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Cronaca
18.09.2014 - 07:260
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Tra pena e penitenza. Dai tribunali ticinesi due condanne singolari: alla marcia e ai lavori "forzati"

La prima risale a qualche anno fa e riguarda un minorenne condatto ad andare a piedi dalla Val di Blenio a Genova. La seconda un automobilista condannato a 600 ore di lavori di pubblica utilità

LUGANO – Si chiamano, genericamente, pene sostitutive: niente carcere, da scontare o con la condizionale, e nemmeno aliquote in denaro. Qualcosa che ricorda le penitenze.
Sono due casi diversi. Il primo, che risale a qualche anno fa, è stato raccontato ieri dal magistrato dei minorenni Reto Medici al Congresso annuale della Società di diritto penale minorile (SSDPM), in corso a Lugano. Un giovane, autore di un reato piuttosto grave all'interno della sua famiglia, è stato condannato a una marcia forzata: dalla Valle di Blenio a Genova, per un totale di quasi 300 chilometri da percorrere a piedi, al passo di 30 chilometri al giorno e sotto la sorveglianza di un adulto.
Il secondo caso riguarda invece un 33enne del Bellinzonese beccato a 123 chilometri all’ora su 80 in autostrada in territorio di Grancia. Era già stato sanzionato per una grave infrazione alla guida e quando è incappato nel radar gli mancavano ancora tre giorni al termine della condizionale. Il giudice Marco Villa lo ha condannato ieri a 600 giorni di lavori “forzati” di pubblica utilità. Il 33enne, ha precisato, non si può considerare un “pirata della strada”.

 

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