ULTIME NOTIZIE Opinioni
Analisi
06.10.2016 - 09:570

I dieci errori che hanno prodotto il "PataLac". Dalla mancanza di lucidità della Lega alla mancata iniziativa del sindaco Borradori. E l'esultanza del PLR per una vittoria di Pirro è stata un po' sfigatella

L'ANALISI - Nella grottesca vicenda andata in scena in due serate di Consiglio Comunale a Lugano, costata una figuraccia colossale alla prima città del Cantone, la classica politica luganese è scivolata sul terreno peggiore, quello che già di per sé fa irritare la cittadinanza: la spartizione delle poltrone. Ecco un riassunto di ciò che non ha funzionato

di Andrea Leoni


Probabilmente verrà ricordato come un caso di scuola. Un vademecum di tutti gli errori che non si devono fare quando si vuol procedere a delle nomine partitiche in un ente pubblico, per non incappare in un patatrac. Anzi, in un PataLac.

 

Nella grottesca vicenda andata in scena in due serate di Consiglio Comunale a Lugano, costata una figuraccia colossale alla prima città del Cantone, la classica politica luganese è scivolata sul terreno peggiore, quello che già di per sé fa irritare la cittadinanza: la spartizione delle poltrone. Proprio perché consapevoli di questa evidenza, solitamente i partiti s'accordano prima evitando sceneggiate che accendano i riflettori e richiamino l'attenzione della gente. In questo caso, invece, si è andati avanti per settimane, tra Municipio, forze politiche e, dulcis in fundo, il Consiglio Comunale. Si è trasformato l'elezione di un Consiglio Direttivo di un centro culturale, in un assalto con il coltello tra i denti alle due seggiole messe in palio, manco si trattasse di una questione di sopravvivenza per la Città e i suoi cittadini. Primo errore.

 

Una certa maggioranza, capeggiata dalla Lega, aveva la chiara intenzione di far fuori una persona: Giovanna Masoni. Con le mosse sulla scacchiera ha esplicitato questo proposito, politicamente legittimo, ma a parole, almeno sul piano istituzionale, il piano è stato camuffato teatralmente con un trucco che non ha retto il calore dei riflettori dell'ipocrisia e delle polemiche. E si è sciolto. Il che, oltre ad aver smascherato i visi, ha dato scintilla a un'umana empatia verso la vittima designata anche laddove non l'avrebbe trovata. Forse sarebbe stato meglio parlar chiaro e dichiarare apertamente le proprie intenzioni.  

 

Terzo errore. Se si intende comunque procedere a "far fuori" una persona, bisogna esser certi di avere i numeri. E dalle dinamiche di votazione (a cominciare dal terzo posto di Roberto Grassi) è chiaro che la conta preventiva è stata fatta male. I conti non sono tornati e, per paradosso, con un coupe de theatre, Patrizia Pesenti che per due volte aveva trovato una maggioranza, è stata alla fine esclusa.  

 

Quarto. Se ci si rende conto di non avere i numeri è saggio rinunciare alla personalizzazione e alla conseguente battaglia. Inutile ingaggiare una "guerra" - per il Consiglio Direttivo del Lac, poi... - se non si hanno uomini e munizioni sufficienti per vincerla. 

 

Invece, nel caso, ha prevalso un'emotività testarda e peggio ancora il desiderio quasi muscolare di schiacciare il partito avversario. Due pessimi istinti, nocivi per qualsivoglia esercizio politico, che hanno spento ogni bagliore di lucidità. Saper mollare la presa, accontentarsi e in certi casi persino cedere lasciando passare gli avversari augurandogli buona fortuna, è molto spesso la via migliore per passare all'incasso. Subito o successivamente.

 

Sei.  Una notte dovrebbe servire a portar consiglio. C'era il tempo per rimediare e non è stato sfruttato. E il leader politico di qualsiasi Città, il sindaco, avrebbe dovuto annusare l'ipotesi di malaparata, prendere un'iniziativa politica, pubblica e di ritrovia, e mettere al sicuro la faccia delle istituzioni comunali. Almeno all'apparenza. Saggiamente, leggiamo oggi sul Corriere del Ticino, Marco Borradori ci ha messo la sua, di faccia, abbozzando la parte di mea culpa che gli compete. 

 

Conoscere a menadito i regolamenti e i relativi appigli, ovvero sia il campo di battaglia, è prerogativa imprescindibile dei generali.

 

Otto. Quella del PLR, al momento, è una vittoria di Pirro. Ha ucciso Sansone con tutti i filistei. Hanno "segato" Patrizia Pesenti ma i liberali non sono comunque riusciti ad eleggere la loro candidata: il dato resta. Per carità, le condizioni erano assai proibitive e forse eleggere nessuno era l'unica cosa che a quel punto si poteva ottenere ma, anche in questo caso, non è detto che guardando al futuro, la scelta migliore non fosse quella di accomodarsi sulla riva del fiume ed aspettare... 

 

Nove. Di conseguenza l'esultanza in Consiglio Comunale per questo risultato è stata un pochino, sia detto con il sorriso, sfigatella per un partito con la storia e le dimensioni del PLR.  

 

Dieci: le mosse troppo spregiudicate sono embrioni di boomerang. E di sola tattica si muore quasi sempre. 

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Tags
consiglio
comunale
plr
città
patalac
pirro
lucidità
esultanza
borradori
sindaco
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved