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21.05.2015 - 17:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Dalla CORSI parte l'appellone in favore del canone generalizzato. Tra i firmatari il PG Noseda, Carla Del Ponte, i ministri, a parte Gobbi e Zali...

In vista del 14 giugno si muove "l'esercito": "Non è una nuova tassa ma una riforma necessaria ed equa. Ne va del futuro e della qualità della RSI"

COMANO – “La revisione della Legge sulla radiotelevisione, posta in votazione popolare il prossimo 14 giugno 2015, è necessaria e risponde all’interesse della Svizzera italiana. Questa riforma consolida infatti, rendendolo più equo, un sistema di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo che consente l’esistenza di una radio televisione nazionale in lingua italiana e contribuisce al finanziamento delle emittenti private locali”.

È un vero e proprio appellone, quello diramato oggi dalla CORSI, la cooperativa che gestisce la RSI, in vista del voto di metà giugno. Un appellone firmato da personalità del mondo politico, economico e giudiziario. Spiccano le assenze dei ministri leghisti, Claudio Zali e Norman Gobbi, mentre il resto del Consiglio di Stato si schiera in favore del “canone generalizzato”.
Come spiccano, tra le firme, quelle dell’ex procuratrice federale (e del Tribunale penale dell’Aja) Carla Del Ponte, del procuratore generale John Noseda, dell’alpinista Romolo Nottaris… E come spiccano anche le firme di tutti coloro che vi sareste aspettati di trovare ma che non hanno firmato l’appello. Per esempio, Michele Foletti, unico membro del Comitato CORSI a non figurare sull'appello.

Il testo dell’appello

“Se le cittadine e i cittadini elvetici accoglieranno il prossimo 14 giugno la revisione della Legge sulla radiotelevisione (LRT), il canone sarà inviato a tutti fuochi – si legge nel testo dell’appello -. È la logica conseguenza del diffondersi praticamente in tutte le abitazioni di collegamenti e apparecchi (smartphone, tablet, PC) che consentono di ascoltare la radio e di guardare la televisione senza possibilità di controllo da parte delle competenti istanze. Grazie alla generalizzazione del canone (con importanti eccezioni, come ad esempio le persone con rendita complementare AVS/AI), chi lo paga attualmente (l’85% dei fuochi) beneficerà di una riduzione significativa. La Billag non svolgerà più alcun ruolo e si eviteranno gli utenti abusivi, che fruiscono della radiotelevisione a spese altrui”.

“È una riforma necessaria ed equa, perché fa pagare il canone a tutti coloro che possono beneficiare del servizio pubblico radiotelevisivo. Non è, come sostengono gli avversari, una nuova tassa, dal momento che il canone già esiste: è il giusto prezzo per avere, da una parte, una radiotelevisione svizzera indipendente, capace di produrre programmi in quattro lingue e di mettere sullo stesso piano la Svizzera italiana con quella tedesca e quella francese e, dall’altra, per aiutare le radiotelevisioni private a svolgere anche una funzione d’interesse pubblico”. 
“Gli avversari di questa riforma, che di fatto contribuiscono a mantenere in vita un sistema iniquo di percezione del canone, mirano in modo evidente a indebolire la Società Svizzera di Radiotelevisione (SSR) e le sue emittenti regionali (fra cui la RSI). È una strategia controproducente e dannosa per la Svizzera intera e per la Svizzera italiana in particolare”.

“Rischiamo di non più avere un servizio radiotelevisivo completo in italiano oggi garantito dalla chiave di riparto che ci favorisce e di perdere, oltre a un significativo apporto culturale, anche le relative ricadute finanziarie e occupazionali (oltre 1000 posti di lavoro a tempo pieno). Perché voler creare un grave squilibrio in un sistema massmediatico sinora indicato come modello di federalismo e di equità? Rendere fragili e precarie le basi di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo non avrà ripercussioni dirette solo sul futuro della RSI e sulla sua importante capacità occupazionale, ma porrà a rischio il ruolo del servizio pubblico come vettore di informazione, promotore di espressioni culturali e testimone fondamentale dell’italiano in Svizzera”.

Tra i firmatari, ci sono gli ex direttori della RSI Remigio Ratti, Dino Balestra e Marco Blaser; gli economisti Mauro Baranzini, Christian Marazzi e Giovanni Barone Adesi; i ministri Paolo Beltraminelli, Manuele Bertoli e Christian Vitta; gli ex ministri Gabriele Gendotti, Laura Sadis, Pietro Martinelli, Dick Marty, Claudio Generali (che dopo la Banca del Gottardo ha presieduto per anni la CORSI), Luigi Pedrazzini (attuale presidente della CORSI); il vicepresidente, Giorgio Giudici, il consigliere agli Stati Filippo Lombardi, il direttore del Credit Suisse Alberto Petruzzella…

E poi ancora, Anna Biscossa, Mario Branda, Fulvio Caccia, Marina Carobbio, Carlo Croci, Jean-François Dominé, Monica Duca Widmer, Jacques Ducry, Diego Erba, Enzo Lucibello, Saverio Lurati, Germano Mattei, Enrico Morresi, Giorgio Noseda, Luca Pissoglio, Mario Postizzi, Aldo Rampazzi, Paolo Sanvido e Giancarlo Seitz…
Insomma, in favore del canone generalizzato si è mosso un vero e proprio esercito…

red

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