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23.09.2014 - 07:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Scandalo alla Carità, Noseda ha prosciolto penalmente non politicamente. Non si confondano i piani e l'EOC faccia chiarezza

C'è contraddizione tra le conclusioni del procuratore e la comunicazione dell'Ente. Allora si spieghi quando e da chi è stato deciso di congelare la segnalazione dei medici alla Magistratura. I politici hanno comunque omesso un obbligo

di Marco Bazzi

La tempesta non si placa. Per placarla, questa volta, ci vuole una massiccia dose di trasparenza. E magari anche un atto che finora è mancato ma che ieri ci si attendeva. Ma ci arriviamo. Di fronte alle implicazioni politiche dello scandalo delle fatture irregolari al reparto di chirurgia dell’ospedale La Carità di Locarno occorre una comunicazione chiara e convincente. Al di là dei segreti (istruttorio e d’ufficio) che vanno ovviamente rispettati sul piano formale.
Altrimenti, in assenza di una comunicazione convincente, si apre la strada a una ridda di sospetti e di illazioni che rischia di dare la stura a un giustizialismo forcaiolo. Ci vuole poco in un clima politico di pre-campagna elettorale.

Partiamo dal dato principale: ieri il procuratore generale John Noseda ha firmato un decreto di abbandono sul filone politico della vicenda. Ha stabilito che i tre membri del Consiglio d’amministrazione dell’Ente Ospedaliero che, per legge, avevano l’obbligo di segnalare alla Magistratura i presunti reati commessi dal vice primario di chirurgia e dai due capoclinica della Carità, non sono penalmente perseguibili per non averlo fatto.
L’obbligo di segnalazione alla Magistratura l’avevano il ministro Paolo Beltraminelli, che nell’EOC rappresenta il Governo, e i deputati leghisti Attilio Bignasca e Daniele Caverzasio. Il reato ipotizzato per loro dal Ministero pubblico era quello di favoreggiamento nei confronti dei tre medici. In più, va detto che Beltraminelli avrebbe quantomeno dovuto (per amor di trasparenza, non per obbligo) informare il Consiglio di Stato della vicenda delle fatture irregolari, che risale ai primi mesi dell’anno. Ma questo è un dato puramente politico.

Quindi, l’omissione della segnalazione da parte del ministro e dei due deputati c’è chiaramente stata. Ma non è stata ritenuta penalmente perseguibile. Quindi, la questione rimane politica e non penale.

“Dal profilo giuridico – ha spiegato ieri il procuratore Noseda - può apparire contraddittoria la posizione dei membri del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio (…), ma dall'esame degli atti e dalla ricostruzione della procedura adottata in seno all'EOC dopo la scoperta delle fatturazioni irregolari a Locarno, è emerso che la scelta di denunciare l'accaduto al Ministero Pubblico non è stata scartata. Essa è stata tenuta solo in sospeso in attesa di farla nel momento opportuno dopo aver completato le verifiche contabili necessarie per ottenere il rimborso degli importi sottratti, e soprattutto per garantire il funzionamento del reparto di chirurgia implicato”.
Insomma, il Consiglio di amministrazione dell’EOC non ha deciso di non segnalare i fatti di Locarno alla Magistratura, ma ha solo deciso di attendere. Questa è la conclusione a cui è giunto il procuratore generale.
“Dal profilo giuridico – ha spiegato ancora Noseda -, ciò comporta l'esclusione del reato di favoreggiamento, sia dal profilo oggettivo sia dal profilo soggettivo, non esistendo di fatto gli estremi né per il dolo diretto né per il dolo eventuale. Nessuno dei membri del Consiglio d'amministrazione dell'EOC ha infatti perseguito interessi personali, bensì l'intento comune di non compromettere i servizi ospedalieri”.

Ma queste considerazioni giuridiche stridono palesemente con quanto l’Ente Ospedaliero ha comunicato ufficialmente l’8 settembre, quando già il Ministero pubblico aveva promosso spontaneamente un’inchiesta penale sui tre medici della Carità. Inchiesta affidata al procuratore generale aggiunto Andrea Pagani.

“L’EOC dopo attenta valutazione – si legge in quel comunicato dell’Ente - ha deciso di non denunciare il medico alla Magistratura e di chiudere il rapporto di lavoro con la fine dell’anno 2014 alfine di garantire un periodo di transizione adeguato, anche in un’ottica rivolta verso i pazienti”.
Ecco il punto che bisogna chiarire bene, e sul quale ci vuole più trasparenza di quanta sia stata fatta finora. Se l’EOC scrive “ha deciso di non denunciare”,non ci si può stupire che molti si pongano una semplice e legittima domanda: ma come? Allora perché il procuratore Noseda scrive l’esatto contrario, ovvero: “È emerso che la scelta di denunciare l'accaduto al Ministero Pubblico non è stata scartata. Essa è stata tenuta solo in sospeso…”.
Noseda ha fatto accertamenti e interrogatori, e ha esaminato i verbali del Consiglio di amministrazione dell’Ente relativi alla seduta (o alle sedute) in cui è stato affrontato il caso della Carità, ed è giunto a quella conclusione. Quindi, da qualche parte, quella frase – “la scelta di non denunciare non è stata scartata” – deve averla letta. Nel senso: mica se la sarà inventata…
Quindi, a questo punto sono i vertici dell’Ente Ospedaliero che devono fornire una spiegazione convincente. Non è che si chiede di mettere i verbali in piazza, ma semplicemente di chiarire le posizioni e le valutazioni fatte sul caso della Carità. Una conferenza stampa è il minimo che si possa pretendere, perché l’Ente Ospedaliero non è un’azienda privata – gestisce gli ospedali pubblici – e deve rispondere ai cittadini, non solo ai pazienti. E una questione così delicata non la si liquida con uno scarno comunicato stampa e poi silenzio e tutti zitti.
Infine, torniamo sull’atto che ieri ci si aspettava: il proscioglimento penale non riduce la gravità politica della mancata segnalazione alla Magistratura da parte di chi era tenuto a farla. Dal profilo penale si trattava comunque di un “reato bagatella”. Noseda ha prosciolto penalmente gli “amministratori” dell’Ente ospedaliero, non politicamente. I due piani non vanno confusi. E chi nell’Ente rappresenta Governo e Parlamento dovrebbe trarre le sue conclusioni. 

 

 

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