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Salute e Sanità
13.07.2015 - 06:520
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Giudici: "Il Cardiocentro deve restare indipendente: chiederemo una proroga di quindici anni all'EOC"

Secondo un accordo sottoscritto nel '95 fra cinque anni l'istituto dovrebbe passare nelle mani dell'Ente Ospedaliero, ma il Presidente della Fondazione che gestisce il centro d'eccellenza ha altri piani di sviluppo: ecco quali

LUGANO – Tra cinque anni si deciderà il futuro del Cardiocentro. La convenzione stipulata nel ‘95 fa con l’Ente Ospedaliero cantonale prevede infatti che l’istituto passi nelle mani dell’EOC alla scadenza di vent’anni. Ma il presidente della Fondazione Cardiocentro, Giorgio Giudici, è determinato, come tutti coloro che con lui fanno siedono nell’organismo di controllo: “Questo istituto deve rimanere indipendente – dice -. Chiederemo quindi una proroga di quindici anni della convenzione, in modo che il passaggio all’Ente non avvenga prima del 2035. Credo che il Cardiocentro debba rimanere indipendente e non essere integrato in un’altra entità. Non nei prossimi anni, comunque. Per essere indipendente deve però poter mantenere le caratteristiche attuali di gestione, conduzione, rapidità decisionale e libertà di investimento”. Deve insomma continuare a proporsi, come ha fatto finora, aggiunge Giudici, come centro di sviluppo e di ricerca e come servizio fondamentale di cardiologia e cardiochirurgia al servizio del Ticino. “Il che non esclude che via sia un rapporto più diretto con l’EOC, ma occorre preservare la dinamica che abbiamo adottato finora. Siamo pronti a sopra elevare di due piani l’edificio, il che comporta un investimento di 15 milioni, che intendiamo ammortizzare in 15 anni. Ma prima vogliamo chiarezza e garanzie sul futuro dell’istituto”. Un istituto di punta come il Cardiocentro, aggiunge, deve avere medici e tecnologia costantemente al top. “Deve continuare a sviluppare un’attività interventistica all’avanguardia e con tecnologie sempre meno invasive. Deve continuare ad essere un centro formativo per nuovi cardiologi, come è stato fino ad oggi e poter diversificare la propria attività di ricerca anche in altri settori, penso in particola alle cellule staminali. Abbiamo creato una rete di collegamenti a livello internazionale, siamo in rete con il mondo, come dimostrano anche i convegni di altissimo livello che vengono organizzati a Lugano”. Giorgio Giudici entrò a far parte della Fondazione Cardiocentro nel ‘97 e due anni dopo – in seguito alla morte del principale finanziatore, Edward Zwick , e il decesso improvviso di Sandro Bernasconi che ne aveva ripreso la presidenza - ne assunse la presidenza. “Il Cardiocentro – dice - è nato grazie alla donazione di Zwick, ma si è sviluppato principalmente grazie a un uomo straordinario come il dottor Tiziano Moccetti, che ha avuto le visioni e la volontà di portarlo avanti in mezzo alle mille polemiche e difficoltà dei primi anni. La vera forza del Cardiocentro sta in lui”. Il 1 luglio del ’99, ricorda il presidente, “abbiamo aperto il Cardio con l’obiettivo di aiutare i pazienti ticinesi cardiopatici. Sono stati anni durissimi fino al 2003. Pensi che a un certo punto io e Mocetti abbiamo ricevuto una lettera dell’AVS che ci considerava solidali nella copertura di un milione di franchi di arretrati di oneri sociali. Mancavano le convenzioni con le casse malati, il denaro usciva più di quanto entrasse… Ma abbiamo stretto i denti, è stata una lotta durissima, e alla fine abbiamo sistemato tutto, e il clima oggi è di un ottimo rapporto in particolare con l'EOC" Molti in quegli anni non credevano nel futuro di un centro specialistico di cardiologia e cardiochirurgia a Lugano. C’era scetticismo, e il Cardiocentro aveva anche parecchi nemici tra medici e politici. “A quel tempo abbiamo dovuto accettare tutto pur di partire con l’attività, anche una convenzione che fissava una scadenza di soli venticinque anni… Non avevamo molti argomenti per trattare accordi diversi. C’erano solo i 30 milioni di Zwick, che abbiamo gestito in modo oculato, spendendone finora solo una ventina , investito nella realizzazione dell'edificio e conservando quindi un patrimonio rilevante che ci garantisce autonomia”. Siccome il tempo è galantuomo, conclude Giorgio Giudici, “alla fine il Ticino e i ticinesi hanno capito l’importanza di questa struttura. Adesso che funziona alla grande e continua a crescere, però, non bisogna fare l’assalto alla diligenza, ma dare invece continuità a un sistema che ha dimostrato di funzionare. Questo è il mio auspicio. Dobbiamo costruire in Ticino e per il Ticino una medicina che sia la somma delle qualità e non delle conflittualità. Mi auguro che non si entri nella spirale degli inutili confronti e che si trovi una soluzione nell’interesse comune. Dopo quindici anni di lavoro indefesso non possiamo perderci nelle beghe di paese”. Marco Bazzi
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