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31.05.2013 - 09:420
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

AET, i conti vanno bene: "Siamo soddisfatti. Ma anche preoccupati"

AET chiude il 2012 con un utile i 21 milioni di franchi. Ma la liberalizzazione del mercato dell'energia è al centro delle riflessioni dei vertici aziendali. GUARDA LA VIDEOINTERVISTA

MONTE CARASSO - L'Azienda elettrica ticinese (AET) sta bene, è in salute e ha conseguito risultati positivi lo scorso anno. C'è quindi di che essere contenti, o no? Non proprio, perché alla soddisfazione espressa per il 2012 dai dirigenti di AET questa mattina durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati di esercizio, segue la grande preoccupazione per il futuro. Futuro che in un orizzonte relativamente vicino, il 2016, vede una rivoluzione che si chiama liberalizzazione del mercato. 

Ma prima delle preoccupazioni, ecco i risultati principali dell'esercizio 2012: l'utile consolidato è di 21 milioni di franchi, in crescita del 23% rispetto all'anni precedente. Il capitale proprio si assesta a 428 milioni. "Il risultato è in linea con le attese, conseguito in una anno caratterizzato da una produzione idroelettrica del 10% superiore alla media decennale, che è stata però valorizzata in un contesto di mercato depresso, a prezzi sensibilmente inferiori al passato" comunica AET. 

L'Azienda elettrica ticinese sottoporrà quindi all'approvazione del Gran Consiglio un fatturato lordo di 1,3 miliardi, 40 milioni di risultato operativo (+18% rispetto al 2011) e l'utile, come detto, è di 21 milioni (erano 17 nel 2011). La proposta è quindi di destinare al Cantone 17 milioni. 

Tra le componenti straordinarie che hanno caratterizzato l'esercizio 2012, AET segnala che "le condizioni del mercato sono state estremamente difficili" in tutta Europa. "AET ha registrato accantonamenti e svalutazioni per 6,2 milioni" che sono i npratica la copertura della perdita e i costi di dismissioni della centrale di Gavirate in Italia. 

In prospettiva futura ci sono le incognite legate alla liberlaizzazione el mercato. "S'impone una riflessione strategica nel Cda di AET" ha sottolineato il presidente Fausto Leidi perché "l'apertura del mercato svnicola i distributori ticinesi dall'obbligo di approvvigionarsi presso AET che non ha più la certezza di poter vendere l'energia acquistata in virtù dell'obbligo di approvvigionamento stabilito dal mandato pubblico". In pratica, come ha detto il direttore Roberto Pronini si tratta di chiedersi se "ha senso un portafoglio lungo o se non è il caso di accorciarlo. Questa è una scelta strategica di mandato. È chiaro che i rischi di mercato saranno elevati: con la liberalizzazione del 2016 non ci sarà più un solo cliente fisso in Ticino".

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