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Scuola e Lavoro
27.07.2016 - 10:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Cité des métiers sempre più vicina in Ticino? Ecco che cos'è e perché questa volta potrebbe essere finalmente quella buona

Valorizzare e dare visibilità alle professioni con il sostegno congiunto di politica, associazioni padronali e sindacali.

BELLINZONA - Nel programma di legislatura 2015-2019 del Consiglio di Stato – le cosiddette Linee direttive, ora al vaglio del parlamento cantonale – si fa riferimento alla creazione della “Città dei mestieri”, “un’antenna informativa e uno sportello dove ricevere le prime informazioni su progetti professionali, di carriera e azioni di sostegno per chi è alla ricerca di un posto di lavoro o di sostegni per perfezionamenti. Questa struttura svolgerebbe anche il ruolo di spazio espositivo e di animazione aperto verso tematiche legate a professioni, settori professionali, opportunità occupazionali e perfezionamenti”. 

 
Il concetto di Cité des Métiers non è né nuovo né sperimentale, ma risale alla metà degli anni Novanta e degli esempi si ritrovano in tutto al mondo, dalla Germania al Cile, passando da Italia, Spagna, Portogallo, Belgio e Svizzera, dove un centro di questo tipo esiste già dal 2008 a Ginevra.
 
 
Chi è coinvolto nella creazione di una Cité des métiers

 
A ben vedere, la proposta di creare una Cité des métiers non è nuova nemmeno alle nostre latitudini: era infatti già contenuta quale ipotesi di lavoro anche nel programma di legislatura del Governo del passato quadriennio.  Nonostante il rapporto finale dell’apposito gruppo di lavoro – con tanto di proposta operativa di realizzazione della struttura anche in Ticino – sia stato effettivamente presentato, il progetto è però stato congelato, sostanzialmente per ragioni finanziarie, visto l’impatto finanziario stimato attorno ai 500'000 franchi l’anno. Un costo che non ha però scoraggiato la politica, tanto che la realizzazione anche in Ticino di una struttura del genere è stata rilanciata lo scorso mese di febbraio da una mozione interpartitica sottoscritta da Nicola Pini (primo firmatario), Alex Farinelli, Giorgio Fonio, Lorenzo Jelmini, Paolo Pagnamenta e Marco Passalia, i quali hanno incassato il sostegno sia del mondo padronale – Camera di Commercio (CC-Ti), Associazione industrie ticinesi (AITI) e Società svizzera impresari costruttori (SSIC) – sia del mondo sindacale, in particolare di Organizzazione cristiano sociale ticinese (OCST) e Sindacati indipendenti ticinesi (SIT). Padronato e sindacati, dunque, spesso divisi, si sono ritrovati fianco a fianco nel voler garantire un prezioso luogo di incontro dove giovani e genitori possono informarsi costantemente sulle varie opportunità formative, ma anche dove in prospettiva si potranno organizzare mostre, conferenze e altre attività di orientamento. 
 
 
Fornire visibilità alla formazione e alle professioni
 
 
Una sorta di museo delle professioni e dell’orientamento che potrà costituire un ulteriore e importante strumento a disposizione dei collocatori e delle collocatrici, dei giovani e delle famiglie, che potranno così informarsi costantemente sulle 130 professioni che si possono imparare nelle nostre scuole: dal meccatronico al muratore, dall’operatore sociosanitario all’informatico, passando per l’impiegato di commercio. Anche perché un percorso formativo nel ramo professionale permette interessanti prospettive di carriera: è per esempio possibile iniziare l’apprendistato come disegnatore, per poi accedere – con la maturità professionale – alla scuola universitaria professionale e diventare ingegnere, se non addirittura proseguire gli studi al politecnico. Oppure, per fare un esempio nella direzione opposta, dopo il Liceo ci si può indirizzare verso una scuola specializzata superiore per diventare, infine, infermiere. Strade, queste, purtroppo a volte sconosciute a giovani e famiglie, se non addirittura da loro snobbate, secondo l’approccio «liceo al primo posto, scuole professionali a tempo pieno e poi, come ultima spiaggia, il tirocinio»: un approccio sbagliato che la Cité des Métiers potrebbe, insieme ad altri accorgimenti, combattere, permettendo di sfruttare ancora di più e in tutte le sue sfaccettature il sistema formativo svizzero, studiato e invidiato da tutto il mondo ma non sempre conosciuto e apprezzato in casa propria. 
 
 
 
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