POLITICA E POTERE
Post 9 febbraio, la ricetta di Regazzi: "Rispetto della volontà popolare ma la via bilaterale va salvata. E basta insulti in politica"
Il presidente della Deputazione: "È giunto il momento di abbassare i toni per ritrovare un minimo di compostezza prima che sia troppo tardi. Perché se è vero che chi semina vento raccoglie tempesta, allora vi è da preoccuparsi per il futuro del Paese"

GORDOLA - Di rapporti Ticino-Berna. Del post 9 febbraio. Di clima politico, social network e degrado del dibattito pubblico. Fabio Regazzi ha voluto toccare molti temi caldi e di attualità nel discorso tenuto in occasione dei festeggiamenti per la Giornata del Presidente della Deputazione Ticinese alle Camere federali. Una tradizione che porta cittadini e autorità politiche nel comune di residenza del presidente di turno dei deputati federali, per un momento di convivialità e riflessione politica. 

Quest'anno, come detto, l'onore della festa è toccato al Consigliere Nazionale PPD, la cui presidenza è caduta in un anno che segnerà la storia Svizzera per la votazione del 9 febbraio sull'iniziativa Contro l'immigrazione di massa. E uno dei passaggi chiave dell'interventon di Regazzi non poteva non taccare questo tema: "Il voto del 9 febbraio - ha detto il deputato al Nazionale - ha scavato numerose trincee, interne ed esterne. Interne, tra centri urbani e il loro retroterra, tra cantoni romandi e i cantoni svizzeri tedeschi. Ma anche esterne, tra Confederazione e Unione europea. Nessuno è ancora in grado dire quali saranno le conseguenze di questo voto. Al di là delle rispettive convinzioni, credo comunque che sia giunto il momento di superare le polemiche per metterci tutti assieme alla ricerca di soluzioni praticabili, nella difficile quadratura del cerchio che ci consenta – nel rispetto della volontà popolare, come lo impone il nostro sistema democratico – di salvare la via bilaterale che a mio avviso è imprescindibile".

Regazzi si è quindi soffermato sul disagio che i ticinesi hanno manifestato con forza in varie votazioni: "I frontalieri, la questione economica, il dumping salariale, la viabilità, tanto per citare alcuni disagi, non spiegano tutto. In Ticino, il no granitico nei confronti di ciò che viene dall’esterno, per altro reiterato anche in altre votazioni, si mescola ad un’insofferenza sempre più crescente nei confronti della classe politica cantonale e federale, ridestando dal sonno il vecchio fantasma del fossé e anche quello delle “rivendicazioni ticinesi”, che hanno agitato i rapporti con la Confederazione poco meno di un secolo fa. Ma la storia non si ripete mai allo stesso modo: il lamento di una volta si è trasformato negli ultimi anni in uno sforzo congiunto di Deputazione ticinese e Consiglio di Stato che non si sono stancati di spiegare e rispiegare a Berna come la crescita economica del nostro Paese hanno coinciso con le pesanti ricadute economiche e sociali nel nostro cantone, e che – a differenza delle altre regioni svizzere – la libera circolazione può rappresentare anche una minaccia alla qualità di vita dei ticinesi".

Il Presidente della Deputazione non ha voluto mettere l'accento solo sugli aspetti negativi del momento storico che stiamo attraversando. Anche se, come nel suo stile, Regazzi ha ribadito che i segnali positivi che giungono dalla Confederazione verso il nostro Cantone devono trasformarsi in atti concreti: "Per taluni - ha infatti affermato - potrà sembrare quasi una provocazione, ma personalmente mi sento di poter dire che rispetto a solo un anno fa la sensibilità di Berna nei confronti del Ticino è molto migliorata, come lo testimoniano ad esempio le recenti visite dei Consiglieri federali. Ma questo da solo non basta. Se il grado di comprensione e di conoscenza dei problemi negli ultimi tempi a Berna è cambiato, bisognerà comunque che il Consiglio federale porti presto risultati concreti riguardo alcune nostre cruciali richieste, quali l’annosa questione dei frontalieri e dei cosiddetti padroncini, i ristorni, i vari dossier fiscali, le contromisure per arginare i contraccolpi della libera circolazione, i problemi viari ancora irrisolti".

Infine Regazzi ha voluto spendere qualche parola importante sul clima nella politica ticinese. In particolare sulle sue derive sui social network: tema esploso di recente dopo il dicorso di Manuele Bertoli il primo di agosto. "Il tema della violenza del linguaggio utilizzato nella politica ticinese negli ultimi tempi - ha detto Regazzi -  dovrebbe invitarci a una riflessione. Un tempo ci si indignava contro le espressioni aggressive e volgari di talune canzoni o film. A guardare bene cosa accade oggi in Ticino, il precedente linguaggio sembra roba da educande. Ultimamente assistiamo quasi impotenti, con la complicità dei riflettori mediatici, soprattutto dei social network e dei blogger, ad un’escalation dei toni e a uno smisurato utilizzo di insulti e doppi sensi, che ultimamente hanno persino subito una deriva verso le minacce pesanti. Questi toni nulla hanno a che fare – almeno per quella che è la mia concezione della politica – con il dibattito democratico e sembrano volerci riportare alle discussioni da osteria di piratesca memoria. La politica o meglio il politico – per l’importanza che riveste dal punto di vista istituzionale, sociale e mediatico – ha una grossa responsabilità e non c’è ambito migliore in cui vale il detto: “l’esempio vien dall’alto”. Ritengo sia giunto il momento di abbassare i toni per ritrovare un minimo di compostezza prima che sia troppo tardi. Perché se è vero che chi semina vento raccoglie tempesta, allora vi è da preoccuparsi sinceramente per il futuro di questo Paese".  

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