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24.07.2017 - 12:030

Lugano: occhio a non finire ostaggio del fantasma di Tramezzani. Presidente Renzetti, la guerra è finita: guardi avanti o finirà come un giapponese nella giungla

Il presidente Renzetti, e quei tifosi bianconeri che ancora si accalorano, lascino andare Paolo Tramezzani al suo destino, con quell’indifferenza che è attitudine dei forti. C’è una nuova squadra e un nuovo staff tecnico a cui dedicare ogni energia e ogni attenzione. Il progetto su cui concentrarsi è questo, senza altre distrazioni. E trovare un attaccante è molto più importante di qualunque allenatore. Del presente o del passato

di Andrea Leoni

C’è un pericolo dal quale il Lugano deve guardarsi con grande attenzione: quello di non finire ostaggio del fantasma di Paolo Tramezzani. Fintanto che le polemiche erano legate alle asprezze e alle delusioni del momento per una storia professionale finita nel peggiore dei modi, ci trovavamo nei meccanismi di una dinamica comprensibile, perfino inevitabile nella logica di una piazza ancora piacevolmente in subbuglio per una stagione straordinaria. Il fatto, invece, che lo stesso malanimo sia stato trascinato per settimane e fino ai giorni a ridosso dell’esordio in campionato, è un errore grossolano che i bianconeri rischiano di pagare a caro prezzo.

 

Non sono sufficienti, e in ogni caso non giustificano certi decibel di rancore, le scorrettezze di mercato imputate da Renzetti a Tramezzani. Quelle fanno parte del gioco e vanno accettate a denti stretti, semmai ricambiate all’occasione. Poi c’è il campo dove si fanno altri conti: quelli che pesano più di tutti e che più di tutti possono dare soddisfazione.

 

L’ex mister bianconero, nei confronti del quale non possiamo essere certo accusati di tenerezza, si sta comportando come si deve sul piano mediatico. Tramezzani non ha mai risposto ai siluri del suo ex datore di lavoro, se non con qualche allusione puntuta. Dimostrando in questo modo di essere con la testa nel futuro e non nel passato.

 

Il presidente Angelo Renzetti con i continui attacchi al suo ex allenatore, sembra invece non riuscire a mettere quel distacco necessario tra la vecchia e la nuova gestione tecnica del Lugano, tra il campionato in archivio e quello appena cominciato. Renzetti si sta infatti cimentando in un esercizio che il più delle volte porta sventura: combattere una guerra che è già finita da un pezzo, come il più classico dei giapponesi nella giungla. Accenti di frustrazione che sono l’anticamera della debolezza. Di chi non riesce a farsene una ragione. Deponga le armi, presidente, e guardi avanti.

 

Ormai quel campo di battaglia non è più la cornice di un duello polemico dove c’è un avversario, ma un pantano di fango patetico che può produrre soltanto l’alibi perfetto. Deleterio per ogni gruppo di lavoro sano, perché seducente come il canto delle sirene per chi non ama assumersi le responsabilità.

 

Il presidente Renzetti, e quei tifosi bianconeri che ancora si accalorano, lascino andare Paolo Tramezzani al suo destino, con quell’indifferenza che è attitudine dei forti. C’è una nuova squadra e un nuovo staff tecnico a cui dedicare ogni energia e ogni attenzione. Il progetto su cui concentrarsi è questo, senza altre distrazioni.

 

Anche perché questo progetto ha bisogno del midollo positivo dell’ambiente per cominciare a correre. Si è passati da una guida tecnica quasi ossessiva nell’imporre a se stessa l’obbiettivo, a un’idea di calcio con vibrazioni più lente e ragionate. Da un allenatore famelico e rabbioso che sfrutta i suoi giocatori per strappare la vittoria, a un insegnante di pallone che costruisce gioco e giocatori e attraverso questa laboriosa ricerca quotidiana architetta la vittoria. Siamo agli antipodi. Serve tempo e pazienza.

 

C’è un elemento che, tuttavia, non si può chiedere a Pierre Tami, come a nessun altro allenatore: i goal. Quelli non si possono allenare, se non ce ne sono già un po’ nelle gambe e nella testa. Da che mondo e mondi si comprano al mercato. E questo ci pare il problema fondamentale rispetto all’anno passato. Il Lugano ha potuto contare per metà campionato su una coppia di attaccanti che certamente sono stati il fattore che ha fatto “impazzire” più di ogni altro la stagione. Trovare un centravanti è molto più importante di qualunque tecnico. Del presente o del passato.

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