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Secondo Me
22.08.2014 - 08:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Franco Cavalli: “Se sei un manager strapagato vota NO alla cassa unica, altrimenti...”

SECONDO ME: “Nulla a che vedere con il sistema sanitario ‘all’italiana’. Finalmente avremo un sistema trasparente, mentre oggi nessuno riesce mai a capirci niente nei conti delle casse malati”

di Franco Cavalli*

Tra poco più di un mese voteremo sulla proposta di sostituire l’attuale guazzabuglio assicurativo con una cassa malati unica, iniziativa lanciata dalla sinistra e dai verdi e sostenuta, oltre che dall’associazione delle consumatrici e dei consumatori, da tutte le organizzazioni professionali del settore sanitario, dalle infermiere ai fisioterapisti, salvo quella dei medici: essendo il mondo medico spaccato quasi esattamente a metà, la FMH lascia libertà di voto.

Sia nelle innumerevoli inserzioni pubblicitarie delle casse malati, finanziate con i nostri premi, che in diverse prese di posizione degli avversari di questa iniziativa (tipico in proposito l’articolo del Consigliere Nazionale PPD Marco Romano nel CdT, 11.8.2014), lungi dal discutere seriamente il problema, si schiva l’oliva sollecitando piuttosto gli oramai prevalenti sentimenti anti-italiani, con il leitmotiv “Non facciamo come l’Italia!”. Anche se, come vedremo in seguito, la situazione della sanità italiana con questa iniziativa c’entra come i classici cavoli a merenda.

L’iniziativa su cui voteremo il 28 settembre è difatti minimalista e non tocca per niente i pilastri fondamentali della LAMal: libertà di scelta del medico, presenza di assicurazioni complementari e di diversi modelli assicurativi, premi cantonali, etc. L’iniziativa semplicemente sostituisce le attuali innumerevoli casse malati con una cassa malati unica e pubblica, gestita da rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni, degli assicurati e dei fornitori di prestazioni e strutturata (come l’AVS) con agenzie cantonali, che fisseranno i premi di base.

Quali i vantaggi della nuova soluzione? Finalmente avremo un sistema trasparente, mentre oggi nessuno riesce mai a capirci niente nei conti delle casse malati, anche per i continui travasi tra assicurazione di base e quelle complementari. Basti pensare alla tragicommedia, che tuttora continua (vedi CdT 16.8.2014), su come rimborsare i premi in eccesso che erano stati incassati in vari Cantoni, soprattutto in Ticino. È la struttura opaca delle molte casse malati che ha reso e rende difficile ogni soluzione razionale. Fosse capitato lo stesso con una cassa malati unica, il problema sarebbe stato risolto in un attimo.

L’altro grosso vantaggio è rappresentato dalla diminuzione dei costi che dovranno essere coperti con i premi di base: su un breve periodo si calcola almeno del 2%, sul lungo periodo probabilmente sino al 10%. Perché? Semplicemente perché diminuiranno i costi amministrativi. Come mai? Perché spariranno le considerevoli spese di pubblicità con cui le casse malati oggi cercano di assicurarsi i pazienti con minori rischi e soprattutto non avremo più 60 o più grandi manager con altissime retribuzioni.

A questo punto dovrebbe essere evidente per chiunque che tutto ciò non ha niente a che vedere con l’introduzione di un sistema sanitario nazionale come quello italiano, finanziato con le imposte e dove i medici sono impiegati dello stato.

Se già si vuole fare un paragone, allora bisogna confrontare i sistemi esistenti in Canada e negli Stati Uniti. In Canada la medicina è organizzata come in Svizzera, ma il finanziamento è assicurato da una cassa malati unica. Negli Stati Uniti, invece, c’è una miriade di casse malati e di assicurazioni, che si combattono in tutti i modi, secondo il principio della cosiddetta concorrenza. Mentre i risultati medici ottenuti nei due sistemi sanitari sono praticamente uguali, il costo di quello statunitense è di quasi il 50% superiore a quello canadese. Tutto ciò anche perché nella sanità, che è retta fondamentalmente dall’offerta e non dalla domanda, come ben sanno gli economisti più seri, la concorrenza non ha mai fatto abbassare i costi, anzi li ha sempre fatti aumentare.

Se gli avversari della cassa malati unica conoscono un esempio dove la concorrenza ha fatto diminuire i costi della salute, sarei riconoscente se me lo indicano.

Basterebbe qui da noi pensare alla SUVA, che è in fondo una “cassa malati unica per gli infortuni”, con monopolio per chi lavora nell’industria e nella costruzione. Una struttura trasparente, che funziona bene e con premi che tendenzialmente diminuiscono: tutto al contrario di quanto capita con le casse malati! A voler essere razionali, non vedo quindi ragione alcuna per votare “no” alla cassa malati unica. A meno di essere un manager strapagato di una delle tante casse malati o un politico influenzato dalle loro lobby.

*oncologo, ex consigliere nazionale socialista

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