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30.03.2015 - 06:220
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Sagra dell'uva, la Vineria dei Mir: "Noi non ci saremo....". Tettamanti: "Per la festa sarà un anno zero"

Il portavoce dell'associazione: “Noi per la Sagra comunque ci siamo, siamo nati con lei e vogliamo aiutare la sua rinascita. Dal comitato segnali incoraggianti"

MENDRISIO – Sarà un anno zero quello che vivrà la Sagra dell’uva di Mendrisio nella sua prossima edizione. Ne è convinto Massimo Tettamanti, portavoce della Vineria dei Mir, la cui presenza all’evento autunnale è però ancora in forse. Nessuno scontro e nessuna polemica, le ragioni di questo “magari” in risposta all’invito lanciato dall’Associazione della festa della vendemmia sono quelle di un anno fa, ma lo spirito con cui vengono pronunciate è diverso.

A fine febbraio (vedi suggeriti) gli organizzatori della Sagra ne avevano annunciato il cambio di rotta e, intervistato dal Corriere del Ticino, il presidente Antonio Fontana aveva anticipato quali saranno i punti cardine di questa rivoluzione: l’ampliamento del tracciato per arrivare a coinvolgere le Cantine di Mendrisio, una maggiore attenzione ai prodotti tipici a cui verrà dedicato il nucleo e, non da ultimo, l’eliminazione delle aree diventate troppo ‘carnevalesche’. Un progetto che, dichiarava allora Fontana, “speriamo anche convinca la Vineria dei Mir a tornare”.

I contatti, proprio con Fontana, spiega Tettamanti, ci sono stati: “Ci siamo incontrati e ci hanno spiegato quali sono i progetti per risistemare la Sagra. Che dire, sono segnali incoraggianti e non possiamo che esserne contenti: si vede che c’è la volontà di lavorare per riportare la manifestazione alla sua dimensione più autentica e questo è certamente positivo”.

A impedire che quel magari, che è più un “speriamo”, si trasformi in una conferma di partecipazione è la mancanza di uno spazio adatto. Si tratta però, precisa Tettamanti, di due aspetti distinti. Da una parte ci sono i nuovi progetti per la manifestazione (“E noi per la Sagra ci siamo, siamo nati con lei e vogliamo dare una mano nella sua rinascita”), dall’altra la ‘filosofia’ dei Mir.

Il gruppo benefico (il ricavato delle sue attività viene devoluto in beneficienza) è nato per promuovere il territorio e l’enologia del Mendrisiotto ed è quindi fortemente ancorato alla tradizione e all’identità momò e ticinese. “Per noi, come Vineria dei Mir, la sagra è quella delle origini, quella nata nelle corti tra la piazzetta Borella e San Giovanni”.

Palcoscenici, insomma, che per se stessi testimoniano dei valori che hanno ispirato la manifestazione. “E che rispecchiano la nostra idea di Sagra. Tornare e basta, senza avere una location che faccia da giusto contorno, sarebbe un po’ come tradire noi stessi. Ma, lo ripeto, è un discorso interno alla Vineria che non ha nulla a che vedere con l’organizzazione della manifestazione, che sta anzi muovendo buoni passi per rimetterla in carreggiata. Sappiamo che non sarà facile, ma se trovassimo di nuovo una corte che possa ospitarci, potremmo certamente costruire il nostro rientro alla Sagra”.

Se i cambiamenti previsti non dovessero liberare uno spazio adatto, la risposta si potrebbe sperare venga dai privati. Di corti infatti ce ne sono, ma alcuni proprietari hanno deciso in passato di non metterle più a disposizione. I motivi, inutile nasconderlo, sono certamente da ricercare in quel ‘disagio’ che si creava a tarda sera. Quello, insomma, portato dall’ambiente carnascialesco, nel significato meno lusinghiero del termine, e che aveva fatto esplodere la polemica per la piega assunta dalla manifestazione.

Ma, commenta Tettamanti, “io, come molti altri, sono convinto che, se il comitato riuscirà a riportare la sagra al livello di una volta, i proprietari torneranno sui loro passi e metteranno nuovamente a disposizione le corti ora chiuse. Bisogna anche pensare che alcuni hanno investito per risistemarle: a chiunque spiacerebbe buttare via i soldi spesi dopo il lavoro fatto. Rilanciando la qualità, ci sarà quindi un riscontro positivo”.

Di lavoro da fare ce n’è, Fontana stesso premetteva che potrebbe volerci qualche tempo prima di veder realizzati a pieno tutti i cambiamenti. “Ma non tentare niente vuol dire lasciar morire la Sagra”, commenta Tettamanti.

E in questo senso, il 2015 “sarà per la manifestazione l’anno zero. Quello da cui ripartire per far capire che la musica è cambiata, che si è sul sentiero giusto per riavere una Sagra più di qualità che di quantità e riportare tra le vie del centro di Mendrisio chi ama il fatto che sia una festa dell’uva. I numeri dicono che la gente è sempre venuta, ma molte persone se ne andavano deluse. Il grande lavoro che andrà fatto quest’anno è proprio quello di porre le basi affinché chi visiti il Borgo vada a casa convinto di tornare ancora”.

Ilary Bucci

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