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18.12.2014 - 15:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Disgelo con gli USA, Franco Cavalli: "Tutti gli amici di Cuba oggi festeggiano. Cade un muro, ma è una Berlino al contrario"

L'oncologo e vicepresidente di mediCuba-Europa: "Ora rimane da compiere il passo più importante: il blocco economico continua ed è questo di cui soffrono realmente Cuba e i Cubani, non tanto della mancanza di contatti diplomatici”

BELLINZONA – “Todos somos americanos”: la frase pronunciata dal presidente Barack Obama segna quella che è stata mondialmente salutata come la caduta di un muro, fatto di sanzioni ed embarghi, che divide(va) Cuba e Stati Uniti. Si tratta ‘solo’ di piccoli primi passi certo, ma che pongono fine a oltre mezzo secolo di totale immobilità: era dal 1961 che ogni relazione diplomatica tra i due paesi era cessata, mentre ora, probabilmente già a gennaio, verrà aperta a L’Avana un’ambasciata americana.

Stiamo insomma assistendo, dall’annuncio fatto ieri dai leader di entrambe le Nazioni, alle prime fasi di smantellamento di uno degli ultimi residuati della Guerra fredda. Un nuovo  inizio che però non stupisce chi conosce a fondo la realtà cubana, come ci rivela Franco Cavalli, oncologo e vicepresidente di mediCuba-Europa, a cui abbiamo chiesto di commentare la pace fatta tra USA e Cuba.

“È vero, in certo senso scompare uno degli ultimi residui negativi della Guerra fredda, ma penso anche che in questo caso la situazione sia particolare: se vogliamo, è il contrario di quanto avvenuto con un altro muro, quello di Berlino. In quel caso, la caduta segnò la vittoria degli USA sulla Russia, mentre oggi è una scomparsa di segno opposto: è la vittoria di Cuba sugli Stati Uniti. I segnali premonitori c’erano, anche se devo ammettere che personalmente mi aspettavo ci sarebbe stato solo uno scambio di prigionieri e non una apertura diplomatica così importante. Tanto meglio, ma questo è solo un primo passo. Ora rimane da compiere quello più importante: il blocco economico continua ed è questo di cui soffrono realmente Cuba e i Cubani, non tanto della mancanza di contatti diplomatici”.

Porre fine a una decisione che si è rivelata fallimentare, (l’embargo ha fallito: ha creato immensi disagi a Cuba, “ma mezzo secolo dopo i comunisti di Castro sono sempre al potere”, è stata proprio la constatazione con cui il presidente americano ha aperto il suo discorso) è infatti l’obbiettivo dichiarato di Obama, ma questo, come sottolinea anche Cavalli, per ora rimane solo tale: “Questo primo passo poteva esser deciso da Obama autonomamente, ma per l’abolizione dell’embargo ci vorrà una decisione del Congresso, che sarà più difficile e lunga da ottenere”.

Per il momento quindi, oltre a un forte segnale e alla rinascita delle relazioni diplomatiche, i cambiamenti immediati riguardano l’abolizione di alcune restrizione, come quelle legate ai viaggi, al flusso di informazioni e al trasferimento di denaro verso l’isola caraibica. Per questo, aggiunge Cavalli, “non penso che la situazione a Cuba cambierà di molto a breve. Questa decisione porterà più turisti, una maggiore facilità negli spostamenti e i cubani che vivono negli States potranno più facilmente inviare denaro sull’isola. Fattori che possono essere importanti, ma che sono solo un inizio. Un vero miglioramento della qualità di vita lo si avrà però solo col venir meno dell’embargo”.

In ogni caso, la notizia è di quelle importanti. Una decisione storica, che ha visto riversarsi, in primis gli studenti, molti cubani per le strade fino a notte fonda, come hanno riportato i corrispondenti di molte testate. “Tutti gli amici di Cuba – racconta Cavalli – oggi festeggiano. L’annuncio è stato salutato in modo molto positivo, perché non c’è dubbio che si tratti di una vittoria dei cubani”.

C’è anche chi, come il giornalista di Repubblica Vittorio Zucconi, pur salutando i fatti come “l’apertura di una nuova era per i cubani”, non manca di sottolineare che tutto ciò avviene in concomitanza a un altro importante aspetto: il declino fisico dei fratelli Castro, alla cui morte il regime è destinato a finire. Insomma: “La rivoluzione è finita, ora bisognerà capire cosa succederà all'isola caraibica”. Che si sia o meno con la lettura del giornalista italo-americano, una cosa sembra però certa: per Cuba si aprirà un’epoca di profondi cambiamenti.

“Ci saranno incognite in più – commenta infine Cavalli –, ma a Cuba c’è già in pectore il successore di Raùl Castro. Non penso che la struttura politica del Paese cambierà a breve scadenza. La necessità è ora un’altra: Cuba vuole accelerare lo sviluppo economico e per far questo ci vuole la normalizzazione dei rapporti con Washington. Cosa che, va ricordato, Cuba ha sempre voluto fare, è stata invece l’America a chiudere i contatti. Raùl Castro ha quindi sicuramente bisogno di successi in campo economico per il paese, non in quello politico”.

IB

 

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