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27.02.2015 - 08:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

L'esplosione dei permessi B e le maglie larghe della libera circolazione. Troppi diritti, pochi doveri e molti abusi. L'Ufficio migrazione: "Preoccupati"

Il rilascio di permessi B negli ultimi anni è passato da 6'600 a quasi 9'000. Poi c'è stato il giro di vite. Gli uffici comunali presi d'assalto da chi vuole la dimora in Ticimo

di Marco Bazzi

BELLINZONA - Residenze e impieghi fittizi. Questo è il titolo del fenomeno. Sommerso, ma reale. Difficilmente quantificabile, ma senza dubbio non irrilevante.
Un fenomeno legato ai cosiddetti “permessi B”, i permessi di dimora, che garantiscono a chi li ottiene molti più diritti – e vantaggi - rispetto a quelli che può vantare un lavoratore frontaliero grazie a un semplice permesso G.
Qui le maglie larghe della libera circolazione mostrano tutte le loro falle e pian piano ci rendiamo conto di che razza di accordo abbiamo firmato con l’Unione Europea.
 
I permessi B rilasciati in Ticino sono stati 6’606 nel 2011, 7’764 nel 2012, 8’984 nel 2013 e, dopo il giro di vite deciso dal Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, nel 2014 si sono assestati a 7'982.
La prevista équipe del lavoro che il Dipartimento intende creare all’interno della Polizia cantonale potrebbe contribuire a combattere gli abusi anche sul fronte dei “permessi facili”, ma sono soprattutto i serviti e le polizie comunali – gli agenti di quartiere in particolare – che devono segnalare al Cantone i casi sospetti.
 
“Siamo molto preoccupati – dice Morena Antonini, responsabile dell’Ufficio della migrazione al Dipartimento Istituzioni -. Ci rendiamo conto che in alcuni casi vi sono degli abusi, ma abbiamo le mani legate dagli accordi internazionali. Seguiamo da vicino i dossier che destano dubbi, e a volte riusciamo anche a revocare dei permessi di dimora laddove le condizioni legali siano adempiute. Ma possiamo agire più facilmente se i comuni ci segnalano i casi sospetti e in questo senso abbiamo chiesto agli Enti locali di sensibilizzare la vigilanza da parte di chi vive e conosce il proprio territorio. E chiediamo ai comuni di segnalarci ogni caso sospetto”.

CHI HA DIRITTO AL PERMESSO B

Veniamo ora alla definizione ufficiale del permesso B, che ha una validità di cinque anni, e poi affrontiamo, nel dettaglio, il tema dei possibili abusi.

Il permesso di dimora “viene rilasciato alla persona che ha la nazionalità di un Paese UE/AELS che intende stabilirsi in Svizzera per esercitare un’attività lucrativa (dipendente o indipendente) o per soggiornare senza esercitare un’attività lucrativa (redditiero, pensionato, eccetera). Può essere accordato anche ai familiari stranieri, indipendentemente dalla loro nazionalità, che hanno diritto al permesso nell’ambito del ricongiungimento familiare”.

Fin qui ci siamo. La legge stabilisce inoltre che chi esercita un’attività lucrativa dipendente “può ottenere un permesso “B” se dispone di una conferma d'impiego/contratto di lavoro della durata minima di 1 anno o a tempo indeterminato. Il permesso dà diritto alla mobilità geografica e professionale su tutto il territorio nazionale”.

Questo è il quadro giuridico che discende dall’accordo sulla libera circolazione. Ma dietro le norme c’è la realtà, e la realtà è che gli sportelli dei comuni sono sempre più confrontati con lavoratori stranieri che richiedono la dimora, e anche con frontalieri che domandano di cambiare il loro statuto in quello di dimorante.

LE POCHE CONDIZONI PER OTTENERE IL PERMESSO…

Quali sono le condizioni per chi chiede un permesso B? Pochi. Deve presentare un contratto di lavoro (ma secondo l’accordo siglato con Bruxelles è sufficiente un’attestazione del datore di lavoro), deve disporre di un documento di legittimazione valido, e indicare un indirizzo di domicilio in un dato comune.
Ora, molti, moltissimi, sono i casi in cui il richiedente afferma di coabitare da un amico, dalla fidanzata, eccetera. In realtà in questi casi gli uffici comunali di controllo abitanti non potrebbero nemmeno pretendere dal richiedente  - come invece fanno o dovrebbero fare – la dichiarazione dell’amministrazione dello stabile che autorizza la coabitazione.

Già, perché Bruxelles ha già fatto sapere a Berna che le autorità dei singoli cantoni non hanno il diritto di pretendere un contratto di locazione. Deve bastare un indirizzo, senza contratti o certificazioni dell’amministrazione del condominio.

Ma poi chi controlla che il titolare del permesso di dimora non continui, per esempio, a fare il frontaliero? Chi controlla che il suo datore di lavoro non sia in realtà un amico (complice) che l’ha assunto temporaneamente solo per consentirgli di ottenere il permesso? Da qui il problema delle residenze e dei contratti fittizi, veri e propri abusi commessi ai danni di uno stato sociale fin troppo generoso.

… E I  MOLTI DIRITTI

Per chiudere il cerchio elenchiamo i diritti di chi ottiene un permesso di dimora. Anzitutto il diritto a percepire la disoccupazione anche se viene licenziato dopo pochi mesi di lavoro. Basta che negli ultimi due anni abbia lavorato complessivamente almeno 12 mesi e nel computo vale anche l’attività esercitata nel suo paese di provenienza.
Inutile dire che le indennità percepite in Svizzera non sono nemmeno paragonabili a quelle a cui i disoccupati hanno diritto in Italia.

La perdita del lavoro può essere un motivo di revoca del permesso, ma non prima di sei mesi: bisogna dare infatti tempo al disoccupato di cercarsi una nuova occupazione. E nel frattempo…

Il dimorante ha inoltre diritto a vari sussidi: cassa malati, ma anche assistenza, nel caso in cui il suo salario non gli consenta di raggiungere il minimo vitale. Cosa che accade evidentemente se un lavoratore si trasferisce in Ticino con moglie e figli a carico e un contratto di lavoro da 3'000 o 3'500 franchi.

C’è poi il diritto all’assistenza sanitaria: il titolare di un permesso B è obbligato ad associarsi a una cassa malati, ma da quel momento ha diritto alle relative prestazioni mediche…
 

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