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20.01.2015 - 08:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Accordo Svizzera-Italia, cresce la tensione in Governo. Bertoli: "O questa minestra...". Gobbi: "Sgarbo al Ticino"

Domani il Consiglio di Stato dovrebbe prendere posizione sulla bozza di intesa tra Berna e Roma. Per il ministro PS non ci sono alternative a quanto concordato tra i due Paesi. Gobbi ribadisce: pronti a bloccare i ristorni

LUGANO - C'è grande attesa nell'arena politico mediatica per la seduta di domani del Consiglio di Stato. Una riunione in cui verosimilmente i ministri prenderanno posizione sull'accordo tra Svizzera e Italia. E al momento sembra difficile che il collegio governativo riesca a produrre una tesi unanime. Il principale nodo della discordia della bozza di intesa siglata tra Berna e Roma riguarda l'imposizione dei frontalieri. Due i punti critici: il primo riguarda il livello di tassazione, al massimo al 70% dello stipendio, pochino per i critici, nonostante i circa 13 milioni in più che arriverebbero nelle casse statali. Il secondo concerne la clausola sul 9 febbraio: qualora entrassero in vigore in contingenti, la nuova intesa decadrebbe automaticamente facendo risorgere dalle ceneri l'accoro attualmente in vigore siglato nel 1974. E due sono pure le posizioni, molto distanti, se non antitetiche in Governo. Da una parte quella positiva verso l'accordo di Laura Sadis e Manuele Bertoli. Dall'altra quella molto negativa dei due leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali, che si sono già detti pronti a bloccare i ristorni a giugno. Paolo Beltraminelli, al momento, non ha assunto pubblicamente una posizione. Il Corriere del Ticino anticipa oggi il succo della discussione governativa riportando alcune dichiarazioni di Bertoli e Gobbi. Per il ministro socialista e presidente del Governo "non ci sono alternative. Dopo anni di delicate negoziazioni chi si immagina di poter ancora cambiare le carte in tavola s’illude largamente. Quindi o questa minestra o lo statu quo". Gobbi dal canto suo, ribadendo il proposito di bloccare i ristoni se l'accordo non cambierà, lancia una timida apertura sull'imposizione dei frontalieri ma non transige sulla clausola anti 9 febbraio definita "difficilmente sostenibile" e "l’ennesimo sgarbo al nostro Cantone". Il ministro leghista non risparmia neppure una stilettata diretta al presidente del Governo: "Se non possiamo più influenzare Berna come dice il collega socialista allora tanto vale che i Cantoni, in merito, non vengano nemmeno consultati".
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