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27.04.2016 - 10:490
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Consiglieri di Stato: pagheranno la pensione ma il netto in busta paga resterà lo stesso. A noi invece piacerebbe che chi fa il ministro...

L'ANALISI - Mentre si aumentano le tasse e si taglia anche sui disoccupati, questa decisione del Governo è apparsa – si può dire senza passare per aizzatori delle folle e feroci populisti? - decisamente fuori luogo

di Andrea Leoni

Verseranno un contributo per la loro pensione (il 9% del salario) ma il netto in busta paga resterà lo stesso. I Consiglieri di Stato hanno deciso di risolvere in questo modo, ma servirà l'approvazione del Gran Consiglio, il superamento imposto dal Parlamento dello scandaloso vitalizio, interamente a carico della collettività (5 milioni e 3 nell'anno di grazia 2015), che fino ad oggi regge il sostentamento degli ex ministri una volta abbandonata la carica. Sulla paga dei Consiglieri di Stato insomma non si taglia neanche un po'. Passare, e basta, da circa 17'500 franchi al mese a 15'200 è sembrato un passo troppo lungo ai membri dell'Esecutivo, che per far digerire la pillola hanno detto che anche per i magistrati negli anni '80 si è fatto così. Ah, i meravigliosi anni '80…

Nel giorno in cui si aumentano le tasse e si taglia anche sulle indennità straordinarie di chi ha terminato il diritto alla disoccupazione, questa decisione del Governo è apparsa – si può dire senza passare per aizzatori delle folle e feroci populisti? - decisamente fuori luogo. Quasi uno schiaffo verso il resto della cittadinanza a cui si chiedono sacrifici di vario tipo per sanare le finanze pubbliche. 

Non è una questione di risparmio ma di relazione e di condivisione con il popolo. È evidente che un taglio dello stipendio dei Consiglieri di Stato non avrebbe risolto nulla in termini finanziari, anche se nel pacchettone fanno capolino "tagli" per 20'000 franchi o giù di lì, perciò se tanto mi dà tanto…

In ogni caso, al di là degli aspetti tecnici pure importanti, questa decisione del Consiglio di Stato può essere da spunto per una riflessione più ampia. Quando si parla dello stipendio dei ministri, negli ambienti della politica, salta sempre fuori questo discorso molto fastidioso, secondo il quale non si può sforbiciare lì perché altrimenti si renderebbe poco attrattiva la "professione". Le menti migliori del Paese mai deciderebbero di lasciare i loro molto meglio remunerati posti di lavoro per andare a prendere quei quattro soldi, per di più ogni quattro anni sottoposti al giudizio del popolo. Troppo rischioso. E poi ci sono decisioni gravose da prendere, che comportano imponenti assunzioni di responsabilità non dissimili da quelle di dirigenti di grandi aziende che guadagnano 10, 100, 1'000 volte tanto, e in più se sbagliano e li cacciano hanno il paracadute dorato. 

E dopo che fai? Se il popolo non ti rielegge oppure se a 55 anni hai finito e devi lasciare il posto a qualcun altro? Che ne sarà di te se lo Stato non ti garantisce di poter vivere senza lavorare fino alla fine dei tuoi giorni sostanzialmente alle stesse cifre che percepivi quando eri in carica?

Sarà che noi abbiamo una visione forse un po' troppo idealistica, ma questa interpretazione che taluni fanno del ruolo del ministro ci sembra un po' da sfigati, per non usare un altro termine che comincia con "p". Siccome fare il Consigliere di Stato non lo ordina il dottore, a noi piace pensare che chi aspira a tale funzione lo faccia con spirito di servizio per la collettività, senza dar troppo peso alla paga o alle ore di lavoro, che sono tante. Ci piacerebbe che un eletto facesse le sue legislature e poi, assolto il suo compito, tornasse da dove è venuto: a fare il suo mestiere.

Che poi a guardar bene non è neanche male la retribuzione di un ministro, considerato il carattere di servizio della sua missione. Attualmente, al lordo, sono circa 250'000 franchi all'anno, cioè 1 milione a legislatura. Secondo i dati forniti dal messaggio governativo un Consigliere di Stato rimane normalmente in carica per almeno due legislature (8 anni) con una regola abbastanza consolidata di 3 legislature (12 anni). Vuol dire con un guadagno complessivo al lordo che va dai 2 ai 3 milioni. Se proprio uno non scialacqua alla grande riesce a metter via qualcosa per il futuro, senza rischiare l'indigenza, in attesa di rimettersi al lavoro. E se fossero 200'000 franchi all'anno sarebbe un scandalo?

Il Consiglio di Stato segnala che l’età media al momento dell’elezione si colloca a 46 anni, mentre l’età media al momento della cessazione dell’attività di Governo è di 54 anni. Lontano dai 65 anni della pensione. Per questo il Governo ha deciso che il Consigliere di Stato che cessa la sua attività prima dei 50 anni avrà inizialmente diritto alla rendita senza supplemento sostitutivo AVS/AI. Successivamente, la sua rendita sarà adeguata includendo il supplemento sostitutivo AVS/AI, in ragione del 50% al compimento dei 50 anni e in ragione del 100% al compimento dei 55 anni d’età. Ma varrà solo per gli eletti dal 2019: ai ministri in carica al 31 dicembre 2016 è garantito senza alcuna riduzione il diritto al supplemento sostitutivo AVS/AI integrale (80% della rendita AVS/AI individuale massima).  

Vale la pena di non sottovalutare un altro fatto: dopo che uno ha fatto il ministro, a meno che non abbia rubato, può esibire un curriculum e una rete di relazioni tali da essere appetibile per qualunque azienda. Ci sarebbe la fila per assumerli su due piedi e per offrirgli una poltrona, come in effetti già accade, nel proprio Consiglio d'Amministrazione.

Abbiamo inoltre il fondato sospetto che se per assurdo qualcuno domani dovesse scender dalle stelle e dimezzare gli stipendi dei ministri, nessuno lascerebbe la carica per una professione più gratificante dal profilo economico. 

Tutto questo per dire che è umano che chi è chiamato a intervenire su stesso abbia delle resistenze, ma non è giusto accampare scuse risibili, stile anni '80, per celare la propria ipocrisia.  

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