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Analisi
20.07.2015 - 17:060
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Lugano e la guerra ai mozziconi, la polemica oscura il tema di fondo: è inopportuno che la Città si faccia sponsorizzare i posaceneri usa e getta dalla British Tobacco!

L'ANALISI - Lugano non ha nemmeno i soldi per acquistare direttamente i "pocket box"? E basta ragazzi che regalano sigarette per strada!

A Lugano gli spunti polemici non mancano mai, nemmeno nei giorni più torridi dell’estate. Uno dei temi che fa discutere da alcune settimane è la guerra dichiarata dalla Città al “littering dei mozziconi”. Littering è una brutta parola entrata nel linguaggio comune per definire l’altrettanto brutta usanza – malcostume – di abbandonare rifiuti nei luoghi pubblici. E tra i rifiuti rientrano anche i mozziconi.

Il Municipio ha fatto sapere che costa meno raccoglierli che installare dei posacenere nelle vie centro. Poi ha precisato anche il costo dei posacenere (sui mille franchi l’uno). Alla fine ha deciso di lanciare una campagna tipo “pubblicità progresso” dal titolo “Non sono il tuo posacenere”.

Ma in tutta questa faccenda c’è un dettaglio assolutamente inopportuno, che forse è sfuggito ma che dovrebbe essere il vero elemento di riflessione: il fatto che, per ovviare al “littering dei mozziconi”, a Lugano verranno distribuiti durante l’estate 16mila “pocketbox”, posaceneri usa e getta messi gentilmente a disposizione dalla British American Tobacco.

Ma stiamo scherzando? Per risparmiare i soldi dei posaceneri la Città di Lugano accetta di veicolare l’immagine di una delle principali multinazionali delle sigarette? Non va assolutamente bene, considerando anche la politica restrittiva che la Svizzera adotta da anni sulla pubblicità delle sigarette.

Nel comunicato stampa diramato nei giorni scorsi dai promotori, tra cui figurano anche l’Azienda cantonale dei rifiuti e l’Associazione non fumatori, i  pocketbox vengono definiti “graziose e utili scatole di alluminio riciclato offerte dalla British American Tobacco Switzerland, che saranno distribuite con l’invito a usarle come posacenere tascabile quando si fuma all’aria aperta, e non solo”.
Fantastico! Ci mancava solo che sui manifesti esposti a Lugano ci fosse il logo della British American Tobacco!

Premesso che chi scrive è un fumatore e una persona molto liberale, e che l’intenzione di dichiarare guerra alla cattiva abitudine di gettare per strada i mozziconi è assolutamente condivisibile, un ente pubblico non può permettersi di fare da megafono a chi produce e vende sigarette.

E poi, dai, non scherziamo… Lugano è così povera che non può permettersi di spendere qualche migliaio di franchi per acquistare direttamente i pocketbox senza doverseli far finanziare da una multinazionale del fumo? O a qualcuno è sfuggito che la guerra ai mozziconi sarà per l’azienda di tabacchi una ghiotta promozione di marketing?

L’idea di scrivere queste riflessioni mi è venuta durante una vacanza in Canada, dove la politica di prevenzione contro il tabagismo è molto avanzata. Se vuoi comprare un pacchetto di sigarette, per esempio, a parte che lo paghi quasi il doppio che in Svizzera, devi dire al negoziante quale marca vuoi, perché in nessuno “store” le troverai esposte; inoltre nelle terrazze dei locali pubblici è proibito fumare: se vuoi farlo devi stare ad almeno cinque metri dai tavoli. Eppure nelle città i posaceneri ci sono e di mozziconi per strada se ne vedono pochissimi.

Forse noi svizzeri dovremmo iniziare a chiederci se è normale che l’accesso al fumo sia così capillare e diffuso: tra chioschi e distributori nei locali pubblici, ogni cento metri ti trovi davanti tutta la gamma delle sigarette di questo mondo… Ma questo è un altro discorso… Il punto di fondo è che l’iniziativa di Lugano sponsorizzata dalla British American Tobacco è inopportuna. Come è inopportuno che durante le varie manifestazioni estive (non solo a Lugano) ci siano bancarelle che vendono sigarette di certe marche o che alla sera girino per il centro ragazzi che distribuiscono pacchetti gratis… Senza essere talebani, queste iniziative vanno vietate.

Marco Bazzi

 

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