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02.06.2016 - 10:160
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Caso BSI, Cattaneo in tackle: "Fatto molto grave: serve esame di coscienza. E sulle responsabilità dei vertici della banca non sono d'accordo con chi si arrampica sugli specchi"

Il presidente del PLR: "È tempo e ora che chi opera sulla piazza finanziaria metta la responsabilità delle proprie decisioni, l’etica e il rispetto delle regole davanti alla cupidigia"

di Rocco Cattaneo*

Premessa: parlo da politico, da presidente di partito, e non da tecnico bancario o da legale, quale non sono.

Dico che il caso BSI è molto grave e che obbliga tutti noi (cittadini, politici, imprenditori e soprattutto operatori finanziari) a una seria riflessione e a un profondo esame di coscienza. È molto grave perché rischia di compromettere la reputazione, la solidità e il futuro non solo di una banca (che da tempo sta cercando di uscire dall’incertezza), e dei suoi collaboratori, ma di tutta la piazza finanziaria.

Anzi, rischia di avere effetti negativi sulla reputazione dell’intero sistema finanziario svizzero, che da anni è sotto stretta osservazione da parte della comunità internazionale. Se è vero che la FINMA ha usato il pugno di ferro nei confronti della BSI, è anche vero che aveva fondati elementi per farlo. Non è dunque il caso, di fronte a quanto è venuto alla luce, di prodursi in difese d’ufficio o di fare del vittimismo alla ticinese: altri istituti di credito hanno fatto di peggio, oppure la FINMA ce l’ha con noi e con la BSI in particolare.

Può anche esserci un fondo di verità in questo, si può sostenere che il comunicato della FINMA fosse sopra le righe, ma il caso è oggettivamente grave e la sindrome di Calimero, questa volta, non ci sta. Anche se da oggi in poi dobbiamo pretendere che la FINMA usi lo stesso pugno di ferro nei confronti di tutte le banche (anche quelle grandi) colpevoli di aver violato le regole del gioco.

Come ha ben detto in un’intervista l’avvocato Emanuele Verda, quanto è accaduto è l’ennesimo schiaffo alla reputazione della nostra piazza finanziaria E aggiungo, con ulteriori ripercussioni negative sull’occupazione. Non passa mese senza che venga a galla uno scandalo, più o meno rilevante, tra truffe e malversazioni varie. Ma il caso del fondo sovrano malese che ha coinvolto la BSI ha proporzioni enormi, tant’è vero che il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un’inchiesta sulla banca per riciclaggio.

Le eventuali responsabilità individuali si chiariranno col tempo, ma fin d’ora sembra evidente (anche alla luce dei ripetuti richiami della FINMA) che questo caso coinvolge i vertici della banca, se non a livello di consapevolezza quantomeno a livello di mancanza di controllo o di negligenza.

E non sono d’accordo con chi vorrebbe cercare di giustificare ad ogni costo l’accaduto arrampicandosi sugli specchi. Ci si chiede come sia stato possibile, da parte di una banca seria e reputata, una così grossolana mancanza di controlli su operazioni finanziarie tanto rilevanti e condotte su un mercato potenzialmente a rischio come quello malese. Senza dire dei bonus milionari, quelli versati al consulente della filiale BSI di Singapore, ma anche degli emolumenti, non noti ma sicuramente ingenti, intascati in questa operazione dai dirigenti della banca…

È tempo e ora che chi opera sulla piazza finanziaria, a livello bancario, fiduciario ma anche legale, metta la responsabilità delle proprie decisioni, l’etica e il rispetto delle regole davanti alla cupidigia. I tempi sono cambiati e nessuno può più pretendere di giocare delle partite senza arbitri.

*presidente PLR

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