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Quarto Potere
03.06.2018 - 10:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

No Billag, tre mesi dopo. Cosa è cambiato? "L'unica leva che può spingere la SSR a ridimensionarsi è tagliare i fondi". E si vuole il canone a 200 franchi

Il Mattino ha interpellato diversi esponenti (tutti pro No Billag, va detto) che non vedono modifiche, nonostante le promesse, a tre mesi dallo storico voto. "Se aspettiamo la dirigenza per trovare soluzioni, di tempo ne passerebbe e non poco", sospira Robbiani, concorde con Bühler sul canone. E Tuto Rossi...

COMANO – Sono passati tre mesi alla votazione di No Billag, è cambiato qualcosa? Il Mattino gira la domanda a diversi politici, e la risposta è unanime: no. La RS aveva promesso di fare delle modifiche, ma per il momento non si è visto ancora nulla.

“Le ammissioni e le promesse di cambiamento che abbiamo udito tutti durante la pesante campagna per il voto del 4 marzo sono già state cestinate. È vero ci saranno dei tagli al personale e sulla programmazione, ma nulla più. Non credo che sia questo ciò che si aspettava una buona parte del Popolo quando decise di dare una seconda chance al servizio pubblico e respinse No Billag il 4 marzo scorso. Cosa si può dedurre da tutto ciò? Semplicemente che l'unica leva che può spingere la SSR a ridimensionarsi è rappresentata dalla riduzione dei suoi fondi”, sentenzia Alain Bühler, uno dei principali fautori dell’abolizione del canone e ora della sua riduzione a 200 franchi.

Anche Battista Ghiggia non ha visto cambiamenti, Marco Chiesa spiega che “alle parole devono seguire i fatti”.

“Certamente una votazione popolare per portare il canone a 200 Fr, a questo punto, è più che auspicabile, anche perché, se dovessimo aspettare la dirigenza della SSR per trovare delle soluzioni, di tempo ne passerebbe e non poco. Intanto mi aspetto che pure i dipendenti della SSR paghino il canone come tutti i comuni mortali. Una promessa, come tante, non ancora mantenuta. Vedremo....”, attacca Massimiliano Robbiani.

“L’iniziativa volta a proporre un canone di 200 franchi, se mai verrà lanciata (lo spero), può oggettivamente avere delle buone chance fra i cittadini votanti, però i promotori dovranno studiare una strategia positiva, ben sapendo che i clan famigliari e politici, i potenti gruppi d’interesse e le corporazioni vicini all’ente di servizio pubblico, nonché certe figure che vivono a ridosso dell’ente statale, metteranno in campo di tutto e di più per mantenere i privilegi acquisiti, pagati attraverso la tassa - che ha soppiantato il vecchio canone d’utenza - imposta a tutti noi”, aggiunge Iris Canonica.

Durissimo Tuto Rossi, convinto che nonostante gli ottimi giornalisti, la RSI è destinata a finire come il Giornale del Popolo, perché non ha voluto espandersi in Italia pur avendone la possibilità e “i direttori, i capi, non sono scelti secondo le loro capacità, bensì secondo la loro subordinazione al Partito Liberale Radicale, al Partito Socialista oppure al Partito Popolare Democratico”.
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