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Secondo Me
13.01.2016 - 08:220
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il teologo sul raddoppio del Gottardo. Scende in campo don Sandro Vitalini: "Vogliamo immaginare la Leventina solo come una fabbrica di funghi?"

SECONDO ME - "Il San Gottardo dovrebbe poter essere attraversato come si fa con il Seelisberg: non ci si accorge quasi di essere in galleria!"

LUGANO - Questa mattina sul Giornale del Popolo è stata pubblicata un’opinione di un sacerdote sul raddoppio del tunnel del San Gottardo. La riproponiamo integralmente non solo perché è sicuramente una voce fuori dal solito coro di politici-imprenditori-ecologisti, ma anche perché è firmata da una delle principali figure religiose del Ticino: don Sandro Vitalini, teologo e pro-vicario della Diocesi.

di don Sandro Vitalini *

La chiusura del San Gottardo dovrebbe essere il deciso impegno degli “ecologisti puri”: escludono il secondo tubo perché arrecherebbe maggior inquinamento, ma dovrebbero anche escludere con altrettanto vigore l’unico tubo attuale, che costringe chi lo attraversa a respirare veleni.
La galleria definitivamente chiusa potrebbe servire alla coltivazione dei funghi, così che la Svizzera diverrebbe la prima esportatrice di miceti al mondo. Il Ticino resterebbe collegato stabilmente al resto della Svizzera solo per mezzo della ferrovia. Si è affermato che l’attuale tunnel oggi non sarebbe più nemmeno costruibile, perché in contrasto con la legislazione vigente.
Bisogna ricordare che il progetto dell’ing. Lombardi era lungimirante e prevedeva già i due tubi, ma, per ragioni di economia, se ne scavò uno solo. Questa posizione ecologista estrema eviterebbe anche le quasi quotidiane code di vetture ai portali, avvelenando non solo chi vi passa, ma anche i polmoni dei Leventinesi e degli Urani.
 
Questa, certo, non è la posizione né del Governo federale, né del nostro cantonale, né di quella che sembra la maggioranza degli Svizzeri. A questa appartengo anch’io, che per anni ho attraversato il tunnel per e da Friborgo. Di solito viaggiavo con alcuni studenti di teologia (tra i quali il nostro attuale Vescovo) e sempre, sotto il tunnel, si recitava il Rosario; per devozione, certo, ma anche con una comprensibile apprensione.
 
Le vetture che viaggiavano in senso opposto, e soprattutto i mastodontici TIR, ci incutevano paura. Ricordando nel Rosario gli eroici minatori che avevano perso la vita scavando la galleria di 17 chilometri, ci chiedevamo se in uno scontro possibile non li avremmo presto raggiunti nell’Aldilà.
Il traffico nei due sensi determina l’effetto stantuffo, così che l’aria viziata, nonostante la ventilazione, viene contemporaneamente spinta avanti  e indietro; il transito risulta fonte di veleno per i nostri polmoni. Una volta fummo bloccati in galleria: la radio invitava a procedere regolarmente e la raccomandazione suonava una beffa per gli automobilisti costretti all’immobilità per un tempo che non passava mai.
Sono del parere che tutti coloro che devono attraversare spesso il tunnel si augurano che venga presto completato. L’autostrada che dal nord scende fino all’Italia del sud conosce solo qui il suo incomprensibile restringimento, che dovrebbe finalmente essere eliminato. È certo auspicabile che i mezzi pesanti siano incanalati sulla strada ferrata.
 
Lo si sta già facendo con la progressiva diminuzione delle tasse di trasporto su rotaia. Il San Gottardo dovrebbe poter essere attraversato come si fa con il Seelisberg: non ci si accorge quasi di essere in galleria! Per la dogana tra Svizzera e Italia non dovrebbe essere difficile allargare le corsie di transito, così che il traffico resti scorrevole. La soluzione dei due tubi, già prevista nel progetto di base, non solo non aumenterà, ma diminuirà l’inquinamento dentro e fuori dal tunnel.
 
Mi auguro che i cittadini svizzeri, chiamati a votare sul completamento dell’opera, possano dare al Governo federale l’appoggio che è loro richiesto sia per ragioni di sicurezza, sia per ragioni di ecologia: si eviterà l’avvelenamento di chi vi transita, di chi abita nei dintorni dei portali e si darà finalmente un taglio netto al nodo gordiano che strozza l’Europa. La normalizzazione del traffico su questo snodo capitale assicurerà anche per l’avvenire un flusso turistico importante per la Leventina, che arrischia con AlpTransit di essere tagliata fuori dalle arterie di traffico importanti. Come la nostra persona è tenuta in vita dal sangue che scorre nelle arterie, così la vita di una regione è condizionata dalla sua situazione riguardante le vie di comunicazione. O vogliamo immaginare la Leventina solo come una fabbrica di funghi? 
 
* teologo e pro vicario della Diocesi di Lugano

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