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26.01.2015 - 07:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Bertini fissa l'obiettivo: "Far vincere il partito ed essere tra i vincitori". E lancia il ticket con Vitta: insieme in Governo

Intervista al candidato PLR al Consiglio di Stato: "Con la Lega sarà una sfida durissima". E sull'investitura ricevuta da Gendotti dice: "Cercherò di non deludere le sensibilità radicali, che sono anche le mie se ben coniugate con quelle liberali"

di Andrea Leoni

Michele Bertini me lo dica fuori dai denti: lei si candida solo per dare una mano al partito, e quindi con la segreta speranza di restare in Municipio a Lugano, oppure corre per vincere ed essere eletto in Consiglio di Stato?
"Nessuno corre con delle garanzie in tasca. Mi sono messo a disposizione per dare un contributo al successo del PLR, riportare due liberali-radicali in Governo e permettere agli elettori di fare una scelta fra profili diversi. Ma non voglio eludere la sua domanda, quindi schiettamente le rispondo: il mio obbiettivo è far vincere il partito ed essere tra i vincitori. Ambire a un buon risultato elettorale personale è una legittima aspirazione di tutti i candidati. Poi, gli elettori e le elettrici esprimeranno le loro preferenze (voti di partito e preferenziali) sceglieranno per affinità politica, per simpatia, per… chissà quale altro motivo. Non dimentichiamo che i voti preferenziali concorrono al successo del partito. Quindi, non faccio una campagna passiva. Mi presento al giudizio degli elettori con i miei pregi, i miei difetti, la mia personalità, il mio bagaglio di esperienze. I ticinesi faranno la loro scelta, in ogni caso continuerò ad essere al servizio della cittadinanza.
 
A suo avviso il PLR potrebbe dirsi vincitore solo in caso di raddoppio?
"Sì, il nostro obbiettivo è recuperare i consensi persi nelle precedenti elezioni, convincere i senza partito, conquistare nuovi consensi, riconquistare i liberali-radicali scontenti e delusi. Non proponendo aria fritta ma un serio programma per il futuro del Ticino che può essere consultato su www.plrt.ch. Ovviamente, puntiamo al raddoppio in Governo". 
 
E chi le piacerebbe, qualora fosse eletto, come collega di Governo a Bellinzona?
"Nel tandem PLR in Governo ci dovrebbe essere un Consigliere di Stato che abbia esperienza, maturata nel partito, a livello comunale e nel Gran Consiglio e un ministro che porti il vigore delle nuove generazioni. Christian Vitta vanta tre legislature in parlamento, una solida conoscenza della politica cantonale e pure dei temi comunali (essendo sindaco). La mia breve esperienza di municipale di Lugano (preceduta da una legislatura in Consiglio comunale) mi ha subito proiettato nelle tematiche cantonali. Sono pure vicepresidente dell’Ente regionale per lo sviluppo del Luganese e delegato nella commissione perequazioni intercomunale. Forse i Ticinesi vorranno ancora puntare su una rappresentanza regionale, in chiave Sopra e Sottoceneri. Le urne diranno…". 
 
Ma se fosse eletto in Governo le dispiacerebbe lasciare il Municipio di Lugano?
"Lugano, ce l’ho nel cuore. Certo, mi dispiacerebbe… sono molto motivato sia nel lavoro collegiale sia nelle responsabilità dei dicasteri. Ho un contatto privilegiato con la cittadinanza e con i collaboratori che mi dà grandi soddisfazioni. Ci sono dei progetti aperti – per esempio il polo sportivo, notizia di questa settimana – di valenza sovracomunale ai quali ho potuto dare degli input decisivi. Se fossi eletto in Governo, sarei felicissimo di accettare una sfida ancora più grande e di portare il mio contributo per lo sviluppo e il benessere di tutto il Cantone".
 
Cosa risponde a chi dice che è troppo giovane per fare il Consigliere di Stato?
"In effetti questa è stata la mia iniziale riflessione, declinando l'invito a candidarmi. Poi questa mia candidatura è stata sollecitata perché il partito ha ritenuto che fosse la soluzione migliore per affrontare al meglio questa campagna elettorale. E alla fine mi sono convinto che nonostante i miei 30 anni, con umiltà e impegno, passione e coraggio, e la fresca, intensa e concreta esperienza a Lugano, avrei creato la squadra giusta per gli obiettivi del PLRT. Ecco, ora si corre… verso il 19 aprile 2015". 
 
È una cosa di cui si discute molto fra gli addetti ai lavori: che effetto le ha fatto che anche un leader radicale come Gabriele Gendotti sia sceso in campo per convincerla a candidarsi al Governo?
"Evidentemente quando delle persone di un certo spessore ti incoraggiano e di appoggiano fa piacere ed è motivante.. Cercherò di non deludere le sensibilità radicali, che sono anche le mie se ben coniugate con quelle liberali". 
 
Che tipo di partita immagina tra PLR e Lega e qual è la sua opinione sulla Lega?
"Sarà una sfida molto tirata. I ticinesi ne hanno abbastanza delle lotte infinite per partito preso, vogliono concretezza e risposte mirate ai loro problemi, in primis quelli occupazionali. La mia impostazione è da sempre quella di non cercare il conflitto ma di promuovere le mie idee e quelle del PLR e un'azione politica concreta sul presente e delle visioni per il futuro del Paese. Come tutti, potrei anche sbagliare, l’importante è avere la capacità e l’onestà di correggere eventuali errori". 
 
Ma perché, a suo avviso, i ticinesi dovrebbero cambiare la maggioranza relativa leghista in Governo e tornare a quella liberale?
"Invito i ticinesi a partecipare al dibattito politico di queste settimane e, il 19 aprile, a fare consapevolmente la propria scelta. Mi danno fastidio gli opinionisti che giudicano il voto dei cittadini parlando talvolta di "voto di pancia" o di "voto di testa".  Per me il voto è il voto e va solo rispettato, siamo in democrazia! Io credo nella maggioranza relativa liberale-radicale, garante di solidi valori -  libertà, giustizia, responsabilità, solidarietà – orientata al dialogo, alla costruzione del consenso politico per uno Stato sostenibile con finanze sane e all’indispensabile coesione sociale.
 
In questi giorni si parla molto dell'accordo tra Svizzera e Italia. Lei cosa ne pensa? Va accettato?
"Sono favorevole anche se non mi piace per nulla la clausola anti 9 febbraio. La Svizzera è un modello di successo perché ha istituzioni solide molto radicate nella cultura popolare: non mi lascio quindi di certo intimorire dall'Italia e neppure accetto lezioni su processi democratici che noi conosciamo da secoli".  
 
Lei come ha votato sull'iniziativa Contro l'immigrazione di massa? 
"Io ho votato come il mio partito. Ho votato NO". 
 
Ha cambiato idea?
"Ho mantenuto la stessa opinione ma tengo a dire una cosa su questo punto. Il voto del 9 febbraio è la chiara dimostrazione che in Svizzera c'è chi sta tirando troppo la corda. E il popolo svizzero da sempre interviene come elemento regolatore quando una parte del Paese esagera o sbanda. In Svizzera ma anche in Ticino abbiamo tanti imprenditori seri che vivono il fare azienda in maniera sana, facendosi carico delle giuste responsabilità sociali. Ed è questa l'economia che dobbiamo promuovere. Purtroppo c'è chi abusa del sistema e non va tollerato". 
 
Se sarà eletto in Consiglio di Stato sarà un ministro di centrodestra?
"Se sarò eletto sarò prima di tutto il ministro dei ticinesi e poi del PLR. Se ho scelto il partito liberale radicale è proprio perché sotto lo stesso tetto accomuna la responsabilità individuale con quella collettiva. E segue il principio che per distribuire la ricchezza bisogna prima crearla".
 
Allora mi dica una cosa che non le piace della sinistra.
"La sinistra è dogmatica e dovrebbe cominciare a combattere la povertà e non la ricchezza. Come del resto diceva una grande leader socialista come Olof Palme".
 
E una cosa che non le piace della destra?
"Non mi piace l'avidità nella ricerca del profitto ad ogni costo e nella gestione della ricchezza. Il compito dello Stato è quello di porre le basi per creare la ricchezza ma anche per ridistribuirla equamente  - non a pioggia, non in modo inutile o improduttivo – perché la coesione sociale di una collettività non può prescindere da una sana ed onesta ridistribuzione". 

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