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07.12.2014 - 18:530
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Il ciclismo nel cuore, la storia di un ragazzo che vuole diventare un campione. Luca Frasa: “Ma cerco uno sponsor che creda in me”

Essere un ciclista professionista, un sogno che potrebbe diventare realtà per il giovane di Rodi Fiesso, a cui si è presentata l’occasione di entrare in una squadra Continental: “Voglio farne il mio mestiere e la mia vita, ma l’impegno da solo non basta"

RODI FIESSO – Diventare uno sportivo professionista è per molti ragazzi un sogno, ma a volte, per alcuni, si presenta l’opportunità di vederselo sfrecciare vicino, tanto da poter allungare la mano e afferrarlo. È qui che si trova Luca Frasa, giovane ciclista di Rodi Fiesso, che dopo anni di duro lavoro potrebbe aver l’occasione di trasformare il suo sogno in realtà e far parte di una squadra di professionisti.

Classe 1992, Luca racconta di praticare il ciclismo in modo agonistico da più di 10 anni, il suo debutto risale infatti alla stagione 2002/2003. “Questo è il mio quinto anno nella categoria dilettanti. Ma è solo nell’ultimo che ho cominciato a dedicarmi esclusivamente e a tempo pieno alla mia passione”.

Da giovanissimo, prima bisognava pensare alla scuola. “Ho focalizzato le mie energie nel terminare la formazione e nel dare una mano nell’azienda di famiglia”. Luca parla dell’azienda vitivinicola che il padre, Roberto Frasa, ha intitolato a lui e al fratello Carlo. Una piccola realtà con sede a Prato Leventina di produttori dilettanti (Roberto ha una formazione in elettronica e dirige il settore produzione dell’azienda Juri di Ambrì), che ha però saputo sfiorare un argento al Grand Prix du Vin Suisse nella categoria Merlot.

Terminata finalmente la formazione però, e in accordo con la famiglia, Luca può ora lavorare per il suo sogno. “Voglio fare una stagione ciclistica seria e professionale. Dedicherò tutto me stesso per ottenere il meglio per me stesso, ma ovviamente anche per il bene della squadra”, racconta spiegando che per la prossima annata gli è stata offerta la possibilità di entrare a far parte di una squadra Continental di professionisti, che parteciperà a gare del calendario europeo e ad altre con squadre professioniste.

Per cogliere l’opportunità, Luca deve però trasferirsi in Belgio, paese del team, ed essere atleti professionisti, soprattutto agli esordi, ha costi notevoli. “Per questo sono alla ricerca di qualcuno che creda in me e mi sostenga, perché voglio fare del ciclismo il mio mestiere e la mia vita, ma senza uno sponsor, l’impegno da solo non basta”.

L’appello è stato lanciato. Intanto ne approfittiamo per conoscere meglio Luca Frasa il ciclista. “Sono uno sprinter e passista veloce e riesco a lavorare bene anche per la squadra, dando anima e corpo per il team. I miei punti di riferimento? Come campione sicuramente Fabian Cancellara e fra i miei miti, anche se purtroppo, come spesso accade, ne ho potuto solo sentir parlare, per me uno dei grandi rimane Marco Pantani”.

La carriera del Pirata ricevette però un duro colpo per lo scandalo che lo coinvolse quando fu scoperto ad usare sostanze dopanti. Chiediamo quindi cosa ne pensa un giovane che sta cominciando a muovere i primi passi in questo mondo delle ricorrenti pagine nere del ciclismo ‘dopato’.

“Sono completamente contrario a qualsiasi baro e utilizzo di sostanze illegali. Per me, noi atleti dovremmo essere uomini molto forti sia mentalmente sia fisicamente, ma soprattutto tenaci e determinati a  migliorarsi e a confrontarsi con gli altri”.

Per Luca il vero atleta deve saper crescere dimostrando di aver lavorato bene. “Lo sport, tutto lo sport, l’ho sempre inteso come salute,  scuola di vita, rispetto delle regole e dell’avversario,  confronto leale, costruzione giornaliera delle qualità sia mentali che fisiche, miglioramento  dei propri limiti e onestà.  Mai e poi mai ho pensato, e penso, di tradire questi principi e questi valori che dovrebbero e devono essere condivisi, comuni, universali”. 

I traguardi vanno insomma raggiunti con impegno e costanza e non percorrendo scorciatoie facili, per quanto temibili possano essere gli avversari. “Ho sempre guardato con ammirazione, e anche, non lo nego, con un po’ di invidia, agli avversari più forti di me. Succedeva spessissimo, ma verso di loro però ho sempre agito in modo onesto e pulito, cercando di carpirgli qualche piccolo segreto, se mai ci fosse stato.  Dopo le gare cercavo di migliorare per poi rimettermi alla prova e osservare i miglioramenti, lavorando giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro senza mai barare”.

Purtroppo però, conclude Luca, “al giorno d'oggi si legge quasi quotidianamente di casi di sospensione a causa dell’utilizzo di sostanze illecite. E questo è un vero peccato, perché rovina lo sport in generale”.

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