

Se Attilio Bignasca confermerà la sua decisione di passare la mano per il coordinamento della Lega, c’è ad oggi un solo nome che all’interno del Movimento mette più o meno tutti d’accordo: quello di Norman Gobbi. Lo scriviamo dopo aver sondato le due anime di via Monte Boglia, quella istituzionale e quella barricadera, raccogliendo le opinioni confidenziali di alcuni rappresentanti di spicco. Sintesi: il sostegno nell’opzione Gobbi cresce e si fortifica con il passare delle settimane.

 

In questo momento il ministro delle istituzioni è l’unico colonnello ritenuto idoneo ad assumere il comando, grazie a una leadership riconosciuta e largamente apprezzata anche nella base. Viene indicato come l’unico, soprattutto, capace di garantire l’unità della Lega in caso di partenza di Attilio Bignasca - ad oggi per nulla scontata - in vista delle prossime scadenze elettorali. In un certo senso viene visto come una sorta di pacificatore in grado di adottare quei pesi e contrappesi necessari per smorzare le tensioni che hanno attraversato il Movimento nell’ultimo anno.

 

A lui darebbero ascolto sia gli istituzionali che i barricaderi. Perché lui in fondo riassume nel suo profilo entrambe le anime: sa essere uomo di Governo capace di compromessi e di scelte non sempre popolari, ma quando occorre sa fare quegli strappi che scaldano il cuore del popolo leghista (l’ultimo esempio è quello sul casellario). E questa è la migliore garanzia di imparzialità e di rappresentanza per le due costellazioni dell’universo leghista.

 

Poi, Gobbi, è un dei “boys del Nano”. Lui e Lorenzo Quadri sono state le prime leve cresciute da Giuliano Bignasca all’interno del Movimento. Nonostante sia arrivato giovanissimo in Governo, ha fatto tutta la gavetta prima di sedersi sulla poltrona di ministro. Per molto tempo si è occupato della struttura della Lega sul territorio. Ha quindi una rete di relazioni con la base molto solida e articolata. E non è affatto un caso che nei giorni in cui le dimissioni di Bignasca sembravano imminenti (al contrario di oggi), Gobbi abbia immaginato un percorso democratico, gli Stati generali, per la scelta del nuovo leader (leggi articolo correlato). Un percorso capace di coinvolgere i presidi della Lega disseminati in tutto il Cantone. Vuol giocare la partita con alle spalle le sue truppe.

 

Il che significa due cose: o avere una grande influenza nella scelta del prossimo coordinatore, oppure avere il consenso già impacchettato se dovesse toccare a lui. In ogni caso un affare.

 

Sia come sia è difficile immaginare una strada alternativa a quella indicata dal ministro, se la Lega deciderà davvero di imboccare la strada che porta a un nome che non faccia di cognome Bignasca. Un passaggio parademocratico diverrebbe pressoché ineludibile per avere la necessaria legittimazione per mettere le mani sul timone. Ma, ça va sans dire, anche la democratizzazione ha un prezzo. E certo vien altrettanto difficile immaginare una Lega dove le scelte politiche le fanno gli aderenti, mentre i costi, in primis quelli del Mattino, restano a carico della famiglia. Magari siamo completamente fuori strada, ma questo ci sembra uno dei nodi che verrà al pettine, se del caso. Se noi fossimo nei Bignasca è una questione che porremmo.

 

Ma se quella del ministro-coordinatore è l’idea più gettonata, è anche quella più complessa da realizzare. La doppia carica di Consigliere di Stato e “presidente”, anche se nella politica ticinese ci sono precedenti, sarebbe comunque un’anomalia. E non è che la somma di un paio di anomalie nella storia, come con i 3 indizi che fanno 1 prova, può trasformare l’eccezione in regola. Resterebbe comunque una stranezza: molto complessa da gestire. Dal profilo politico di sicuro: non solo a livello istituzionale e con le altre forze politiche, ma anche internamente. Una doppia carica di questo tipo è infatti un’arma a doppio taglio: di certo garantirebbe a Gobbi un potere dominante nella Lega, ma il rischio è quello di trovarsi nelle circostanze più delicate con le mani legate due volte. Con il laccio del Consiglio di Stato e quello del coordinatore. Non siamo affatto certi che gli convenga a livello personale. Forse l’attuale posizionamento è quello che gli garantisce maggiore peso e maggiore libertà di azione.

 

Sempre sul piano politico non va dimenticato che un eventuale doppio incarico potrebbe riattizzare le scintille del suo rapporto personale mai decollato con il collega Claudio Zali. Altro aspetto da tenere ben presente. Infine, Gobbi è un leghista-UDC (partito al quale è iscritto), il che inevitabilmente sposterebbe il la Lega più a destra: l’anima sociale non è certo il suo tratto distintivo. Ma è pur vero che questa sfumatura di leghismo è piuttosto in declino e la stragrande maggioranza dei militanti si riconosce nel profilo di Gobbi. Si può insomma pensare di fare a meno di ciò che ormai ha la rilevanza di una quantité négligeable.

 

Ci sono poi questioni di ordine organizzativo e personale: fare il Consigliere di Stato lascia pochi spazi nell’agenda e Gobbi ha anche una famiglia. Per questo, il ministro, ha già dichiarato pubblicamente di non poter assumere quest’altro compito.

 

Non si può escludere tuttavia che le lusinghe pressanti a cui Gobbi potrebbe essere sottoposto in futuro, riescano a creare una crepa nel muro del “no”, finora saggiamente eretto dal Consigliere di Stato. D’altra parte, in qualunque partito, quando un’ampia fetta di aderenti chiede a un leader di assumersi delle responsabilità per salvare la patria, è difficile che a prevalere sia il rifiuto.

 

Si potrebbero aggiungere altre considerazioni, altri pro e altri contro, altri indizi, ma per ora teniamoli lì, che i tempi non sono affatto maturi. Attilio Bignasca le dimissioni sembra essersele rimesse in tasca e l’invito del Mattino un paio di settimane fa all’attuale coordinate è stato chiaro: “Resta”. Negli ultimi giorni poi il Conte Zio appare rinvigorito e più attivo che mai nello svolgere la sua funzione: non sembra proprio che si stia preparando all’uscita di scena. E fintanto che questo fattore non muterà, non si muoverà foglia…

 

Per ora quindi è corretto limitarsi a registrare che all’interno della Lega cresce la voglia di avere un Gobbi non solo ministro ma anche capitano. Semmai….

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