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16.10.2014 - 06:570
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Bertoli: "Quei bambini ecuadoregni devono andare a scuola". Gobbi: "No, hanno solo un visto turistico". Il caso di Contone divide i due ministri

Il DECS bacchetta il DI. In gioco la decisione del Municipio di Gambarogno di scolarizzare i figli di una famiglia che vive da mesi in camper a Contone

GAMBAROGNO - Qualche settimana fa il Municipio di Gambarogno ha deciso di interrogarsi sulla di alcune famiglie di ecuadoregni, con passaporto spagnolo, che risiedono da qualche tempo a Contone, in dimore mobili, vale a dire in camper. L’attenzione si concentra in particolare su due bambini in età scolare. Il Municipio cerca di capire quando la famiglia ecuadoregna intende restare a Contone, ma senza ottenere risposte precise.

A questo punto, come racconta oggi LaRegione, scrive al Dipartimento educazione, diretto da Manuele Bertoli, chiedendo il permesso di scolarizzare un bambino in terza Elementare e una bambina all’asilo. Parallelamente, scrive al Dipartimento istituzioni, diretto da Norman Gobbi, per le questioni relative ai permessi e al “decoro del soggiorno”, anche in considerazione dei controlli di polizia già effettuati sugli ecuadoregni.

Bertoli risponde che i bambini vanno scolarizzati: risiedono a Contone da diversi mesi e sono nell’età dell’obbligo scolastico. Cita una raccomandazione della Conferenza dei direttori della Pubblica educazione, e l’Ordinamento cantonale che prevede la scolarizzazione dei bimbi, indipendentemente dal loro statuto. Il ministro socialista puntualizza però che la questione dei permessi non è di pertinenza delle autorità scolastiche, ma di quelle del Dipartimento Istituzioni.

In attesa della risposta di quest’ultimo, il Comune inizia la scolarizzazione dei due bambini, con grande soddisfazione di tutti (Istituto comunale, famiglie e Municipio), scrive LaRegione.
La risposta di Gobbi arriva l’8 settembre. Il Municipio, si legge nella lettera, “non è autorizzato” a scolarizzare i bimbi ecuadoregni poiché non risultano né domiciliati né residenti, ma hanno solo un permesso turistico.

A quel punto il Municipio riprende contatto con il DECS, che reagisce approfondendo la questione e rispondendo con una lettera interna dai toni cortesi ma decisi. Bertoli “riprende” Gobbi per una certa qual disinvoltura nella citazione di alcuni articoli della Legge sulla scuola, e precisa che “il Municipio è tenuto a controllare che tutti gli allievi domiciliati e nell’età prescritta frequentino la scuola obbligatoria nel comune, in un comune diverso o siano iscritti in una scuola privata, mentre l’art. 3 del medesimo regolamento prevede che sono assimilati ai domiciliati i bambini stabilmente residenti di fatto nel comune, indipendentemente dal loro statuto”.

Pur sottolineando di non essere responsabile per la questione dei permessi, il DECS invita il DI a non confondere questo aspetto con quello scolastico, e ricorda che, “come prevedono le regole democratiche ticinesi”, “finché questi bambini saranno presenti sul nostro territorio, dovranno essere scolarizzati”. E conclude: “L’alternativa del resto sarebbe probabilmente vederli in giro con i genitori nell’intento di raccogliere qualche soldo facendo ricorso all’accattonaggio, fattispecie che il progetto di Legge sull’ordine pubblico che il Dipartimento delle istituzioni ha posto in consultazione vuole evitare”.

 

 

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