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Analisi
04.05.2015 - 18:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

No Expo, Mattia Sangermano, parole e parodie di un povero idiota. Ma chi l'ha messo in onda non è meno idiota di lui

L'ANALISI - "È diventato un eroe di quelli che spopolano sui social in questi anni, dove esprimere la propria idiozia è ghiotto boccone per tutti quelli che ci marciano sopra"

Mattia Sangermano è diventato, suo malgrado, una celebrità. Un eroe di quelli che spopolano sui social in questi anni, dove esprimere pubblicamente la propria idiozia è un valore aggiunto e un ghiotto boccone per tutti quelli che ci marciano sopra: i gestori dei social per primi, che si fanno le palle d’oro a spese loro – più sei scemo più ti cliccano, quindi esprimi liberamente tutta la tua scemenza! -, ma anche i giornalisti non meno idioti degli idioti che intervistano.

Mattia, 21 anni, è un idiota, va bene. Lo si evince da ogni sua parola. E l’intervista che ha rilasciato a uno scriteriato con la erre moscia e in mano un microfono “logato” TgCom, dopo che i black bloc avevano devastato Milano per protestare contro l’Expo, è diventata un pezzo cult dell’imbecillità contemporanea.

Tia è un ragazzo “normalmente problematico”, ma suo padre Vincenzo non è probabilmente meno problematico di lui: invece di dire che “non è un violento ma un pirla”, dovrebbe chiedersi che cosa ha fatto di male per crescere un figlio così.

Che Mattia non fosse un black bloc o un violento, ma piuttosto un mitomane, lo capiva anche la Madonnina del Duomo, altrimenti non si sarebbe mostrato a viso aperto di fronte alle telecamere. Ma il giornalista ha capito di avere in mano un pezzo forte, un osso pieno di polpa da portare in redazione per poter dire “ragazzi vi ho portato un video che spopola!”, così lo ha incitato a continuare nel suo delirio di fronte alla telecamera.

A un certo punto ha detto a Mattia: “Niente parolacce, per favore, (noblesse oblige), ma continua… la tua testimonianza è importantissima…”. Ma dove importantissima??? Se questo ti ha appena detto che lui era lì solo a guardare, che non ha spaccato né incendiato nulla e che non sa nulla dei black bloc! Non lo avevi capito, giornalista con la erre moscia, che quello era solo un povero idiota? Sì che lo avevi capito, ma hai fatto finta che fosse uno scoop. Così, questo povero idiota è diventato lo zimbello di tutta l’Italia, protagonista di parodie che, ancora una volta, spopolano sui social. Speriamo che non si bulli, per questo.
Ma a ‘sto punto, senza falsi moralismi, ridiamone insieme. Partecipiamo tutti a questa grande presa per i fondelli collettiva innescata da un’intervista che aveva anche la pretesa della serietà, della testimonianza giornalistica. E con ciò non vogliamo assolutamente sostenere di non aver mai sbagliato nel nostro fare giornalismo. Gli scoop piacciono a tutti. Ma a volte bisogna posare la penna o il microfono e fermarsi a riflettere.

Il giorno dopo, intervistato da Repubblica, Mattia si è scusato. Ha detto testualmente: “Ho espresso un concetto in maniera sbagliata, in quel momento sembrava che stesse succedendo qualcosa ma io non ho partecipato a nulla. Un cittadino normale in quel momento protestava, io non sapevo di macchine incendiate e cose del genere. Mi son fatto prendere da questa cosa anche se non ho fatto niente. Chiedo scusa perché ho usato un linguaggio sbagliato per quello che provavo in quel momento. Mio padre s’è incazzato di brutto, così come tutta la mia famiglia”.

E vabbè, perché, pensava forse che gli dicessero “bravo Tia, ti abbiamo visto stasera in tivù, sei stato un grande”?
Che tristezza…

Marco Bazzi

 

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