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23.01.2015 - 07:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Da Verona al Ticino grazie a un programma destinato ai giovani luganesi disoccupati. Ecco com'è stata assunta la protagonista della nomina annullata al LAC

Ed emerge che in 20 casi su 250, gli aiuti del Progetto lavoro della Città sono andati a beneficio di giovani italiani, domiciliati ma anche solo dimoranti

LUGANO - Claudia Burgarella, protagonista del pasticciaccio legato alla nomina dell’event manager del LAC di Lugano, è stata assunta dalla Città in circostanze che sollevano più di un interrogativo. E non è l’unica. Il Corriere del Ticino ha ricostruito i retroscena della sua assunzione, avvenuta alla fine del 2012. Nata e cresciuta a Verona, Burgarella si è trasferita a Lugano nel novembre di quell’anno e il mese dopo è stata assunta all'amministrazione comunale grazie al Progetto Lavoro. Un fondo anticrisi, destinato ad aiutare disoccupati ticinesi, creato nel 2008 e gestito dal Dicastero giovani ed eventi, che fa capo al  municipale Lorenzo Quadri.
Da notare che il Progetto lavoro non è costato noccioline alla Città: tra prima e seconda fase – quindi tra il 2009 e lo scorso anno, Lugano ha messo sul tavolo qualcosa come 30 milioni di franchi!
Obiettivo: “Contenere la spesa sociale derivante dall’inattività lavorativa e a favorire l’inserimento professionale con misure di promozione dell’occupazione”.
“L’obiettivo era di offrire un’esperienza professionale capace di contribuire allo sviluppo delle competenze e quindi ampliare le possibilità di collocamento”.

La domanda a questo punto è legittima e anche decisamente imbarazzante – anche se i dubbi e le voci su certe assunzioni non proprio conformi nell’ambito dei programmi di riqualifica circolano da tempo in città -: come è stato possibile che una ragazza di Verona, per quanto brava e capace, sia stata assunta grazie ad aiuti destinati ai ticinesi? 
Al Corriere del Ticino Marco Borradori ha detto: “Ci siamo chinati come Municipio su questa situazione e ci è stato confermato che, grazie alla seconda fase del Progetto Lavoro, sono state assunte 250 persone. Venti erano italiane e di queste 15 avevano un permesso di domicilio, 5 un permesso di dimora”.
Ma sul sito internet del Progetto lavoro si legge: “È un servizio d'impiego professionale di persone domiciliate nel comune di Lugano (...) si orienta all'inserimento professionale, alla promozione dell'occupazione lavorativa e al contenimento del disagio dovuto alla disoccupazione”.

Il sindaco ha aggiunto al Corriere: “Effettivamente, anche se sono stati solo 20 casi su 250, erano comunque 20 di troppo. In futuro faremo in modo che situazioni del genere non si ripetano. Infatti eventuali nuovi progetti di questo tipo saranno affidati al Servizio del personale”.

Ma non si può sempre mettere una pietra su tutto con la scusa di voltare pagina: adesso il Municipio deve spiegare per filo e per segno come sia stato possibile che un fondo creato per aiutare i giovani luganesi disoccupati sia stato utilizzato per creare posti di lavoro pubblici per giovani di cittadinanza italiana. Questa è la semplice domanda a cui va data una risposta.

emmebi

 

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