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Analisi
03.08.2017 - 14:590

Il turismo dei cafoni incalza: i tuffi dal ponte di Calatrava a Venezia, l'olio di tonno gettato in mare in Sardegna, i bagni nella fontana di Trevi a Roma. E nella mappa del degrado finiscono anche le 'Maldive di Milano'. Il fenomeno va gestito per evita

Le autorità cercano di contrastare come possono l’invasione dei bifolchi, soprattutto infliggendo multe severe a chi sgarra. Ma il dato sociologico più interessante, che dobbiamo cogliere anche noi, è la reazione della gente alle degenerazioni del turismo di massa

di Marco Bazzi

Questa calda estate ci sta regalando storie di cafoni a palate. Storie di villania turistica che sono probabilmente riconducibili – senza voler fare i sociologi - a un generale degrado dei costumi, a una riduzione delle barriere del rispetto per gli altri e alle varie forme di bullismo generate dai social network... In una parola, al tramonto dei basilari valori su cui dovrebbe fondarsi la convivenza civile.

Le autorità cercano di contrastare come possono l’invasione dei bifolchi, soprattutto infliggendo multe severe a chi sgarra. Ma il dato sociologico più interessante, che dobbiamo cogliere anche noi, è la reazione della gente alle degenerazioni del turismo di massa.

Il ‘caso Verzasca’, ovvero ‘le Maldive di Milano’ (leggi qui), ci ha fatto capire che il Ticino non è immune al fenomeno, che il fenomeno stesso è imprevedibile – può bastare un video ben fatto su Youtube a scatenarlo – e che vanno prese delle misure preventive per evitare che degeneri. Pur consapevoli dell’importanza economica del settore, dobbiamo difendere la qualità del turismo.

L’insofferenza di molti ticinesi, in particolare di molti abitanti della valle, per l’invasione di Lavertezzo provocata dal video ‘le Maldive di Milano’ non va dunque liquidata come la solita protesta di quelli a cui non va mai bene niente. Sarebbe stupido farlo. E bisogna osservare anche cosa sta accadendo altrove.

Per esempio a Barcellona, dove si va diffondendo una turismofobia violenta: nei giorni scorsi un bus a due piani, uno dei molti che girano per la città seguendo percorsi turistici, è stato fermato davanti al Camp Nou, lo stadio del Barça, da quattro uomini incappucciati, uno dei quali ha scritto sul parabrezza con una bomboletta spray “Il turismo uccide i quartieri”, mentre i suoi ‘complici’ tagliavano una gomma e ‘pittavano’ le pareti del veicolo.

Con l'estate le scene di degrado si sono moltiplicate anche nella città catalana: gente in costume nei supermercati, risse tra giovani ubriachi per le vie del barrio Gotico, rifiuti abbandonati agli angoli delle strade... Insomma, a un certo punto è normale che la gente s’incazzi.

Queste reazioni nascono dall’esasperazione degli abitanti di fronte ai comportamenti incivili degli ospiti, o a crescite incontrollate – chiamiamole pure invasioni – di turismo che potremmo definire a basso valore aggiunto.

L’ultima storia di degrado arriva da Venezia, dove ieri mattina all’alba due uomini sui trent’anni sono stati trovati addormentati, nudi come mamma li ha fatti, sul pontile di un albergo di lusso affacciato sul Canal Grande.
Ma sui social sono girate anche le foto dei ragazzini imbecilli che, sempre a Venezia, si sono tuffati dal ponte di Calatrava, ovviamente filmandosi, o quella dell’argentino di 42 anni che si è lanciato dal ponte di Rialto…

C’è stato anche il video del turista che, su una spiaggia della Sardegna, ha versato in mare l'olio di una scatoletta di tonno, ‘smaltendo’ poi la lattina sotto la sabbia e suscitando l’ira funesta di un sardo che ha assistito alla scena.

La maleducazione impera, si diffonde, avanza a grandi falcate, non ha confini, e gli attori, in questo periodo, sono spesso i turisti. Venezia è una delle città più colpite dai buzzurri, tanto che il Comune ha inasprito le sanzioni per chi non rispetta le ordinanze aumentandole da 50 a 450 euro. La stessa multa che a Roma è stata inflitta qualche giorno fa a una ragazza tedesca che, novella Anita Ekberg, ha fatto il bagno nella fontana di Trevi, dove già si era ammollato in primavera un turista spagnolo, denudandosi completamente davanti a centinaia di persone.

E nelle storie di degrado turistico raccontate dai giornali italiani ci siamo finiti anche noi: “Da quando un ammiratore della Val Verzasca, nel Canton Ticino, ha deciso di postare le meraviglie del luogo sui social ribattezzandolo le ‘Maldive di Milano’ gli arrivi si sono moltiplicati. Con le inevitabili code, parcheggi selvaggi e schiamazzi, che stanno trasformando questa incantevole e nascosta spiaggetta in un posto sovraffollato e invivibile”, si leggeva nelle cronache.

Il ‘caso Verzasca’ va dunque gestito, perché non accenna a diminuire, con ingorghi, posteggi selvaggi, riminizzazione di Lavertezzo e relativi rifiuti. “La situazione - si legge in una nota della Fondazione Verzasca - è costantemente monitorata dalle autorità, che cercano di mantenere e migliorare i provvedimenti presi finora. La Fondazione però ritiene necessarie ulteriori valutazioni più generali con il Cantone e l'Organizzazione turistica”.

Giusto, il fenomeno va gestito ora e in prospettiva. Come si sta facendo in molti luoghi turistici italiani. A Roma per esempio sono stati introdotti i ‘volontari del decoro’, che armati di fischietto, vigilano sul comportamento dei turisti nei pressi dei monumenti storici dalle 9 a mezzanotte. Mentre a Firenze per evitare i bivacchi sul mezzogiorno vengono sparati getti d'acqua su sagrati, scalinate e marciapiedi del centro storico. A Gallipoli, in Puglia, il Comune ha introdotto una nuova regola che permette ai proprietari di alberghi e case vacanza di cacciare i clienti bifolchi. In altre località sono stati stilati decaloghi di comportamento civile, con il divieto di girare per gli abitati in costume o a torso nudo…

Insomma, non bisogna prendere sottogamba la riminizzazione. Immaginiamoci cosa potrebbe succedere, per esempio, sul Piora se qualcuno postasse su Youtube un video simile a quello della Verzasca illustrando le meraviglie del Cadagno e del Tom e se quel video diventasse virale…

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