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Secondo Me
25.05.2015 - 19:090
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Imposta sulle successioni, Amanda Rückert: “No all’iniziativa che vuole tassare le eredità milionarie, no allo smantellamento della Svizzera”

SECONDO ME – “Un’eventuale sì sarebbe deleterio: l’economia del nostro Paese in questo periodo non ha bisogno di dannosi balzelli”

di Amanda Rückert*

Puntualmente, a scadenza regolare, arriva un nuovo episodio della saga delle iniziative di stampo comunista, dal nome accattivante ma fondamentalmente autolesioniste, promosse da una parte dalla sinistra e che mirano a scardinare il nostro sistema. Per restare solo al più recente passato ricordiamo l’iniziativa per imposte eque, votata nel 2010, l’iniziativa “1:12 per salari equi”, votata nel 2013, e l’iniziativa volta ad abolire l’imposizione forfettaria, votata lo scorso anno: tutte fortunatamente respinte da popolo e cantoni.

Il prossimo 14 giugno sarà il turno dell’iniziativa popolare che chiede di riformare l’imposta sulle successioni, nel senso di tassare le eredità milionarie per finanziare l’AVS. Concretamente, l’iniziativa vuole introdurre un’imposta federale, con aliquota unica del 20%, sulle successioni superiori ai 2 milioni di franchi e sulle donazioni superiori ai 20'000 franchi. Un terzo del gettito dell’imposta sulle successioni e donazioni sarebbe poi devoluto ai Cantoni, mentre due terzi servirebbero per finanziare l’AVS.

Fantastico, a detta degli iniziativisti! Prendiamo i soldi dove ci sono, li ridistribuiamo a tutti, contribuiamo ad accrescere  le risorse che la Confederazione gira ai Cantoni e, soprattutto, risolviamo i noti gravi problemi di finanziamento dell’AVS.

Ma la realtà è ben altra ed è certo che un’eventuale approvazione dell’iniziativa sarebbe deleteria per l’intera economia del nostro Paese, che in questo periodo ha bisogno di trovare soluzioni in grado di contribuire al rilancio economico e all’aumento dell’attrattiva fiscale, non certamente di dannosi balzelli, penalizzanti per tutti i cittadini.

Innanzitutto non saranno certo i proventi della tassa federale sulle successioni e sulle donazioni che potranno risollevare la situazione finanziaria dell’AVS. Questa va risanata e riorganizzata con altri strumenti: sul lungo periodo il sistema va ripensato in modo strutturale, sul medio periodo le autorità federali hanno varato il progetto “Previdenza 2020”, sul quale le Camere si chineranno prossimamente. Il contributo al consolidamento finanziario dell’AVS apportato dalla nuova imposta (che i fautori dell’iniziativa stimano in tre miliardi), è però perfettamente inutile, se si considera che senza una riforma di sostanza, dal 2035 l’AVS registrerà ogni anno perdite di oltre 8 miliardi di franchi.

D’altra parte però, le conseguenze finanziarie provocate dall’iniziativa rischiano di essere devastanti per una fetta di popolazione ben più ampia rispetto a quella che intenderebbero colpire gli iniziativisti. Non ci sono infatti solo i milionari (spesso stranieri) che hanno scelto la Svizzera come luogo di residenza e che potrebbero decidere di cambiare domicilio qualora il peso fiscale si aggravasse ulteriormente. Ci sono in Svizzera anche molte famiglie che in generazioni di lavoro e di risparmio hanno accumulato una discreta sostanza: una casa di proprietà, magari un rustico in montagna, qualche terreno redditizio o fuori zona edificabile, qualche appartamento a reddito, un’azienda di famiglia: il valore complessivo di 2 milioni di sostanza non è poi una cifra così spropositata da raggiungere. E sulla sostanza, sui dividendi e sugli utili queste persone hanno già pagato le imposte per una vita intera!

Penso anche alle molte piccole e medie imprese a gestione famigliare, che in Svizzera rappresentano ancora una struttura solida e capillare: l’introduzione dell’iniziativa sulle successioni rappresenterebbe per queste realtà un salasso tale da comprometterne l’esistenza. Non sono infatti rari i casi in cui l’intero patrimonio del titolare di una PMI consiste nel valore dell’impresa stessa - da lui creata o ereditata dalla famiglia -, in cui ha investito tempo, soldi ed energie. In caso di successione gli eredi dovrebbero devolvere il 20% del valore dell’impresa al fisco! Facile immaginare che per molti questo rappresenterebbe un salasso insostenibile, che li costringerebbe a indebitarsi per far fronte all’onere fiscale per l’imposta di successione o, nella peggiore delle ipotesi, a dover cedere l’azienda, mettendo quindi anche a rischio dei posti di lavoro. Analogo discorso vale per le proprietà fondiarie o per le proprietà di altro tipo: gli eredi sarebbero costretti a vendere i “gioielli di famiglia” per saldare il debito col fisco o, altra ipotesi, ad accendere debiti ipotecari per far fronte agli obblighi fiscali.

Ma è anche il concetto dell’iniziativa in sé ad essere completamente sbagliato e lesivo di due fondamentali pilastri del nostro modello elvetico: il federalismo e la concorrenza fiscale tra Cantoni. Infatti, oggi compete esclusivamente ai Cantoni la scelta se adottare o meno un’imposta sulle successioni e sulle donazioni. In questo senso, la maggior parte dei Cantoni conoscono l’esenzione fiscale per i discendenti diretti nell’ambito delle successioni. L’iniziativa mira quindi a togliere una competenza esclusiva dei Cantoni.

Diciamo quindi no a questa delirante iniziativa, che sbandierando baluardi e obiettivi irraggiungibili, rischia concretamente di avere risvolti molto pericolosi per l’intera economia del nostro Paese.

*Deputata Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio

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