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Cronaca
12.09.2014 - 13:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Prostituzione in appartamento, Lugano si ‘arma’ di nuove regole per “contenere i disagi di un fenomeno in crescita”

Presentate dal Municipio, le nuove direttive costituiranno “uno strumento di lavoro che permetterà di gestire il tema della prostituzione in appartamenti privati o simili in modo organico e coordinato”, ha spiegato l’Esecutivo

LUGANO – Adottate dal Municipio di Lugano nuove direttive in materia edilizia che regolamentano l’esercizio della prostituzione in luoghi privati.

Quello della prostituzione negli appartamenti è una problematica ormai ricorrente in Ticino e così anche a Lugano, come hanno dimostrato i casi saliti alla ribalta nel corso dell’estate. Con le nuove disposizioni, la Città “si è così dotata di uno strumento di lavoro che permetterà di gestire il tema della prostituzione in appartamenti privati o simili in modo organico e coordinato. I disagi causati da un fenomeno in crescita nelle zone a vocazione residenziale e nelle zone sensibili potranno essere contenuti, mentre la priorità viene posta su uno sviluppo urbano qualificato”, si spiega nel comunicato stampa diramato oggi.

Le direttive, spiega ancora il Municipio, si rifanno alla recente giurisprudenza fatta da una sentenza del Tribunale cantonale amministrativo e “chiariscono gli aspetti legati alla Legge edilizia e alla pianificazione del territorio nell’ambito della gestione del fenomeno della prostituzione in appartamenti”.

In sostanza, secondo al sentenza, ogni cambiamento di destinazione che ingenera ripercussioni nuove, dovrà essere esaminato nell’ambito di una procedura edilizia, che permette di affrontare gli aspetti edilizi, pianificatori e ambientali prima di autorizzare una costruzione o l’esercizio di un’attività.

Perciò “le attività che forniscono prestazioni sessuali a pagamento – nell’ordinamento giuridico svizzero sono legali e beneficiano della garanzia della libertà di commercio e d’industria - si configurano come una destinazione prevalentemente commerciale e di servizio. Il Regolamento edilizio esclude nelle zone residenziali l’insediamento di aziende moleste dal punto di vista delle immissioni materiali o immateriali, in quest’ultimo caso poiché suscettibili di generare ripercussioni inconciliabili con la destinazione abitativa”. La giurisprudenza del Tribunale federale ha quindi stabilito un potenziale di conflitto rilevante fra attività di prostituzione e zona residenziale.

Seguendo la linea tracciata dalla sentenza del TRAM, le direttive approvate dal Municipio indicano che “quando la funzione abitativa supera il 50% la presenza di attività commerciali quali la prostituzione è incompatibile. Per la valutazione occorre considerare non solo il singolo fondo ma l’insieme del comprensorio in cui il fondo è inserito, quindi anche la zona limitrofa, poiché le immissioni immateriali interessano anche i dintorni”.

Inoltre, aggiungono, “la prostituzione in appartamento è esclusa anche da aree cosiddette “sensibili”, ossia laddove si è in presenza di scuole, case anziani, ospedali, luoghi di culto, aree per il tempo libero e lo svago”.

Le direttive permetteranno quindi di sbloccare la situazione anche nei casi di domande di cambio di destinazione pendenti e nei casi dubbi tenuti in sospeso. Le singole istanze edilizie, precisa infine il Municipio, “saranno esaminate tenendo conto delle disposizioni vigenti nella zona interessata (attività ammesse), dei vincoli pianificatori (ad es. destinazione residenziale) e delle effettive ripercussioni dell’attività sull’ambiente circostante e il vicinato. Ai proprietari degli appartamenti dove si esercita la prostituzione situati in zone non conformi sarà intimato l’ordine di presentazione della domanda di costruzione, al fine di valutare la fattispecie. La possibilità di adottare delle misure provvisionali (divieti di utilizzazione) e di avviare procedure di contravvenzione sarà definita caso per caso, sulla base di quanto previsto dalla Legge edilizia”.

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