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05.03.2015 - 13:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Educazione sessuale, Merlini: “Iniziativa infelice, è proprio così che si mette a rischio il benessere dei ragazzi”

Bocciata dal Nazionale la raccolta firme per la “Protezione dalla sessualizzazione” nella scuola primaria. Fra i contrari anche il deputato PLR: “Tutti devono aver accesso a queste informazioni, perché ogni minore, purtroppo, è esposto a rischio di abusi"

BERNA – Nella sua seduta di ieri, il Consiglio nazionale si è espresso anche sull’iniziativa popolare “Protezione dalla sessualizzazione nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare”, bocciandola con 134 contrari e 36 favorevoli. La maggioranza della Camera bassa ha infatti ritenuto che le proposte del testo, con il divieto di impartire lezioni di educazione sessuale, fossero troppo restrittive. Dello stesso parere anche il consigliere nazionale PLR Giovanni Merlini, che durante il dibattito ha spiegato le ragione della sua avversione a una iniziativa “particolarmente infelice”. Ecco, a seguire, il suo intervento.

di Giovanni Merlini*

Questa iniziativa popolare è particolarmente infelice, a cominciare dal titolo scelto dai suoi promotori, i quali paventano a torto una - non meglio definita - “sessualizzazione” degli allievi nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare.

Bersaglio dell’iniziativa è l’educazione sessuale scolastica obbligatoria a partire dalla scuola dell’infanzia. La proposta di modifica della Costituzione è nata sull’onda emotiva di alcuni servizi fuorvianti dei media che ventilavano la possibile introduzione dell’educazione sessuale obbligatoria e dei cosiddetti sex box con materiale divulgativo a scopo didattico nelle scuole dell’infanzia e in quelle elementari del Cantone di Basilea Città. In realtà, questa non è affatto l’intenzione delle autorità scolastiche competenti e tantomeno delle stesse scuole in questione.

I primi responsabili dell’educazione dei bambini e degli adolescenti alla sessualità sono i loro genitori e solo in seconda battuta la scuola. Fa parte del mandato formativo generale della scuola garantire anche le pari opportunità. Pertanto le lezioni di educazione sessuale - adatte al livello scolastico - impartite verso la fine della scuola elementare vanno a completare l’educazione ricevuta in famiglia.

Da anni in Svizzera vengono impartite lezioni di educazione sessuale a partire dalle scuole elementari: in tutti i Cantoni questo insegnamento tiene conto del livello di sviluppo dei bambini e degli adolescenti, secondo quanto prevedono i piani di studio cantonali e regionali di riferimento. Il piano di studio romando già in vigore, il piano di studio 21 della Svizzera tedesca e il piano di studio rivisto del Ticino non modificano alcunché a questa prassi consolidata.

Nel Cantone Ticino dagli anni ’70 si pratica un approccio misto: gli insegnanti impartiscono le lezioni di educazione sessuale in collaborazione con specialisti esterni. L’insegnamento ha luogo nell’ambito di progetti interdisciplinari, delle attività formative quotidiane o in risposta a domande da parte degli allievi. I genitori vengono sistematicamente informati riguardo all’impostazione dell’educazione sessuale e non sono previste dispense. Per la prevenzione degli abusi, le scuole possono usufruire di programmi organizzati da attori esterni. In Ticino l’educazione sessuale non è né una materia a sé stante, né un argomento che rientra in una materia più ampia, tranne nella nona classe in cui fa parte delle scienze naturali.

Il testo dell’iniziativa contiene disposizioni specifiche che stabiliscono le condizioni a cui deve sottostare l’organizzazione dell’educazione sessuale nella scuola dell’infanzia e dell’obbligo e limita in modo importante l’autonomia cantonale in materia scolastica. Se fosse accolta, l’iniziativa non permetterebbe più di garantire che tutti i ragazzi all’inizio della pubertà siano messi a conoscenza dei temi più importanti della sessualità. Si metterebbe così a rischio il benessere a cui tutti i minori hanno diritto: è infatti essenziale poter fornire loro un’informazione e un’educazione sessuale adeguate all’età e allo sviluppo per garantire l’integrità personale e la protezione dagli abusi sessuali, dal contagio dell’HIV e da altre infezioni sessualmente trasmissibili, nonché da gravidanze indesiderate.

Affinché tutti i ragazzi vi abbiano accesso, questa azione d’informazione e sensibilizzazione deve necessariamente aver luogo nell’ambito dell’istruzione scolastica di base. Non dimentichiamoci che ogni minore è purtroppo esposto al rischio di subire una violenza sessuale: è dunque indispensabile che tutti i bambini e gli adolescenti in Svizzera possano beneficiare di misure di prevenzione indipendentemente dalla situazione familiare, proprio perché anche all’interno della famiglia si possono sviluppare i fattori di rischio che possono generare abusi sessuali, come ha ben dimostrato lo studio Optima Svizzera del 2012, secondo cui la maggior parte degli abusi sessuali su bambini sono compiuti all’interno della ristretta cerchia familiare, ossia dal padre, dal fratello, dalla madre, dallo zio o da un amico di uno dei genitori. Sarebbe quindi irresponsabile rinunciare ad insegnare precocemente ai minori come proteggersi dagli abusi sessuali e come parlarne.

La struttura federale del sistema educativo svizzero è un suo punto di forza e va salvaguardato. Va quindi evitato l’inserimento nella sezione della nostra Costituzione dedicata ai diritti fondamentali di disposizioni così specifiche come quelle dell’iniziativa riguardanti i piani di studio e persino le modalità concrete dell’organizzazione scolastica, interferendo inopportunamente nella sovranità cantonale.

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