ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
28.11.2014 - 15:350
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Il riposo del guerriero. Dopo 17 anni il commissario Sussigan lascia la guida della Federazione di polizia. "Vi racconto gli anni caldi e l'assemblea più tosta"

Oggi per lui è stata l'ultima assemblea da presidente. Gli succede Ivano Bodino. "Ho forse pagato il mio ruolo in prima fila sul piano professionale. Ma oggi sono contento"

BELLINZONA - Michele Sussigan, 52 anni, è oggi commissario capo a Locarno. Come la maggior parte dei poliziotti ha fatto la gavetta in gendarmeria. È poi entrato nella polizia giudiziaria, lavorando ai commissariati di Lugano e Bellinzona. In seguito, per molti anni, ha diretto il Servizio ricerche e controlli.

Oggi, dopo diciassette anni e tante battaglie, lascia la presidenza della sezione ticinese della Federazione svizzera di polizia. A Bellinzona si svolge la sua ultima assemblea. Sussigan fu eletto presidente nel ’97, all’assemblea di Chiasso, al posto di Orlando Gnosca. Un po’ per caso, racconta: il posto era vacante ed è toccato a me.

È comunque fuori da ogni dubbio che lei ha subito dato una forte impronta alla Federazione.

“Anche qui, però credo vadano sottolineate le circostanze: la mia presidenza è coincisa, nei primi anni, con un cambio al vertice del Dipartimento Istituzioni, Luigi Pedrazzini al posto di Alex Pedrazzini, e con l’ennesimo cambio al Comando, Romano Piazzini al posto di Saverio Wermelinger. Era una fase delicata, nella quale era in pieno corso la riorganizzazione della Polizia avviata già in precedenza dal comandante Franco Ballabio. L’organizzazione che oggi conferma i suoi limiti e impone l’adozione di importanti correttivi, parte dei quali era già stati indicati allora dalla nostra Federazione”.

Così scoppiò la ‘bagarre’…

“Anche qui… le circostanze, che misero in rilievo parecchi problemi che andavano affrontati con un certo coraggio, anche a costo di creare frizioni con i vertici. E venne in effetti a galla un contrasto con il Comando. La chiara divergenza di vedute tra i membri della Federazione e le scelte sostenute dal comando inasprirono il confronto. Anche se poi il tempo ha in più di un’occasione confermato che le nostre visioni erano fondate, e le tensioni si sono progressivamente smussate”.

Insomma, furono anni “a muso duro”…

“Diciamo di sì, soprattutto quelli tra il 2003 e il 2009. Poi dal 2011 con l’arrivo del comandante Matteo Cocchi i rapporti si sono normalizzati e sono ora improntati a una buona collaborazione”.

E con il ministro Norman Gobbi come vanno le cose?

“Pure con lui funzionano bene, anche se non si può esprimere un giudizio di confronto sulla linea politica dell’attuale direttore, in quanto lo scenario in cui ha operato Luigi Pedrazzini era completamente diverso da quello odierno, proprio per i problemi di cui dicevo”.

In quegli anni le assemblee del personale di polizia erano fortemente mediatizzate. Addirittura con riprese integrali dei lavori da parte della RSI.

“Certo, negli anni caldi ci sono state diverse assemblee ad alta tensione, addirittura con tutte e tre le organizzazioni del personale di polizia riunite in una stessa sala. E quelle assemblee hanno confermato che il sentimento che allora veniva definito ‘il disagio in polizia’ riguardava tutti gli agenti e non solo la nostra Federazione o i suoi associati”.

L’assemblea più ‘tosta’?

“Senza dubbio stata quella svoltasi a Lugano a inizio degli anni Duemila. Nel mio discorso avevo tracciato una radiografia piuttosto severa della situazione, che la sala, con un caloroso e lungo applauso, ha dimostrato di condividere in pieno. Forse non tanto le mie parole, ma il clima che si respirava, ha messo in chiaro imbarazzo il comandante di allora, Romano Piazzini”.

Ma voi siete o non siete un sindacato? Perché su questa definizione c’è sempre stata una certa confusione.

“La Federazione è un’associazione di categoria, l’unica attiva a livello nazionale, ma ci occupiamo ovviamente anche di questioni sindacali. Però non siamo un sindacato nel vero senso del termine, come lo sono l’OCST o la VPOD, che rappresentano uno spettro molto più ampio di categorie professionali”.

Si può dire che se l’OCST Polizia ha un referente politico nel PPD, e la VPOD nel PS, il vostro referente è il PLR?

“Spesso ci hanno etichettato come associazione ‘di area’, vicina al PLR, ma la Federazione, con i suoi oltre seicento membri in Ticino, e i suoi 25'000 iscritti a livello nazionale, non può permettersi di essere un’associazione di area. È semplicemente un’associazione di poliziotti”.

Lei ritiene che la sua carriera in polizia sia stata influenzata negativamente dal suo impegno nella Federazione?

“Ammetto che ci sono stati momenti di pressione molto importanti, dove la funzione di presidente veniva un po’ confusa con il mio ruolo di commissario. Ci sono stati anche dei tentativi abbastanza evidenti di delegittimarmi sul piano professionale. Ma nella vita non tutti i mali vengono per nuocere e oggi sono molto soddisfatto del mio ruolo di commissario capo a Locarno”.

Diciassette anni non sono troppi?

“La mia intenzione era di lasciare la presidenza già lo scorso quadriennio, ma poi il cambio alla direzione del Dipartimento e del comandante ci hanno indotto a optare per una continuità”.

In questi anni non ha mai pensato di mollare tutto e di pensare solo al suo mestiere?

“Guardi, nei miei confronti ci sono sempre stati unità e sostegno, sia da parte del comitato sia da parte degli associati. Non mi sono mai sentito solo, e ho sempre avuto la sensazione di essere sulla strada giusta, rappresentando posizioni condivise. Questo mi ha spinto ad andare avanti”.

Ora c’è il conflitto sulla polizia unica, un progetto che la vostra Federazione contrasta e che invece piace ai più. Dipartimento compreso.

“Non siamo contrari per principio alla polizia unica. Ma in questo momento è in atto, sulla base di quanto ha deciso il Gran Consiglio, la creazione dei poli regionali di polizia. Avviare un dibattito in questo momento a nostro avviso distoglie dai problemi attuali e urgenti. I poli regionali potranno essere, una volta attivati – e ricordo che il termine è fissato a settembre del prossimo anno - un ottimo punto di partenza per affrontare il tema della polizia unica. La polizia unica oggi è un’idea ma non un progetto. E noi riteniamo che i tempi non siano ancora maturi per discuterne concretamente”.

La Federazione, che oggi a Bellinzona si riunisce nella 99esima assemblea ordinaria e che si appresta a festeggiare il secolo, sancirà il passaggio di consegne a Ivano Bodino, capoposto a Biasca. Che consiglio dà al suo successore?

“Nessuno in particolare. Ivano è preparato e competente e saprà sicuramente cogliere tutte le opportunità per svolgere al meglio questa funzione”. 

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
assemblea
federazione
polizia
unica
commissario
sussigan
bellinzona
posto
comandante
associazione
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved