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03.11.2014 - 10:320
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Radiografia del 9 febbraio: ecco quali ticinesi hanno detto sì e quali hanno detto no all'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa"

Presentato un interessantissimo studio: tra operai e lavoratori dipendenti prevale il "sì", no invece da giovani in formazione e universitari. A favore del testo il 60% di elettori PLR e PPD, il 63% dei Verdi e il 22% di socialisti

BELLINZONA - L’Osservatorio della vita politica regionale (Ovpr) dell’Università di Losanna ha presentato oggi a Bellinzona un nuovo studio sull’analisi del voto relativo all’iniziativa popolare ‘contro l’immigrazione di massa’ del 9 febbraio 2014. In particolare, l’analisi si concentra sul voto avvenuto nel Ticino, il cantone svizzero in cui l’iniziativa ha avuto maggiore sostegno. Lo studio si è avvalso di un’inchiesta d’opinione rappresentativa realizzata presso 1.400 cittadini ticinesi nei giorni successivi allo scrutinio.

Tra i sostenitori dell’iniziativa spiccano la volontà di limitare l’afflusso di stranieri e di asilanti e la convinzione che vi siano in Svizzera e in Ticino troppi immigrati; i timori legati alla presenza di frontalieri in relazione alla concorrenza sleale, alla disoccupazione dei residenti e ai problemi viari, la volontà di mandare un messaggio alle autorità federali. Fra gli oppositori ha invece prevalso l’opinione che l’iniziativa non fosse in grado di risolvere i problemi pur presenti, che fosse ‘troppo estrema’ o che la sua accettazione potesse avere conseguenze negative per la Svizzera nelle sue relazioni con l’Unione europea.

Dall’inchiesta traspare che a dividere i sostenitori e gli oppositori all’iniziativa sono una diversa percezione del ruolo dei frontalieri, degli stranieri e dei richiedenti l’asilo. Allo stesso tempo l’analisi mostra anche che non esiste un’ostilità di principio da parte della grande maggioranza dei cittadini ticinesi nei confronti di queste persone.

Dallo studio risulta che a sostenere in modo più importante l'iniziativa è stato chi dispone di un livello di formazione medio-basso, chi esercita un lavoro domestico non retribuito oppure chi è occupato come lavoratore dipendente (impiegato, operaio). Hanno invece sostenuto meno l’iniziativa i giovani in formazione e le persone con diplomi universitari, mentre il sostegno si è espresso in misura simile fra gli uomini e le donne. A pronunciarsi in misura minore per il sostegno all’iniziativa sono stati gli elettori socialisti (22,2% di Sì), mentre la proposta è stata plebiscitata dagli elettori della LEGA (98,3%) e dell’UDC (97,3%). La maggioranza degli elettori liberali-radicali (60,5%), popolari democratici (61,8%) e dei Verdi (63,6%) ha ugualmente sostenuto l'iniziativa.

In contrasto con precedenti studi, lo studio ha evidenziato un rapporto ambivalente nei confronti degli attori e delle istituzioni politiche. Il voto a favore dell’iniziativa è infatti associato a un minore livello di fiducia nei confronti del governo federale e soprattutto nei confronti dell’Unione europea. Nel contempo, si è osservato tuttavia che una larga maggioranza di chi esprime una fiducia elevata nei partiti e nei politici ticinesi ha sostenuto l’iniziativa (rispettivamente il 76,1% e il 75%). Ciò suggerisce come il voto a favore dell’iniziativa non è stato solo un voto di defezione o protesta, ma anche una potenziale delega nei confronti di specifici attori, in particolare i rappresentanti politici ticinesi.

I fattori riconducibili alla dimensione identitaria e del patriottismo istituzionale hanno ugualmente avuto un impatto rilevante sulla scelta di voto. L’iniziativa ha infatti raccolto ampi consensi tra chi si è detto molto fiero di essere svizzero (80,8%), chi ritiene necessario rafforzare la democrazia diretta (74,5%) e chi auspica l’attribuzione di maggiori poteri ai cantoni (78,4%). Rilevanti sono anche i sentimenti di appartenenza e il radicamento territoriale: fra coloro che hanno sostenuto l’iniziativa risulta essere sovrarappresentato un forte attaccamento al Canton Ticino (74,8% di Sì) e alla Svizzera italiana (72,3%) e un senso di appartenenza all’Europa e al mondo nullo o scarso (rispettivamente 88% e 85,3%), come pure un uso abituale del dialetto ticinese (76%).

I risultati dell’ultimo capitolo dello studio hanno in parte confermato le ipotesi già verificate in occasione dell’analisi del voto del 25 settembre 2005 sull’allargamento degli accordi bilaterali. Il doppio rapporto, con Berna e con l’Italia in generale e con 4 la Lombardia in particolare, sembra costituire un fattore decisivo nello spiegare l’orientamento di voto del 9 febbraio sull’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’. Fra i sostenitori dell’iniziativa figurano soprattutto coloro che ritengono che ‘i maggiori legami con l’Europa mettono a rischio l’identità ticinese’ (93,3%), che ‘il Ticino deve difendersi più di altre regioni svizzere dalla concorrenza estera’ (80,3%) e che ‘la Svizzera dovrebbe fare di più per il Ticino’ (79,4%).

Al contrario una maggioranza degli oppositori all’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’ si è detta, in modo significativamente maggiore, molto d’accordo con le opinioni secondo cui ‘il Ticino deve approfittare dell’integrazione economica con la Lombardia’ e ‘come minoranza linguistica, il Ticino ha tutto da guadagnare nel rafforzare i propri rapporti con l’Italia’.

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