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23.10.2013 - 08:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Chasselas: un bianco ticinese sbaraglia la concorrenza vallesana

Il Biango Pugerna di Gianfranco Chiesa si è aggiudicato lo scalino più alto del podio nel corso di una degustazione che vedeva protagonisti i migliori chasselas svizzeri

CERNIER – Sulla tradizione vinicola vallesana non si discute, soprattutto poi se i prodotti arrivano dalla lavorazione del loro vitigno tradizionale, il chasselas. Eppure, durante una degustazione svoltasi a Cernier (NE) il 7 ottobre in cui i migliori chasselas della Svizzera si fronteggiavano, un vino ticinese è riuscito a battere gli altri esperti concorrenti.

Il Bianco Pugerna di Gianfranco Chiesa si è conquistato infatti lo scalino più alto del podio a pari merito con l’En Bayel, un cru prodotto dall’artista di Féchy Raymond Paccot, must presente sulla carta di numerosi ristoranti stellati. “Un po' come se la Svizzera conquistasse la Coppa del Mondo di calcio l’anno prossimo al Brasile”, commenta Pierre-Emmanuel Buss, giornalista di LeTemps, nell’entusiasta recensione che ne ha fatto per il giornale romando.

“Per questo mini campionato – spiega il giornalista –, ho chiesto dei campioni dell’annata 2012 a diciassette produttori. Li ho sottoposti al giudizio di una giuria eclettica composta dal sommelier di Saint-Saphorin Jérôme Aké Béda e dall’enologo di Neuchâtel Christophe Landry. Il torneo si è svolto sul modello dei “Lauriers de platine” del rinomato Terravin: i vini sono stati serviti a gruppi di quattro, cinque. Ogni volta, i due col punteggio più alto si sono aggiudicati il turno seguente e così fino alla finale.”

Giunti all’ultimo “round” ecco che il nostro Bianco Pugerna si ritrovava a fronteggiare, oltre al vino di Raymond Paccot, altri rinomati bianchi come il Clos du Rocher della casa Obrist e il Fischilien del Cru de l’Hôpital. E di fronte a questi grandi nomi, il vino di Gianfranco Chiesa era “quasi un alieno”, commenta Buss. Il chasselas infatti è un vitigno conosciuto a pochi in Ticino, presente nel Cantone con soli 4,2 ettari. Eppure il nostro piccolo Golia ha sconfitto i rinomati David del chasselas, distinguendosi per “la sua espressione molto differente rispetto a quella dei suoi concorrenti: al naso, discreto, esalava aromi di pietra calda e di spezie. Al palato, la sua corposità era introdotta da un’acidità che gli donava un corpo affusolato, in assoluta eleganza”.

 

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