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10.10.2014 - 17:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ladri morti nelle Centovalli: è "giustizia divina"? Il tema spopola sui social. No al linciaggio, ma dieci anni di galera a chi entra in casa d'altri

Diciamocelo sinceramente: quanti di noi non hanno pensato, ieri, “poveretti sì, ma alla se la sono cercata”? Però adesso bisogna davvero inasprire le pene

di Marco Bazzi

“Un processo in meno!”. “Questa è giustizia vera, fatta da qualcuno che non siamo noi!”. “Dio esiste…”. “Tragedia??? Giustizia!”. “Dove è la tragedia? Una meritata fine...”. “Ora non rubano più”. “Bene! Giustizia fatta da sé...”. “Almeno questi due non ricominciano più a rubare. Per una volta è andata male a loro! 2-0!!!”. “Se davvero sono (erano) ladri a ma riit anca l'cü!”.

Ecco, sono alcune frasi che abbiamo ripreso da Facebook e dai blog. Frasi scritte a commento della morte di due giovani romeni, precipitati in un dirupo mercoledì sera nelle Centovalli dopo aver commesso alcuni furti nelle case.
Due ladri. Quindi, ben gli sta. Giusta punizione. Punizione divina. Reazioni epidermiche ed emozionali certo, ma frasi scritte nero su bianco, molte delle quali firmate con nome e cognome. Frasi che devono farci riflettere, senza falsi pudori e falsi moralismi.

Partiamo dal fatto che la vita è sacra. Ma è anche sacro il confine della propria casa. L’intimità violata è quasi un abuso fisico, una ferita intima che subiamo da individui senza volto che scompaiono nel buio della notte.

E ci chiediamo: perché dovremmo avere rispetto per questa gentaglia? Per questi ignobili delinquenti? Lasciamo perdere le loro storie personali – povertà, disperazione, vite senza futuro - perché altrimenti ci areniamo nel pantano del perdono e della giustificazione. Stiamo al dato di fatto: sono delinquenti e basta. Ma possiamo permetterci di arrivare al punto di augurar loro la morte? Non solo di pensare nel nostro intimo ma anche di scrivere pubblicamente che la tragedia delle Centovalli è stata una “giustizia divina”? 

Alex Pedrazzini dice: “Mi permetto di ricordare a chi cita Dio che affermare che queste due morti siano una soluzione corretta è una bestemmia”.
Però anche lui, che per anni ha amministrato la giustizia, prima da direttore di carcere e poi da ministro, non riesce a liquidare le reazioni emotive come semplice frutto di un imbarbarimento sociale.
Aggiunge: “Quando entrano in casa tua ti portano via dei soldi, dei gioielli… Ma ti appiccicano addosso per sempre la paura, un sentimento di insicurezza che ti resta dentro, soprattutto se sei anziano e indifeso”.

Diciamocelo sinceramente: quanti di noi non hanno pensato, ieri, “poveretti sì, ma alla fine gli sta bene, se la sono cercata”?
I ladri ci sono sempre stati. Ma adesso ce ne sono troppi. Ladri, truffatori, bastardi che cercano di entrarti in casa con scuse assurde, spacciandosi addirittura per funzionari dello Stato o del Comune.
Oggi, l’ennesima rapina in una villa, a Pura: tre malviventi riescono a entrare in una casa, legano mani e piedi la proprietaria, fanno razzia di argenteria. Altri commenti sui social: “Non potevano finire ammazzati anche questi?”.
I tempi sono cambiati. Da anni non viviamo più nell’isola felice in cui si potevano lasciare spalancate porte e finestre, perché “tanto siamo in Svizzera”. Oggi viviamo in un mondo che pullula di ladri e di truffatori. Prendiamo il fenomeno dei “falsi nipoti”: criminali che prendono di mira gli anziani…
Ma sono soprattutto i furti nelle case a preoccupare la popolazione, soprattutto le persone più fragili o che vivono in zone discoste. Qual è la soluzione? Sperare in altri episodi di casuale giustizia divina? Il linciaggio, come nel Far West, dove i ladri di bestiame venivano appesi al primo albero senza tante storie o freddati a colpi di Colt? Tagliare le mani ai ladri come fanno ancora in qualche califfato? Tenere una pistola o un fucile a portata di mano e sparare a vista contro chi varca i nostri confini personali?
No. La soluzione sta probabilmente nell’inasprimento, ma vero, delle pene: chi entra in casa d’altri, che rubi dieci franchi o quadri e gioielli, deve sapere che se viene beccato si fa cinque o dieci anni di galera. Qualcuno dirà: così poi dobbiamo anche pagargli il “soggiorno coatto”. E no, una volta condannati li si obbliga a scontare la pena nelle loro patrie galere. Non si può? Basta volerlo.
Le leggi devono adattarsi ai cambiamenti sociali e il loro senso è proteggere la popolazione. E se i tempi cambiano devono cambiare anche le leggi. Certo, più polizia, più controlli, rimettere gli agenti ai posti di confine secondari, sono cose che si possono fare. Ma servono davvero queste misure a fermare banditi che si muovono nel fitto dei boschi?
Non basta chiedere più polizia e più guardie di confine. Ci vuole una reazione immediata e coordinata da parte dello Stato (della politica tutta) che porti subito, e non fra due o tre anni, a un inasprimento delle pene per chi vìola i sacri confini entro cui viviamo: le nostre case. Iniziamo a far questo senza perderci in inutili dibattiti sulla reale utilità deterrente delle pene. Poi vediamo. Ma facciamo qualcosa.

 

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