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Cronaca
12.09.2015 - 10:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Lugano in festa per il LAC. Le forbici, i discorsi ufficiali, e la foto simbolica di Giorgio Giudici, l'ideatore, che cammina ai margini del tappeto rosso

L'ex sindaco pareva assorto, proiettato da un luminoso passato da Re a un presente politico che non è più suo, e che forse per lui ha il colore del cielo bigio di questo sabato 12 settembre...

LUGANO - A volte uno scatto può, anche casualmente, diventare simbolico. La foto ritrae le autorità (alcuni municipali e il direttore del Dipartimento cultura, Manuele Bertoli) che questa mattina hanno partecipato all’inaugurazione del LAC.

Camminano sul “red carpet”, diretti verso l’entrata del Polo culturale. Sulla sinistra, con un’espressione un po’ distaccata, che comunica un fondo di amarezza nel cuore, c’è l’ex sindaco, Giorgio Giudici.

L’elemento simbolico sta nel fatto che, nella foto, Giudici cammina ai margini della passerella rossa, con un piede fuori dal tappeto. Sarà solo un caso, ma sulla casualità Carl Gustav Joung ha costruito buona parte delle sue teorie sull’anima e sull’esistenza.

I pensieri di un grande imperatore che ripercorre la sua vita: “Affiorano qua e là i graniti dell'inevitabile; dappertutto, le frane del caso”. Da Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar.

Questa mattina sulla piazza del LAC c’era (quasi) tutta la Lugano che conta. E c’erano tutte le solite e scontate comparse che fanno pubblico nelle più svariate occasioni “mondane”, dalle sagre agli eventi culturali e politici. Una folla di soliti noti. Sempre le stesse facce.

Giorgio Giudici era presente, ma pareva assente, anzi più che assente assorto. Forse rievocava e rincorreva altri pensieri, proiettato all’improvviso da un luminoso passato da Re a un presente politico che non è più suo, e che forse per lui ha il colore del cielo bigio di questo sabato 12 settembre.
L’ex sindaco ricordava, senza voler fare un’analisi apocrifa dei suoi sentimenti, il protagonista di un memorabile film di Tarkovskij: Nostalghia. 

Ora il LAC è finalmente realtà, dopo anni di polemiche e di inciampi. E quel sacco di robaccia va gettato alle spalle.

Ci sono stati i discorsi ufficiali, questa mattina. Il sindaco Marco Borradori ha detto: “Come città non dobbiamo avere paura di pensare in grande, dobbiamo avere il coraggio di dispiegare le ali senza bruciarle”.
Un riferimento a Icaro, che volò con ali di cera troppo vicino al sole. Icaro che è anche uno spettacolo di Daniele Finzi Pasca, che questa sera inaugurerà il teatro con “La Verità”.

Manuele Bertoli ha detto: "È un investimento che guarda lontano, grazie al quale il Ticino potrà presentarsi con orgoglio al mondo della cultura".

La vicesindaco di Lugano Giovanna Masoni ha detto: "Ce l'abbiamo fatta! Oggi il LAC è un bebé ma lo abbiamo costruito per i prossimi cento anni. Per crescere ha bisogno di tutti".

Giudici non ha preso la parola. Non gliel’hanno data, anche se è stato invitato, insieme ai municipali, a tagliare il nastro inaugurale. Per l’occasione c’erano tante belle forbici lucide e nuove di zecca…

Ma una cosa è certa e non va dimenticata: senza la forza, la determinazione e l’indiscussa lungimiranza dell’ex sindaco (quale che sia il giudizio sulla sua figura politica) il LAC oggi non ci sarebbe. 

In una recente intervista a liberatv, Giudici ha ricordato così la nascita dell’idea del LAC: “Siccome sventrando il Kursaal per far posto al Casinò avevamo dovuto rinunciare al teatro, e visto che le mostre d’arte organizzate dalla Città attiravano decine di migliaia di visitatori - c’erano le code fuori da Villa Malpensata, si ricorda? – e che la sala concertistica del Palazzo dei congressi era inadeguata alla qualità delle orchestre che arrivavano a Lugano… ebbi l’idea di mettere sotto lo stesso tetto attività espositive, teatrali e musicali”.
 
Citato Adriano, chiudiamo coi Vangeli e un altro imperatore: “A Cesare quel che è di Cesare”.

Marco Bazzi

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