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Quarto Potere
19.05.2016 - 07:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Canetta: "La RSI contribuisce all’economia locale con 181 milioni di franchi a fronte di 58 milioni di canone. Le critiche sono utili"

Il direttore della RSI si esprime per la prima volta dopo la pubblicazione dei costi dei programmi: "Non solo di costi si deve parlare ma anche dell’imponente indotto nella regione di un’azienda che non ha eguali per ruolo socioeconomico"

COMANO – Maurizio Canetta torno a parlare (o per meglio dire a scrivere) dopo un periodo di silenzio. E per la prima volta si esprime dalla pubblicazione dei costi dei programmi della radiotelevisione pubblica che tante discussioni ha sollevato. Il direttore della RSI sceglie il Corriere del Ticino per dire la sua attraverso un'opinione pubblicata stamane (e anche questa è una mossa non casuale considerate le forti tensioni tra Comano e il quotidiano di Muzzano degli ultimi tempi). "La Svizzera italiana - esordisce Canetta - nel 2015 ha versato per il canone 58 milioni di franchi. Dal resto della Svizzera ne ha ricevuti 234. Questo perché i fondi raccolti con la tassa di ricezione nella sola Svizzera italiana sono insufficienti a finanziare la ricca offerta radiotelevisiva di cui il nostro pubblico gode. Il resto della Svizzera mostra insomma una grande solidarietà confederale, mettendo sul piatto quei 176 milioni che ci permettono di fare una radio, una televisione e un’offerta online di qualità paragonabile a quelle dei nostri concittadini romandi e svizzero–tedeschi. In ambito radiotelevisivo il federalismo è vivo e vegeto e funziona a netto vantaggio delle minoranze". Ma è soprattutto un altro il punto su cui il direttore della RSI si concentra: ovvero l'indotto che la RSI produce per l'economia ticinese. "Sempre nel 2015 – afferma - quasi 900 imprese nel canton Ticino e nei Grigioni di lingua italiana hanno ricevuto commesse dalla RSI. In totale si parla di oltre 42 milioni di franchi che sono stati ridistribuiti nella regione. Anche le produzioni culturali e gli eventi sul territorio hanno beneficiato di finanziamenti della RSI, per quattro milioni di franchi. Aggiungiamoci la massa salariale e il gettito fiscale e scopriamo che la RSI contribuisce all’economia locale per 181 milioni di franchi. A fronte, ripeto, dei 58 milioni versati per il canone. Un ingente effetto di promozione economica che moltiplica per tre ogni franco versato dai cittadini della Svizzera italiana". "La RSI – argomenta ancora Canetta - ha sicuramente qualche difetto e io lavoro con le mie collaboratrici e i miei collaboratori per cercare di affrontarli. Ma tra i molti pregi, che passano purtroppo a volte sotto silenzio, c’è il suo ruolo di motore economico. E questo si aggiunge al gradimento che i nostri programmi continuano ad incontrare nel nostro pubblico di riferimento". "Le critiche che riceviamo – sottolinea ancora il direttore della RSI - sono utili: ci aiutano a migliorare la RSI e a mantenerla solida, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Nel futuro affronteremo molte importanti discussioni sulla natura della radiotelevisione pubblica, sulle modalità di finanziamento, sui contenuti, sul management. Sono discussioni necessarie in un Paese che ama la propria azienda pubblica di radiotelevisione". "Oggi – conclude Canetta - ho voluto ricordare che non solo di costi si deve parlare quando parliamo di RSI. Ma anche dell’imponente indotto nella regione di un’azienda che non ha eguali per importanza culturale e ruolo socioeconomico. Nell’affrontare le sfide future che ci attendono, teniamo presente oltre ai costi anche questo valore".
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