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Salute e Sanità
20.04.2018 - 16:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Che bello fare sport! Ma l'infortunio è sempre dietro l'angolo. Ecco come capire se un atleta è a rischio. Il fisioterapista: "Un sistema nato nel mondo del football americano che analizza le funzionalità motorie di professionisti e non"

Il Functional movement screen è uno screening dove vengono analizzati 7 movimenti base che interessano tutto il corpo (tronco, arti superiori ed inferiori). I movimenti vengono valutati qualitativamente e viene attribuito un punteggio da 0 a 3 per ognuno di essi

GRAVESANO - È brutto sentirsi dire: te l’avevo detto! Ma a volte prevedere le cose può essere molto importante per il futuro. Si può capire quando un atleta è a rischio infortunio? E se è al massimo delle sue possibilità fisiche? E quando pratichiamo uno sport sfruttiamo davvero nella maniera migliore possibile le nostre abilità? Oppure solo una parte del nostro potenziale?

Negli Stati Uniti, intorno alla fine degli anni ’90, due specialisti, Gray Cook e Lee Barton, lavorando nel mondo del football americano si sono fatti una domanda: come si fa a far rendere al meglio gli atleti? In questo sport i giocatori guadagnano molto, ma vengono pagati solo quando giocano: quando sono infortunati non vengono retribuiti.
Sapendo che la loro carriera ad alti livelli varia tra i 3 ai 5 anni soltanto, trattandosi di uno sport molto violento, i giocatori devono sempre essere al meglio della loro forma, ed evitare di infortunarsi. Da qui lo studio dei due specialisti per cercare di aiutare e di valutare costantemente queste “macchine da combattimento”.

È per questo, spiega Luca De Vito, fisioterapista alla clinica Ars Medica di Gravesano e con studio in proprio a Viganello (ARTeFISIO) che Cook e Barton hanno creato una batteria di movimenti base, con dei pattern primitivi (vale a dire dei movimenti semplici), grazie alla quale si valuta non la forza ma la qualità del movimento.

“Dal loro lavoro – aggiunge il fisioterapista - è nato uno screening di movimenti funzionali che valuta qualitativamente la mobilità e la stabilità fisica dell’atleta. L’idea che sta alla base della verifica è: se mi muovo meglio ho meno probabilità di farmi male, e se mi muovo meglio in maniera stabile e coordinata la mia performance migliora poiché avrò meno movimenti compensatori. Anche il dispendio energetico sarà minore e quindi potrò sfruttare al meglio tutte le mie potenzialità”.

De Vito utilizza questo sistema per aiutare gli sportivi, professionisti e non, a capire quali sono i loro punti deboli, in modo da prevenire infortuni e migliorare le performance.

Il Functional movement screen (FMS) è uno screening dove vengono analizzati 7 movimenti base che interessano tutto il corpo (tronco, arti superiori ed inferiori). I movimenti vengono valutati qualitativamente e viene attribuito un punteggio da 0 a 3 per ognuno di essi.

“L’FMS – spiega ancora De Vito - è da immaginare come una sorta di imbuto dove vengono filtrati i movimenti, alcune cose passano ed altre assolutamente no, come il dolore. In effetti se durante l’esecuzione delle screening si avverte dolore, lo stesso viene interrotto e il punteggio assegnato è pari a 0. Al contrario se l’esecuzione del movimento viene eseguita in maniera perfetta viene dato il punteggio maggiore, ossia 3. Se il movimento non viene eseguito in maniera corretta viene dato un punteggio 2 e se il movimento non viene eseguito completamente viene dato un punteggio 1”.

Praticamente il punteggio massimo ottenibile è 21, e dai numerosi studi eseguiti e le molteplici statistiche si è notato che il punteggio ‘borderline’ è 14. Gli atleti che ottengono un punteggio inferiore a questo parametro sono ad alto rischio infortuni non da contatto, e nella più parte dei casi vengono sospesi dall’allenamento fino a quando non migliorano la qualità dei pattern motori.

“Questo sistema di valutazione – conclude De Vito - permette di evidenziare quali sono i punti di forza dei singoli atleti e soprattutto di mettere in risalto gli anelli deboli della catena sui quali si andrà a lavorare tramite esercizi correttivi. Per essere forte e stabile la catena deve avere ogni singolo componente in grado di sostenere l’anello precedente e quello successivo, ed è per questo che la qualità del movimento sta alla base di tutto”.

red
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