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Cronaca
09.02.2016 - 22:510
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Vicecomandante sospeso, le bombe dell'avvocato Guggiari contro Agno: "Misura infamante. La si revochi!". Parla di "ammutinamento" in Polizia e tira in ballo anche Gobbi

L'ex municipale: "Il mio cliente vittima di mobbing e di crociata politica. Ha criticato, ma sempre obbedito". E rivela che un agente ha rischiato il pestaggio col comandante

di Marco Bazzi

AGNO – La raccomandata con la quale gli si intimava la sospensione è datata 19 gennaio. Così, senza troppe spiegazioni, il vicecomandante della Polizia regionale Malcantone Est – polizia che serve i comuni di Agno, Bioggio e Manno - è stato messo “fuori servizio”.
All’origine della drastica decisione, adottata dal Municipio di Agno su raccomandazione della Commissione intercomunale che gestisce la Polizia, dopo una verifica commissionata a una società di consulenza, ci sono i dissidi tra il vicecomandante e il suo superiore.
Comprensibilmente, l’agente, che ha 63 anni e il grado di sergente maggiore, si è rivolto a un avvocato, e ha scelto Rossano Guggiari, ex municipale di Agno, ed ex responsabile del Dicastero polizia.
Guggiari si dice “deluso, sconcertato ed esterrefatto”. Si aspettava che prima o poi la notizia uscisse. Liberatv l’ha pubblicata martedì (leggi qui), e il legale si è fatto vivo fornendo alcune puntualizzazioni su quella che abbiamo definito una “gabola”.
Ma qui non siamo di fronte a una gabola. Siamo di fronte a un bubbone che rischia di avere effetti esplosivi.

La lettera inviata il 28 gennaio scorso dall’avvocato al Municipio di Agno, comune sede dalla Polizia regionale, è una vera e propria bomba. Un j’accuse pesantissimo, che parla di processo sommario, di decisione “politica”, di provvedimento sproporzionato e infamante, di violazione dei diritti costituzionali che ogni cittadino ha quando deve difendersi. Un j’accuse che rivela un profondo disagio all’interno della Polizia regionale, che parla di “ammutinamento” degli agenti nei confronti del comandante. Guggiari cita anche un caso in cui un poliziotto sarebbe stato sul punto di venire alle mani con il comandante, che per ora è “congelato”, ma non è stato sospeso. E nella sua lettera, tira in ballo anche il ministro Norman Gobbi e gli chiede spiegazioni su una frase riportata dal capodicastero polizia, il leghista Giancarlo Seitz.

Guggiari parla di “parecchi punti oscuri (o oscurati)". E scrive: “Innanzitutto osservo che la documentazione messami a disposizione non è completa”. Mancano troppi elementi, secondo il legale. Anche quelli relativi al mandato conferito dal Municipio alla società di consulenza per far luce sulla situazione creatasi nel corpo di Polizia, in particolare sulle incompatibilità personali tra il vicecomandante e il suo superiore.

L'avvocato chiede quindi “un incontro preliminare tra il mio cliente, accompagnato dal sottoscritto, e il Municipio. Vista la pesantezza del vostro procedimento, l’Esecutivo dovrebbe essere in corpore. È anche una questione di rispetto nei confronti di un agente al nostro servizio da oltre 5 lustri”. Il vicecomandante della Malcantone Est lavora infatti per la Comunale di Agno da ben 26 anni.

Secondo Guggiari, “prima di notificare il pesante provvedimento (caso unico nella storia della Polizia di Agno, poi Agno-Bioggio-Manno e oggi Malcantone Est), era necessario concedere un colloquio, presentare le risultanze della verifica esterna e ascoltare il vicecomandante, permettendogli di difendersi e di far valere (o meglio ribadire) le sue richieste. Dalla documentazione emerge che egli ha domandato almeno tre volte di sentire tutti gli agenti. È però rimasto inascoltato e senza risposta. Questa mancanza, oltre ad essere indelicata, viola il principio costituzionale del diritto di essere sentiti”.

“Il Municipio ha agito in modo anticostituzionale”

Il diritto di essere sentiti è di grado costituzionale, spiega Guggiari. Poi rincara la dose: “L’agire del Municipio di Agno è in assoluto contrasto con tutte queste garanzie costituzionali e meglio: non ha informato preventivamente in modo completo il vicecomandante; non lo ha coinvolto nell’istruttoria, non ha accolto le sue richieste di sentire tutti gli agenti, non ha potuto consultare gli atti, si è tentato di impedirgli di visionare il dossier completo, non sono stati coinvolti tutti i possibili destinatari di un procedimento”. 

“Ha criticato ma ha sempre obbedito”

Il vicecomandante nega gli addebiti mossigli, precisa il suo legale, in quanto “non ha mai boicottato il lavoro o gli ordini. Si è sempre solo limitato, con spirito di collaborazione, a formulare delle critiche costruttive. Era suo compito, quale vice, prestare aiuto al comandante. Ha però sempre obbedito (il grado ha un suo peso) anche quando non condivideva. 
Vedasi ad esempio le mail del 17 maggio e del 14 giugno 2013, con cui difende l’istituzione della Polizia locale ed esorta il comandante a farsi rispettare nei confronti dell’atteggiamento manifestato dalla Polizia Cantonale”.    

“Non lo si accusi di ammutinamento”

Il vicecomandante, prosegue l’avvocato, “non ha mai istigato nessuno contro altri e nemmeno contro il comandante. Egli non è certo l’artefice di un ammutinamento (come sostenuto dal comandante). È troppo ligio al senso del dovere!  Se “rivolta” c’è stata, si osserva che gli agenti (tutti) del Corpo di Polizia Malcantone Est hanno agito di testa loro, in piena libertà, consapevolezza e spontaneamente. Non sono bambini o interdetti che possono essere manovrati. Il vicecomandante ha invece cercato in diversi modi di tenere unito il gruppo di agenti per farli lavorare senza stress e con il piacere di prestare servizio al cittadino in serenità e consapevolezza del loro ruolo”.    

“È vero: ha criticato il comandante, ma non al bar”

E ancora: “È comunque vero che, sempre per spirito di collaborazione e di miglioramento del servizio a favore anche dei cittadini, il vicecomandante ha criticato il comandante alla presenza dei colleghi, ma solo durante le riunioni del Corpo di Polizia (non al bar!). Era comunque convinto che quanto veniva detto in sede fosse coperto dal segreto d’ufficio (sic) e legato allo spirito di camerateria. Il fatto era dovuto alla mancanza di provvedimenti che il superiore doveva adottare dopo le ripetute segnalazioni esternate allo stesso “a quattrocchi” su molteplici problematiche rilevate all’interno del gruppo. Le critiche sono sempre state portate in modo onesto, veritiero e costruttivo. Le ha fatte perché ci crede. Per questo suo spirito di miglioramento del servizio dovrebbe essere lodato e non messo alla berlina”.    

“Il mio cliente si sente vittima di mobbing”

È comunque chiaro che, a fronte del comportamento del comandante, scrive il legale, il mio cliente “si sente frustrato e vittima - direi - di mobbing. A conferma di ciò vi è anche l’atteggiamento assunto dal comandante che ha più volte esternato la frase seguente “se vi va è così, altrimenti la porta è lì”, accompagnando l’esternazione con il gesto eloquente della mano che indicava l’uscita. A fronte di questo atteggiamento, il mio cliente ha diligentemente informato (purtroppo solo verbalmente) il capo del Personale, invitandolo a intervenire celermente prima che succedesse l’irreparabile. Temeva una lite (che poteva degenerare in vie di fatto) tra agenti e il comandante. Nulla è stato però intrapreso (e - a mente dello scrivente -  non è una novità)”.

“Perché non sono state accettate le dimissioni del comandante?”

Mi risulta inoltre, scrive ancora Guggiari, “che il comandante abbia comunicato alle autorità preposte la sua intenzione di rimettere il mandato. Questa notizia, trapelata dalle solite maglie larghe, meritava di essere trasmessa al Corpo e segnatamente al vicecomandante. Probabilmente anche il rapporto di inchiesta riporterà delle pecche o delle carenze nelle attitudini dirigenziali da parte del comandante (lo vedremo quando avremo tutti gli atti). Quasi certamente il problema è proprio lì.  Invece di intervenire alla radice, facendo della corretta autocritica (capo del personale compreso), oggi si punta il dito contro chi può apparire scomodo”.    

“Il comandante? Un buon soldato di potere”

Negli ultimi tempi “il mio cliente ha raccolto molteplici lamentele da parte dei colleghi sul comportamento del comandante. Gli agenti si sono lamentati tutti per il fatto che il comandante non li sa ascoltare e mette sempre in primo piano la riconoscenza verso l’autorità politica. In più - da sei mesi a questa parte - gli interessi della Regio III (la regione che raggruppa le varie polizie del Luganese, ndr) sono assolutamente prioritari rispetto alle necessità del proprio personale. Oserei dire che il comandante è un buon soldato del potere. E lo si vede anche dal fatto che oggi l’unico ad essere stato preso di mira è il mio cliente”.

“Si è rischiato un pestaggio tra un agente e il comandante”

Ma le bombe continuano: “Da informazioni assunte, nella fattispecie, siamo di fronte a un problema generale. Se l’istruttoria (come pensiamo) dimostrerà il (presunto) “ammutinamento” (il termine è tra virgolette perché è un po’ forte) del Corpo, ne consegue per logica che aver indagato e sospeso solo il vicecomandante è palesemente discriminatorio e rappresenta una violazione del principio costituzionale della parità di trattamento. Il problema della “rivolta” dell’intero Corpo di Polizia meritava, anzi necessitava, di essere approfondito. Bisognava chiarire se, l’accettazione delle dimissioni del comandante poteva essere la soluzione a un problema non ancora del tutto chiaro. Sembrerebbe che un agente abbia avuto con il comandante una discussione tanto accesa da essere vicina al passaggio a vie di fatto. Eppure di ciò non emerge nulla! Chiedo quindi che tutti gli agenti in servizio vengano sentiti in contradditorio”.

“Gobbi chiarisca quella frase di Seitz”

Poi Guggiari tira in ballo Gobbi e Seitz: “In occasione della consegna della lettera del 19 gennaio 2016, il capodicastero Giancarlo Seitz ha sostenuto che il Capo Dipartimento, Norman Gobbi, gli ha tirato le orecchie e che per colpa del viceomandante abbiano fatto una figuraccia. Chiedo quindi una presa di posizione da parte dell’onorevole Gobbi, in quanto non è giusto caricare di una colpa il mio cliente quando, per motivi che vanno chiariti, sembrerebbe che la causa sia altrove”.    

Sull’inchiesta

E sull’inchiesta che ha portato alla sospensione, Guggiari scrive: “L’unico atto istruttorio di un certo peso (audizione da parte società esterna di consulenza) è avvenuto senza un adeguato preavviso, senza che il mio cliente potesse documentarsi (evitando imprecisioni) e senza che fosse al corrente di essere l’unico inquisito. Il mio cliente avrebbe certamente evitato di riportare ingenuamente e in buona fede fatti che riteneva essere strettamente confidenziali. Lo scopo dell’istruttoria che chiedo è quindi di chiarire una volta per tutte la verità e attribuire le responsabilità e le colpe a chi le merita.   Inoltre, non si capisce per quale motivo, nonostante le chiare mail con cui il vicecomandante segnalava il disagio generale e chiedeva l’audizione di tutti, l’istruttoria non ha condotto (per ora) all’audizione degli agenti”. 

Ecco i passaggi finali della lettera di Guggiari e i punti che solleva.

Sulla sospensione

“La misura della sospensione, che risulta particolarmente infamante per un poliziotto che da decenni dedica la sua vita a questo lavoro, è assolutamente sproporzionata e inadeguata. E ancora più insostenibile e degradante è la minaccia di licenziamento, proprio in un periodo in cui ad altri agenti condannati penalmente e licenziati viene data una nuova opportunità da Comuni ticinesi (Ascona, Caslano, Giubiasco). Oltretutto la decisione non è stata preceduta da avvertimenti e/o ammonimenti. La motivazione è semplice: non vi erano le condizioni per farlo”. 

“Un poliziotto caparbio ma fedele”

“Sono personalmente molto stupito della vostra dura posizione, in quanto conosco molto bene il mio cliente e gli riconosco delle doti quali la fedeltà, la lealtà e il senso del dovere. È tanto ligio a questi princípi da risultare a volte persino “noioso”. Ma mai disonesto o sleale. Tant’è che, oltre agli avanzamenti di grado nel corso della lunga e apprezzata carriera, proprio nel 2015 la stessa Commissione che oggi lo accusa, gli aveva concesso ancora un passaggio di classe con 11 scatti.  So che il mio cliente ha un temperamento caparbio, ma non certamente intransigente. Ciò che fa è sempre a fin di bene e nell’intento di migliorare. Sarebbe molto più comodo, a pochi anni dalla pensione, fregarsene e lasciare che le cose vadano come vadano, anche male”.    

La solidarietà degli agenti

“A conferma della correttezza e dello spirito di fedeltà alla funzione del mio cliente vi sono i numerosi messaggi di sostegno e solidarietà che gli agenti gli hanno inviato a dimostrazione che il comandante ha perso la fiducia dei propri agenti. 
Dette testimonianze (se richieste) verranno trasmesse a voi e all’autorità di ricorso con le dovute forme di prudenza e discrezione”.    

“Vittima di una crociata, di un atto politico”

“Mi scuserete la franchezza che contraddistingue il sottoscritto legale, ma la crociata contro il mio cliente mi sembra più un atto politico che un oggettivo e serio intervento a tutela di un Corpo di Polizia.    Vorrei aggiungere che la sospensione rappresenta una misura severa che viene comminata quando ci sono della violazioni incompatibili con il servizio. Il mio cliente non ha rubato, truffato o commesso qualunque delitto incompatibile con la sua funzione. Anzi ha dimostrato grande e costruttivo senso del dovere; cosa che non gli impedirebbe di continuare a svolgere la sua attività in un Corpo di Polizia che già non ha gli effettivi necessari per mantenere quei compiti che il cittadino si attende”.    

“La sospensione è sproporzionata e infamante. Va revocata”

“È quindi pacifico che, in attesa dell’istruttoria per fatti che già di primo acchito non possono apparire certamente gravi (anzi risultano lodevoli per l’impegno e per i rischi che il mio cliente si è assunto) la sospensione risulta sproporzionata e infamante. Tale misura va immediatamente (o al più presto possibile revocata), anche per evitare danni maggiori a tutti”.    

“Un’inchiesta contro un solo uomo”

“Il mio cliente è stato informato in modo generico. Cito dalla lettera del 30 novembre 2015:  “la Commissione di Polizia ha segnalato una situazione di presunto disagio nella conduzione del corpo di Polizia, tale da condizionarne l’operatività.…  le comunichiamo che il Municipio … ha deciso di avviare un’inchiesta interna al corpo di Polizia per fare chiarezza e poter intraprendere i provvedimenti che l’attuale situazione impone”. Questa notizia appariva agli occhi del vicecomandante (e del sottoscritto) come la naturale verifica che un’Autorità deve effettuare in presenza dei disagi e delle problematiche di cui il mio cliente si lamentava.    Invece, era un’inchiesta solo contro di lui (che ha scoperto solo a posteriori)!”.

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