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13.08.2016 - 16:490
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Cronache da sotto la vetta del "Signore del cielo". Dadò: "Siamo a 6'000 metri e lunedì tenteremo la scalata per la cima. Teneteci i pugni che ne abbiamo bisogno"

Il capogruppo PPD dal Khan Tengri: "Saranno giorni freddissimi e durissimi (speriamo non troppo) Ma anche giorni magnifici, per il cuore di un alpinista"

di Fiorenzo Dadò*


Il Khan Tengri, qui sopra e dietro di me nella foto, nella lingua mongola significa il "Signore del cielo"; è un punto di elevazione della Terra magnifico, che ti strega , ti incute timore e rispetto, perché più possente e impegnativo di quanto ci si poteva immaginare dalle foto e dalle descrizioni studiate accuratamente a casa.


Nei giorni scorsi con Andrea siamo saliti ( quasi sempre di notte con la pila sul casco per il pericolo dei crolli di seracchi) fino a circa 6000 metri per acclimatarci e per vedere da vicino l'impegnativa cresta che porta alla vetta. Impressionante!


Per rendere l'idea è come essere sotto il Cervino, ma 2500 metri più in alto. Ora siamo pronti e lunedì se tutto va bene con la meteo partiremo per 4 giorni molto impegnativi, verso questa scintillante e magnifica vetta che guizza verso il cielo.

 
Saranno giorni freddissimi e durissimi ( speriamo non troppo). Ma anche giorni magnifici, per il cuore di un alpinista.

 
Gioia, tenacia, fatica ... che dedico a tutti quei bambini ai quali è stata tolta la luce.


A presto e ...teneteci i pugni che ne abbiamo bisogno.


*capogruppo PPD
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