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03.09.2015 - 14:380
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La visita di Christian Levrat e quelle uscite da sborone che danneggiano i socialisti ticinesi

L'ANALISI - Il presidente del PS ha affermato che "solo i socialisti propongono misure concrete per la difficile situazione del Ticino" e che le prossime elezioni rischiano di far regredire il Paese sul piano morale, sociale e poltico. E la Peppa...

di Andrea Leoni

Ieri pomeriggio Christian Levrat è sceso in Ticino a fare campagna ma l'impressione è che non abbia fatto un buon servizio alla sezione ticinese del partito di cui è al timone a livello nazionale: i socialisti. Leggendo le cronache dei quotidiani e il resoconto diffuso dal PS tramite nota stampa, vi è addirittura da chiedersi se non fosse stato meglio per le possibilità e le speranze elettorali dei socialisti ticinesi se non fosse rimasto Oltralpe. 

I grattacapi per la nostra sinistra sono infatti già abbastanza. La battuta d'arresto, non senza sfortuna, subita alle cantonali è stata tramutata per dimensioni in una Caporetto capace di aprire un'aspra resa dei conti interna. Ma i numeri, e alcuni risultati dei partiti concorrenti, non giustificavano affatto questa autoflagellazione e la ricerca di teste da porre sul vassoio della sconfitta. Certo, il trend negativo non è stato invertito, sono stati commessi degli errori tattici e strategici (a cominciare dalla liste, anche quella del Nazionale), ma insomma perdere male è un altra cosa. Tutta la campagna per le cantonali è stata impostata in difesa, a vivacchiare o per meglio dire a cercar di sopravvivere a un momento storico ritenuto sfavorevole. E il risultato finale ha rispecchiato questa attitudine rinunciataria. 

I nervi di molti tuttavia sono saltati, spesso a sproposito. E così il PS si è ritrovato tra capo e collo senza una guida autentica (e in questo frangente si avverte l'assenza di una persona di valore come Lurati o di un leader forte alla Lombardi, per dire di un partito che ha cambiato pres. dopo una sconfitta molto più significativa ma ha tamponato meglio l'emergenza). Le ipotesi di congiunzione sono andate come sono andate: inutile tornarci sopra, quel che è fatto è fatto. 

Ecco, in questo contesto, con un PS ancora convalescente e alla ricerca di se stesso, ci mancava solo che Levrat, con la sua camicia bianca alla Renzi, venisse in Ticino a fare lo sborone. Quando si è perso, di tanto o di poco, saggezza vorrebbe che si riprendesse il filo del discorso con la massima umiltà. E siamo certi che questo sia pensiero ampiamente condiviso fra tanti dirigenti, militanti ed elettori socialisti. 

Citiamo dal comunicato del PS: "Levrat ha detto chiaramente che solo il Partito Socialista propone misure concrete, efficaci e mirate per la difficile situazione economica e sociale del nostro Cantone. Fra gli altri partiti, nessuno". Insomma, solo noi vi offriamo "la terra promessa" e gli altri, quelli con cui per altro governiamo, non ne azzeccano una neanche per sbaglio: devono essere proprio scemi quelli "degli altri partiti" per non parlare di quelli che fin qui li hanno sostenuti nell'urna.

Un po' troppo sopra le righe questo sussulto di arroganza, monsieur le président. Da queste parti poi, se lo faccia spiegare per la prossima volta che scende, l'enunciazione di presunte superiorità morali e politiche stanno proprio sulle balle a chi ci vive. E i ticinesi appena possono, castigano! E tra questi anche moltissimi socialisti che hanno provato sulla loro pelle il risultato che provocano sull'elettorato certe "lezioncine".   

Ancora dal comunicato sull'intervento del presidente del PS Svizzero al comitato cantonale ticinese: "Levrat ha sottolineato come le prossime elezioni federali rappresentino un grave rischio per il Paese: il rischio di un regresso morale, sociale, politico. Un regresso che negherebbe le tradizioni migliori del nostro Paese e metterebbe a rischio molte conquiste importanti sul piano umanitario, ambientale, sociale". E la Peppa…cioè se non vince il PS avremmo per la prima volta in Svizzera il fascismo o il nazismo al potere? Suvvia, oltre il PS, come oltre tutti gli altri, non c'è il deserto morale e neppure la carestia. Non mettiamola giù più dura del dovuto: fra quattr'anni si voterà ancora e ci saranno nuovi vincitori e nuovi sconfitti. E al di là di chi vinca e chi perda le fondamenta e i valori cardini del Paese non andranno a ramengo. 

Mettiamola così: a Levrat su un paio di questioni è scappata la frizione. Succede spesso in campagna elettorale. Non si può credere che il capo del secondo partito in Svizzera faccia davvero di questi pensieri: non sarebbe al suo posto. La forza del sistema svizzero è sempre stato nella somma delle idee e nella condivisione delle scelte: non nella loro sottrazione. Il tutto sotto l'egida della democrazia diretta che è uno straordinario anti-virus perché tutti, a turno, perdono.

Ed è per questo che non mettiamo qui in discussione le opinione espresse ieri da Levrat in materia di Libera circolazione, Bilaterali, UE, sanità e socialità, immigrazione, eccetera, eccetera, eccetera. Perché quelle, appunto, sono opinioni che sono il sale del confronto democratico. Al contrario delle stupidaggini che, prima che altrove, fanno danni in casa propria. 

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