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12.01.2018 - 08:320
Aggiornamento: 07.01.2019 - 14:06

Nicolò Casolini show! Dalla nuova trasmissione Politicamente scorretto ("Un'intervista giocata") all'imitazione di Giuliano Bignasca ("Mi manca il Nano"). Dalla No Billag ("Non riesco a immaginare la Svizzera senza la sua tv") alla Chiasso caciarona che n

Intervista a tutto campo (ma non solo...) al conduttore che sabato in prima serata esordirà con un nuovo programma di intrattenimento: "Mi sento un po’ come quegli artificieri dei film che devono tagliare un cavo per non fare esplodere la bomba. Spero di tagliare quello giusto. Sai, è un periodo un po' delicato per noi..."

di Andrea Leoni


COMANO - Dalla vita professionale mi sono sempre aspettato di tutto, nel bene e nel male, ma se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei intervistato Nicolò Casolini, ecco, non gli avrei creduto.

 

Perché, insomma, è stravagante sul serio l’idea di interrogare una persona che ho conosciuto quando ancora portavamo i calzoncini corti e, insieme, bighellonavamo per le vie di Chiasso. Un collega con cui ho poi lavorato fianco a fianco a Teleticino e Radio3i, quando lui venne assunto a Melide e cominciò il suo percorso da giornalista. E ancora dopo, quando le strade lavorative si sono divise, un compare di cose di calcio e di battute, con il quale ho continuato a mantenere negli anni una consuetudine giocosa.

 

Ma almeno un pochino, questo “castigo”, me la sono andato a cercare. Nella primavera del 2016 la CORSI mi chiese un contributo per il suo bollettino. Tra i consigli non richiesti alla RSI - mi si perdoni la volgarissima autocitazione - avanzai questo suggerimento: “A Comano hanno in casa uno showman. Si chiama Nicolò Casolini. Mandatelo in onda a far divertire il pubblico”.

 

Il nuovo show “Politicamente scorretto”

 

E mo’ ce lo cucchiamo per davvero. Per otto puntate, infatti, il Nick sarà in onda di sabato sera, alle 20.40 su La 1, con “Politicamente scorretto”: uno show in cui intervisterà un personaggio. “Ma saranno interviste giocate. Un confronto con delle domande ma anche delle prove. Gli ospiti dovranno cantare, giocare, cucinare…”, mi spiega lui. Il punto di riferimento è la trasmissione di Alessandro Cattelan su Sky: “È un personaggio al quale mi ispiro”, confessa.

 

Io Casolini alla Cattelan non ce lo vedo. L’italiano, infatti, è il prototipo del presentatore moderno. Nicolò, invece, che è un istrionico saltimbanco, per rendere al meglio ha bisogno di liberare la sua vena comica. A cominciare dalle imitazioni. E per farlo non deve essere trapato dalla giacca del conduttore. Mi auguro che il nuovo programma gli consenta di farlo.

 

“Mi manca Giuliano Bignasca”

 

“In effetti nasco come imitatore e mi piace fare il battitore libero. Spero che nella nuova trasmissione si crei lo spazio per fare qualche imitazione. Ci sarà una puntata con Enzo Iacchetti dove si potrebbe presentare l’occasione….d’altra parte, lo sai, te le faccio sempre tutte le volte che ci sentiamo al telefono. Le abbiamo fatte per anni a Teleticino e Radio 3i, realizzando un sacco di sketch. E devo dirti la verità che mi mancano tremendamente. Un’imitazione su tutte…”.

 

Quella del Nano. “E si….prima di tutto perché mi manca Giuliano Bignasca. Era una persona che intervistavo sempre volentieri e con la quale, anche al di fuori dell’ambito lavorativo, avevo un rapporto splendido. Quando penso a lui lo faccio sempre con grande affetto”.

 

Parte il ricordo con imitazione annessa: “Una sera a una festa di compleanno arrivai con la mia mini rossa e Bignasca mi disse: “Senti Casolini, hai 27 anni e sei in giro con quel catorcio qui?”. Perché Nano, gli rispondo, tu a 27 anni con che macchina giravi? E lui mi fa: “Io ero in giro con la Bizzarrini gialla. Trii mudei al mund: uno l’avevo io, un altro uno sceicco arabo e l’ultimo ul Bizzarrini, quel lì che l'ha fai sü la macchina…”. Indimenticabile. Quella festa, per la cronaca, finì con una battaglia di uova: “Guelfi contro Ghibellini” (imita ancora, ndr.). E devo dire che mi manca in particolare l’imitazione del Nano…. fatta al Nano”. Quando gli facevamo gli scherzi…”Ti ricordi?”. E come no.

 

Raccontiamone uno tra i tanti: una mattina il finto Bignasca telefonò a un negozio di sport per ordinare un cospicuo numero di ciabatte da personalizzare. “Sulla sinistra ci voglio scritto Borradori e sulla destra Gobbi”, disse Casolini-Nano all’incredulo commerciante il quale, poco dopo, chiamò in via Monte Boglia per confermare l’ordine. Successivamente arrivò in redazione la chiamata del fondatore della Lega, che aveva subito capito chi erano gli istigatori. Parte l’imitazione: “Casolini sono sotto pressione, non è che perché tu e il Leoni non avete un ca…da fare tutto il giorno, per riempire i palinsesti dovete rompere le balle a me!”. Fine della citazione. “Poi ci attaccava il telefono in faccia. Quante volte…però in fondo si divertiva anche lui”.

 

Gli anni a Teleticino

 

Vabbé, insomma, avete capito che questa non è proprio un’intervista ma una sorta di “do you remember?” tra due ex compagni di microfono che si trovano al bar e decidono di tediare i lettori con i loro ricordi. Un po’ patetico ma divertente. “De Delirium - riprende Casolini - è una delle trasmissione dove mi sono divertito di più in assoluto. Eravamo un gruppo meraviglioso. Tu, Italo Carrasco, Matteo Bernasconi, Joe Pieracci… Siamo riusciti a fare un varietà dignitoso con gli stessi sodi che avevo in tasca io all’epoca: pochi, molto pochi”. E poi un’altra trasmissione radiofonica fatta insieme: Il giuoco del calcio. Un quiz per malati della storia del pallone con una regia ispiratissima di Danny Morandi che intervallava la chiacchiera in studio con le pillole più esilaranti dei giornalisti tifosi. “E vinse Max Herber….Era un programma di nicchia fatto per gente come noi che siamo 30enni ma dentro abbiamo 250 anni…viviamo di nostalgia pallonara: di “Tutto il calcio minuto per minuto”, del ricordo delle formazioni storiche, del fascino dei grandi miti dimenticati…”.

 

La “svoltina”

 

Però Nick, lo interrompo, non è che possiamo proprio solo raccontare i fatti nostri. Che del resto…chissenefrega! Dimmi di questo ritorno all’intrattenimento dopo tanti anni di sport. Una svolta che aspettavi. “Sì e finalmente è arrivata. Penso che l’intrattenimento faccia venir fuori le mie caratteristiche migliori. Lo sport ha comunque un suo protocollo al quale bisogna attenersi, mentre uno show come “Politicamente scorretto” mi toglie diversi vincoli. Vediamo….è un primo passo, otto puntate. Spero che il pubblico ci seguirà in modo che con la nuova stagione, a settembre, si possa ricominciare con qualcosa di più lungo e strutturato”. Quindi una “svoltina” più che una svolta? “Sì, giusto, con la “o”…”. Ma un passo verso l’intrattenimento significa anche un passo lontano dallo sport? “Non saprei…se dovessi essere messo davanti a un out out ci dovrei pensare molto bene. Oggi come oggi probabilmente sceglierei ancora lo sport. Non sarebbe per nulla semplice per me rinunciare ai Mondiali, agli Europei, alla Champions….il calcio è la grande passione della mia vita”.

 

“Filippini un maestro. Bazzi il mio più grande mentore”

 

Vada come vada questo periodo a cavallo tra il 2017 e il 2018, è stato per per Nicolò Casolini un tempo di grandi cambiamenti personali e professionali: “Senza dubbio. È nata mia figlia ed è scontato dire che è un avvenimento che ti cambia la vita. Poi anche dal punto di vista professionale questa nuova trasmissione è una sfida entusiasmante. L’altro giorno l’ho detto anche al mio produttore Marco Filippini, prima di registrare la puntata che andrà in onda sabato: “Siamo diventati grandi. Ci hanno dato la prima serata del sabato”. Marco è stato uno dei miei maestri: ha sempre saputo mettermi il vestito giusto. Ma il mio più grande mentore è stato un altro Marco…Bazzi. Nessuno ha saputo comprendermi come lui. Se devo scegliere una persona da ringraziare per dove sono arrivato oggi, scelgo Bazzi”.

 

Ma ce l’hai un po’ di ansia da debutto? “Molta. Andiamo in una fascia del palinsesto pericolosa. Il pubblico nella Svizzera italiana non è abituato all’intrattenimento il sabato a quell’ora…”. Ma quanto dura? “Una ventina di minuti…”. Vabbé, finisce in fretta, semmai….”Sì, sì…(ride). E poi sai è anche un periodo delicato per noi. Mi sento un po’ come quegli artificieri dei film che devono tagliare un cavo per non fare esplodere la bomba. Spero di tagliare quello giusto. È un periodo che va così…..”.

 

“No Billag: non riesco a immaginare la Svizzera senza una sua televisione”

 

Dai, prendiamo il toro per le corna allora: No Billag, cosa pensi? “Al di là di tutto io non riesco proprio a immaginare il mio Paese - che considero il più bello, civile, liberale e democratico del Mondo - senza una sua televisione. È un fatto di civiltà. Poi uno può votare quello che vuole, ci mancherebbe altro. Ti dirò di più: se io dovessi perdere il lavoro, saranno soltanto fatti miei. Il Gigi di Viganello non si deve preoccupare di questo. Però il Gigi di Viganello deve secondo me preoccuparsi di salvaguardare quello che negli ultimi 60 anni è stato questo Paese con la sua televisione”.

 

Ma tu che frequenti tanto i bar che aria senti in giro? Hai sentito delle critiche fondate? “Diverse. Se devo sceglierne una su tutte ti dico quella di chi ci rimprovera di essere stati arroganti in passato come azienda. È vero. Come comprendo, in certi casi, un po’ di risentimento nei nostri confronti: se esiste questo malessere vuol dire che in parte ce lo siamo andati a cercare.…Una riforma della RSI ci vuole e ci sarà. Però nell’ultimo mese ho sentito anche grande affetto in giro nei nostri confronti e questo mi ha fatto molto piacere”.

 

“Da persona di centrodestra mi dispiace che la Lega sia in prima linea a favore della No Billag”

 

Tu sei una persona di centrodestra: che effetto ti fa pensare che l’iniziativa nasce proprio dalla tua parte politica e che da quell’area giungono critiche durissime sulla parzialità della RSI. Vi danno del covo di rossi. “È un luogo comune ed è sbagliato. Allo stesso modo di chi da sinistra dice che i leghisti sono tutti populisti. Non è vero. Se il 30% in Ticino vota a destra, per forza di cose, essendoci alla RSI 1’200 dipendenti, anche all’interno della radiotelevisione pubblica ci sono elettori della Lega o dell’UDC. C’è anche un problema storico di fondo: i rapporti tra il Movimento e la nostra azienda non sono mai stati buoni…però sì, mi dispiace che la Lega sia in prima linea a favore della No Billag, anche perché ho molti amici nei loro ranghi”.

 

“Quella Chiasso caciarona che non c’è più”

 

Chiusura vergognosamente romantica: ricordo di quando da adolescenti giravamo per Chiasso sul finire degli anni ’90. “È cambiato tutto. Allora Chiasso era la città e Mendrisio il paese. Ora la situazione si è capovolta. Era ancora la Chiasso del contrabbando, dei Rolex, dei locali, dei piccoli negozi. E poi il Moka Efti: quante giornate passate in quel bar…era il punto di ritrovo della gente ricca ma anche di quella meno abbiente. O dei boccia come noi. Era una Chiasso caciarona, vitale. Nei bar ci si accapigliava parlando di politica, di calcio, dei derby di hockey. E allo stesso tavolo ci trovavi a giocare a carte il banchiere, il parroco, il dipendente comunale, l’operaio….Noi eravamo pieni di sogni. Guardavamo la tv e sognavamo di diventare degli autori di programmi. Di cambiare gli stereotipi. E in una piccolissima parte ci siamo anche riusciti, forse, qualche volta…”.

 

“Io più ambizioso, tu più idealista”

 

Ma tu ora hai fatto carriera. “Sì ma solo perché sono stato più democristiano di te. È venuto fuori il fatto che io sono più di destra e tu più di sinistra. Io sono stato più ambizioso e tu più idealista. Ma alla fine penso che sia stato meglio così per tutti. Hai scelto di andare fino in fondo con Bazzi ed è stata la scelta giusta, perché anche quando Vialli si è staccato da Mancini, non è più stata la stessa cosa rispetto a quando erano la coppia Vialli-Mancini. E poi io sono sicuro che un giorno ci ritroveremo”. A bere del whiskey al Roxy Bar? “Anche a bere un cappuccino!.”. Sì, siamo proprio invecchiati....

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