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Cronaca
25.04.2015 - 08:420
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Fra i controllori degli impianti di combustione anche un italiano. “Tutto in regola, e in Ticino siamo più tutelati. Ecco come funziona”

Ha suscitato qualche perplessità la presenza del titolare di una azienda di Parma fra gli esperti consigliati dal Cantone. Il capoufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili: “Abilitato da anni, ma non ha mai lavorato in Ticino”

BELLINZONA – Nella trentina di nomi che figurano nella lista degli specialisti abilitati dalla Sezione per la protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo (SPAAS) del Dipartimento del Territorio al controllo degli impianti di combustione, figura anche il nome di Giorgetto Giuffredi, titolare di un’azienda di Parma, dove risiede. Un solo nome certo, ma che ha suscitato qualche perplessità. Ci si chiede, insomma, come mai fra la lista dei ‘consigliati’ dal Cantone figuri anche qualcuno di esterno al Ticino. Domanda che abbiamo girato agli stessi uffici della SPAAS.

A rispondere è Mirco Moser, a capo dell’Ufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili, che precisa subito che “l’autorizzazione è personale, non della ditta. Per averla bisogna rispondere ai requisiti che abbiamo posto: ottenere l’attestato necessario e partecipare ai corsi di aggiornamento che teniamo regolarmente. E il signor Giuffredi ha sempre preso parte a questi appuntamenti, non ci sono quindi state ragioni per escluderlo. Ma fino ad ora non ha mai eseguito misurazioni in Ticino”.

Nonostante, come spiega ancora Moser, Giuffredi figuri nella lista dei controllori abilitati da un ventennio circa. “Per interesse personale, ha partecipato negli anni ’90 ai corsi centralizzati tenuti ad Olten, con cui si ottiene l’attestato svizzero di controllo della combustione. Dopodiché ha sempre preso parte ai corsi di aggiornamento. Di fatto sono quindi più di 20 anni che potrebbe operare come controllore della combustione sul territorio ticinese, ma non l’ha mai fatto”.

Per i non addetti ai lavori, è quindi necessaria una piccola precisazione su come avvenga il controllo di questi impianti in Ticino. Le liste degli specialisti consigliati sono due, e in entrambe figura Giuffredi: una, la più corposa che consta di una trentina di nomi, è quella dei controllori di impianti con una potenza al di sotto del megawatt; l’altra, di soli tre nomi, è quella per bruciatori di potenza superiore.

Per quelli più piccoli, anche se il Cantone sovraintende all’attività, sono i comuni a gestire i controlli e sono liberi di dar mandato a uno dei nomi che figura nella prima lista. Difficilmente, ci si augura, verrà quindi selezionato il nome di qualcuno esterno al territorio. Per poter essere abilitati a questa misurazione, bisogna seguire l’iter descritto prima da Moser.

Diversa è invece la questione per i grandi impianti a gas o a gasolio. Per queste misurazioni esiste anche una piccola equipe del Cantone, composta però da due soli specialisti. Perciò, “come deciso dal piano di risanamento dell’aria, da un anno a questa parte abbiamo cominciato a delegare parte del lavoro di controllo legato a impianti con potenza superiore al megawatt”. Si tratta, per esempio, dei grossi impianti che generano vapore nelle lavanderie o di quelli di produzione del calore nelle industrie.

In Svizzera interna, spiega Moser, questo tipo di misurazioni vengono già da tempo lasciate effettuare in delega esterna, ed è quindi abituale che (ovviamente rispettate condizioni come il permesso di lavoro e le competenze tecniche) siano anche ditte in arrivo dalla Francia o dalla Germania a effettuare i controlli. “La legge dice semplicemente che è il Cantone che misura o fa misurare gli impianti, ed è quindi libero di decidere se delegare o meno il lavoro”.

In Ticino si è invece deciso di muoversi diversamente: “Nel momento in cui abbiamo iniziato a delegare, abbiamo anche guardato alla particolarità del territorio. Pensiamo semplicemente alla lingua: difficile che, per esempio, la lavanderia di Biasca possa chiamare la ditta di Coira, Zurigo o Monaco. Perciò, per essere vicini a chi ha impianti di questo tipo, si è deciso di creare noi le competenze che mancavano sul territorio”.

Per poter ottenere l’abilitazione al controllo degli impianti di combustione di potenza superiore al megawatt si è creato quindi un nuovo attestato di capacità. Condizione di partenza è avere quello per i piccoli impianti, “un po’ come per entrare al liceo, ci vuole la licenza di scuola media”. Poi, su base volontaria, ci si può iscrivere ai corsi (pratici e teorici, con relativi esami) che fanno ottenere il secondo diploma. Ma per farlo bisogna anche disporre di una strumentazione molto più specifica il cui costo supera i 200 milioni di franchi. “Un investimento impensabile per il singolo. Gli interessati, e ce n’è un’altra decina che ha manifestato l’intenzione di ottenere il diploma, si sono quindi organizzati a gruppi. Il primo che ha rispettato tutti i requisiti è quello dei tre nomi indicati nella lista dei controllori autorizzati, tra cui figura anche il signor Giuffredi”.

“Ma l’autorizzazione resta personale – tiene a precisare Moser –. L’unità di misura non può esser presa da chicchessia, deve essere per forza uno dei tre nomi finora abilitati a eseguire i controlli. Per ora il signor Giuffredi non ha mai operato in Ticino, ma non posso garantire che non lo farà in futuro. Lui è comunque abilitato e, non so come si sono organizzati a livello societario, dispone di una attrezzatura che in parte ha pagato”.

Il Ticino però, va sottolineato, risulta in certo senso più tutelato rispetto al resto della Svizzera. Oltralpe, ad esempio, come spiegava Moser, “la delega è ormai l’unica condizione per operare”. Nel nostro Cantone la strada della delega è stata sì intrapresa, ma solo per i grossi impianti (e parzialmente, visto che, anche se piccola, il Cantone dispone comunque di una propria equipe) e creando un diploma aggiuntivo. “Parliamo di circa 200 impianti che potrebbero andare in delega a queste tre persone, sul migliaio che oggi in Svizzera sono già misurati da specialisti che non sono per forza elvetici”, specifica Moser.

Le ditte, anche in Ticino, restano libere di rivolgersi, a patto che sia provata l’esperienza, ad altri specialisti. Nella lettera che le avvisa di dover effettuare i controlli, vengono però anche indicati i nominativi degli esperti consigliati dal Cantone. “Non abbiamo messo paletti al libero commercio. Ma se qualcuno dall’estero vuole far parte degli esperti consigliati e certificati dal Cantone, deve partecipare ai nostri corsi”.

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