Simone Gianini: "Riforma III delle imprese: allarme fiscale per Cantone e Comuni. Un tema che richiede urgente attenzione!"

di Simone Gianini *

In mezzo a temi più o meno importanti e più o meno urgenti trattati in questo riscaldamento di campagna elettorale, ve n’è uno a cui la classe politica ticinese non ha ancora dato l’importanza e l’urgenza di cui necessita.
Si tratta della prospettata “Riforma III delle imprese”, il cui messaggio del Consiglio federale è stato trasmesso al Parlamento lo scorso 5 giugno 2015.
Il suo contenuto è rivoluzionario, poiché – dando seguito con sin troppa solerzia a pressioni estere e alla volontà, tutta Svizzera, di essere sempre i “primi della classe” – prevede l’abolizione unilaterale della tassazione agevolata, di cui oggi godono le società holding, quelle ausiliarie o di amministrazione e le cosiddette principals (come ad esempio quelle di trading che commerciano in materie prime sui mercati internazionali).

La loro tassazione dovrà essere parificata a quella delle società con tassazione ordinaria. Si tratta di relativamente poche aziende (per lo più provenienti dall’estero e presenti sul nostro territorio in gran parte per ragioni fiscali) che garantiscono però al solo Cantone Ticino (senza contare le imposte comunali e quelle federali) un gettito di oltre settanta milioni di franchi all’anno, pari a circa un terzo di quello di tutte le persone giuridiche.

Con l’abolizione della tassazione speciale per quelle aziende, il rischio concreto è che molte lascino il nostro Paese, con conseguente importante perdita di entrate fiscali, oltre che di posti di lavoro e indotto economico.

Per evitarlo, diversi Cantoni, compreso il Ticino, stanno ipotizzando di ridurre l’aliquota fiscale ordinaria delle persone giuridiche, a cui saranno sottoposte tutte le società: quelle oggi a tassazione speciale (che vedranno aumentare le loro imposte) e quelle che hanno una tassazione ordinaria (che vedranno invece ridursi il carico fiscale).

Lo scopo è quello di trovare un’aliquota che sia ancora attrattiva per le società a tassazione speciale, evitando così una loro partenza, ma anche sufficientemente alta da compensare la perdita fiscale su quelle oggi tassate ordinariamente.

Tanto semplice? Non proprio. Da un lato, perché la riduzione delle aliquote fiscali ordinarie per le persone giuridiche, quand’anche auspicabile e d’incentivo alla loro competitività, sarà terreno di confronto politico con chi fosse contrario alla riduzione delle imposte, con in questo caso però l’atout dell’applicazione del principio della parità di trattamento. Dall’altro, perché – se è vero che con un’aliquota cantonale uguale per tutte le società, tale da compensare la perdita fiscale su quelle ordinarie grazie all’aumento per quelle oggi a tassazione speciale –, l’impatto finanziario per il Cantone potrebbe essere neutro, vi saranno dei Comuni che vedrebbero aumentare considerevolmente le entrate fiscali per il fatto di avere domiciliate molte società oggi a tassazione speciale e tanti altri (la maggioranza) che sarebbero invece confrontati con pesanti minori entrate fiscali, con quindi ulteriore pressione sulle loro finanze e sull’attuale sistema di livellamento intercomunale.

Cantoni come ad esempio quello di Vaud hanno già iniziato il difficile dibattito politico. Il Cantone Ticino ha invece per ora visto l’importante lavoro preparatorio da parte del DFE, ma i partiti e la politica in generale non si sono ancora accorti della delicatezza e dell’urgenza di questo tema che verrà trattato dal prossimo autunno nel Parlamento federale con probabile entrata in vigore fra poco più di tre anni.
Ne va di un terzo delle nostre entrate fiscali da persone giuridiche e del futuro equilibrio finanziario fra i Comuni del Cantone.

Municipale PLR Bellinzona, candidato al Consiglio nazionale