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22.09.2015 - 06:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

CREDIT SUISSE: “L’economia tiene. Assorbito lo shock del franco. Ma la disoccupazione crescerà. Entro il 2030 la sanità sarà il più grande datore di lavoro. E in Ticino…”

Sara Carnazzi Weber: “Bene industria e immobiliare. Male turismo e commercio. E la piazza finanziaria riprenderà…”

LUGANO - Gli economisti di Credit Suisse aggiornano le loro previsioni economiche per l’anno che verrà. Diversi sono gli spunti e le indicazioni che emergono da un quadro tutto sommato positivo.

Per esempio, gli esperti affermano che, in base a un modello di calcolo, entro il 2030 i settori sanitario e sociale saranno il maggiore datore di lavoro in Svizzera. Un messaggio chiarissimo non solo per la politica, ma anche per le famiglie e i giovani che stanno pianificando la loro formazione. Non è mai troppo tardi per recuperare...

Ma vediamo il quadro generale: invariate, secondo gli economisti dell’istituto di credito, le previsioni di crescita per l'economia svizzera: 0,8% per il 2015 e 1,2% per il 2016.

“A fronte di una pur solo lieve accelerazione della crescita economica, una vera e propria recessione è poco probabile nonostante la forza del franco – scrivono -. L'aumento della disoccupazione non dovrebbe inoltre avere una portata tale da compromettere i consumi”.

Nonostante lo shock del franco, l'economia svizzera non è insomma precipitata nella recessione. “Da un lato, ciò è dovuto alla sana e stabile congiuntura interna. Dall'altro, molte imprese nell'export fatturano in valuta estera e hanno accettato di ridurre i propri margini in seguito alla forza del franco, al fine di conservare le proprie quote di mercato. Tale assottigliamento dei margini comporta di norma una crescita lenta ma duratura del tasso di disoccupazione. Secondo gli economisti di Credit Suisse la disoccupazione aumenterà infatti dall'attuale 3,3% al 3,7% nel 2016”.

E in Ticino? Lo abbiamo chiesto a Sara Carnazzi Weber, responsabile dell’analisi macroeconomica di Credit Suisse Economic Research , che ieri a Lugano ha presentato i punti salienti della ricerca.

 “Non abbiamo previsioni sul PIL del Ticino – dice l’economista a liberatv -, perché a livello cantonale è difficile formularle, ma sulla base degli indicatori esaminati riteniamo che vi sarà un’evoluzione in sintonia con quella nazionale. Ci sono alcuni aspetti positivi nell’economia ticinese: tiene bene il settore industriale e di esportazione, che sta andando meglio rispetto ad altri cantoni. Ci sono anche più domande e licenze edilizie, dove a livello svizzero il settore immobiliare si sta invece indebolendo”.

Soffrono però il turismo e il commercio, spiega la ricercatrice. Il Ticino sta accusando, come il Grigioni, un colpo più duro rispetto a cantoni che offrono un “turismo da città” o congressuale. E sul commercio incide soprattutto il rafforzamento del franco.

Un indicatore economico positivo è invece quello della vendita di autoveicoli, che tiene.

Sul fronte dell’impiego il Ticino vive una situazione dinamica, soprattutto grazie al terziario e al lavoro a tempo parziale. “Fattori che consentono di tenere sotto controllo la disoccupazione – dice Sara Carnazzi Weber -. Non ci saranno aumenti repentini e di breve durata di senza lavoro, come dopo la crisi finanziaria, ma semmai lenti e graduali. Un quadro tuttosommato solido, malgrado l’innegabile frenata registrata di quest’anno dall’economia cantonale”.

Sulla piazza finanziaria, conclude, “stiamo arrivando alla fine dei processi di ristrutturazione e il settore dovrebbe poter ripartire con una nuova realtà e alle nuove condizioni. Tornare quindi su un sentiero più di crescita che di perdita di posti di lavoro”.

LO STUDIO IN SINTESI

Secondo lo studio, la crescita potenziale dell'economia elvetica scenderà dall'attuale quota stimata del 2% all'1,6% entro il 2030. Nell'industria sono invece previsti 100 000 posti di lavoro in meno.

Il mercato del lavoro come ago della bilancia tra crescita e recessione

L’aumento della disoccupazione provocherà probabilmente un freno, ma non un crollo, della crescita dei consumi, in quanto alimentata da diversi fattori. Innanzitutto, l'immigrazione subirà una contrazione limitata.

Secondo l'analisi degli economisti di Credit Suisse, più di un quarto della crescita dei consumi degli ultimi 6 anni può essere attribuita all'immigrazione. Gli economisti ritengono quindi che anche nel prossimo anno l'immigrazione contribuirà ad aumentare i consumi per più di un miliardo difranchi.

Inoltre, pur ipotizzando solo una lieve crescita della massa salariale dello 0,5% a causa dell'inflazione attesa pari a zero, risulta unaumento del potere d'acquisto di quasi 2 miliardi di franchi (anche se una parte di questa somma dovrebbe defluire verso l'estero).

In terzo luogo, il basso livello degli interessi ipotecari alleggerisce il budget di molti proprietari di case e - grazie al legame tra affitti e livello dei tassi d'interesse - almeno in parte anche dei locatari. Infine, la politica degli sconti incoraggia i consumatori a intensificare gli acquisti. Ad esempio, in presenza di forti ribassi sui prezzi delle autovetture si registra di norma un aumento delle nuove immatricolazioni.

Nel 2016 la spesa per consumi privati dovrebbe aumentare complessivamente dell'1% rispetto al 2015, risultando pertanto solo minimamente più debole rispetto all'anno in corso (1,1%).

Nessun grande cambiamento in vista sul fronte degli investimenti

Per il 2016 gli economisti di Credit Suisse prevedono un aumento degli investimenti in beni strumentali dell’1,6% (2015: 1,8%) e una crescita degli investimenti nell'edilizia dell'1% (2015: -1,2%). I tassi d'interesse bassi, le valutazioni azionarie elevate e la pressione verso larazionalizzazione favoriscono gli investimenti in beni strumentali; tuttavia, il persistente clima di incertezza e la pesante situazione dei ricavi nel settore dell'export hanno un effetto inibitore.

Secondo le previsioni degli economisti, nel 2016 le esportazioni aumenteranno in termini reali del 2% (dopo una flessione dello0,5% nel 2015). Il contesto economico dovrebbe migliorare ulteriormente, inparticolare nell'area dell'euro, mentre la crescita negli USA dovrebbe rimanere robusta. Inoltre, è prevista una distensione della situazione dei cambi per le esportazioni, anche grazie al mantenimento degli interessi in territorio negativo e agli acquisti sporadici di valuta estera da parte della Banca nazionale svizzera.

Crescita potenziale in calo dal 2 all’1,6% entro il 2030

A causa dell'invecchiamento demografico e del conseguente indebolimento dell'offerta di lavoro, nonché del rischio di limitazione dell'immigrazione, l'incremento della produttività diventerà sempre più il motore centrale della crescita. Nello scenario principale per la crescita potenziale fino al 2030, gli economisti di Credit Suisse ritengono che in futuro la produttività del lavoro crescerà in media come nel periodo 1998 -2012.

Ciò presuppone tuttavia una maggiore propensione agli investimenti, un saldo migratorio di almeno 40 000 – 50 000 persone all'anno e un'ulteriore intensificazione della partecipazione al mondo del lavoro delle risorse lavorative nazionali disponibili. Anche con queste ipotesi relativamente ottimistiche, gli economisti ritengono che entro il 2020 il potenziale di crescita si ridurrà comunque dall'attuale 2% all'1,8% a causa di fattori demografici. Entro il 2030 è inoltre prevista una nuova contrazione con un tasso di crescita dell'1,6%.

Dove lavoreremo tra 15 anni?

Nel 2014 un lavoratore su otto era attivo nei settori sanitario e sociale e uno su sei nell’industria. Nel 2030 il modello di calcolo degli economisti di Credit Suisse prevede un netto capovolgimento della situazione. La stima prende in considerazione sia l’andamento passatodell’occupazione dal 1991 sia lo scenario principale per la crescita potenziale.

Entro il 2013 in Svizzera vi saranno circa 250 000 occupati in più rispetto a fine 2014 (3,6 milioni). Per i settori sanitario e sociale ne risulta una crescita di quasi 200 000 posti di lavoro e perl'industria una riduzione di 100 000 posti.

L'occupazione crescerà di circa 60 000 unità nella tecnologia dell'informazione e di 70 000 nel settore della consulenza aziendale. Nel modello di calcolo degli economisti, il cambiamento tecnologico è anticipato solo nella misura in cui trasformazioni tecnologiche del passato vengono proiettate nel futuro. Tuttavia, nei prossimi 15 anni potrebbero essere interessati da profonde trasformazioni anche quei settori che nel passato non hanno registrato un forte slancio tecnologico.

Nel caso della sanità, tali trasformazioni potrebbero persino rendersi necessarie. In base alle stime degli economisti di Credit Suisse, la domanda di servizi sanitari su livelli sempre elevati metterà inaffanno l’offerta di lavoro, richiedendo un aumento della produttività.

Aumento della spesa sanitaria giustificato

Come evidenzia un'analisi approfondita degli economisti in “Monitor Svizzera”, la crescente importanza di questo settore rispecchia in parte le mutate preferenze di una società agiata che sta invecchiando; pertanto, dal punto di vista dell'economia nazionale, non è da considerarsinegativa a priori.

In base alle valutazioni degli economisti di Credit Suisse, nel periodo 1997 - 2012 la crescita demografica e l'invecchiamento della popolazione hanno contribuito per più di un terzo all'aumento della spesa sanitaria. Si devono tuttavia constatare diverse inefficienze.

Ad esempio, la domanda di servizi sanitari è spesso indotta dall’offerta. Inoltre, il necessario aumento della produttività è difficile da realizzare a causa dell'elevata incidenza di personale. Gli economisti giungono tuttavia alla conclusione che sia possibile a lungo termine accrescere la produttività del settore grazie alla tecnologia informatica (p. es. e-Health), al miglioramento delle strutture organizzative (p. es. studi medici associati collegati in rete) e a incentivi appropriati (p. es. maggiore concorrenza nel sistema ospedaliero).

Le varie sfumature dell'economia svizzera in una sola pubblicazione

Oltre alle previsioni economiche per il 2016, nell'edizione attuale di «Monitor Svizzera» troverete le risposte alle seguenti domande.

Franco forte: ma quanto?

Il franco svizzero si è rafforzato di circa il 56% rispetto all’euro dal 2007 a oggi. Ecco perché attualmente è valutato su livelli tanto elevati. I tassi di cambio possono registrare rialzi eccessivi; nel lungo periodo, tuttavia, gli squilibri tendono in parte a riassorbirsi.

Dove cresce la Svizzera?

La metamorfosi strutturale in favore del terziario porta alla centralizzazione fisica dei posti di lavoro. Gli spazi abitativi sorgono tuttavia principalmente negli agglomerati. Il numero dei pendolari e il carico delle infrastrutture sono destinati ad aumentare - la politica è dunque chiamata a dare risposte adeguate.

emmebi

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